Roberto Satolli, Corriere della Sera 31/01/2010, 31 gennaio 2010
FUMO AL BANDO E ADDIO ALL’INFARTO
Nei mesi successivi all’entrata in vigore della legge Sirchia che ha bandito il fumo da tutti i locali pubblici, nel gennaio 2005, i cardiologi che lavorano nelle unità di terapia intensiva hanno cominciato ad avere l’impressione che in Pronto soccorso arrivassero un po’ meno persone colpite da infarto. E’ molto difficile essere certi di una percezione del genere senza raccogliere dati in maniera sistematica da più fonti. Per questo sono entrati in azione gli epidemiologi, che già a metà dell’anno successivo erano in grado di documentare sull’European Heart Journal un calo superiore al 10 per cento di ricoveri per infarto nella regione Piemonte.
Negli anni successivi altri Paesi si sono dotati di leggi simili (per una volta l’Italia è stata all’avanguardia), in Europa e in Nord America e via via altri studi confermavano sia la riduzione del numero di nuovi infarti, sia l’ordine di grandezza dell’effetto.
Alla fine gli studi che in singoli Paesi o regioni dimostrano questo fatto sono diventati abbastanza numerosi da poter essere cumulati tra loro, in quello che gli esperti di letteratura chiamano metanalisi: negli ultimi mesi ne sono state pubblicate ben due, su giornali come Circulation e Journal of American College of Cardiology, che mettono insieme i dati raccolti in molti Paesi diversi, come Stati Uniti, Canada, Italia, Scozia, Irlanda e Francia.
Il risultato è quasi stupefacente: già dopo un anno dall’entrata in vigore della proibizione di fumare in pubblico il numero di infarti cala vistosamente, attorno al 17 per cento, e la diminuzione si accentua negli anni successivi, sino ad arrivare al 36 per cento (un terzo abbondante in meno) dopo tre anni.
Per tradurre le cifre in persone in carne e ossa, questo significa che solo in Italia nell’ultimo lustro possiamo aver avuto dagli 80 mila ai 200 mila infarti in meno rispetto a quelli che ci sarebbero stati senza la legge anti-fumo e il suo rispetto. E’ un esercito di vite salvate, una massa di sofferenze evitate, una montagna di risorse sanitarie risparmiate che nessun medicinale o altro intervento medico curativo avrebbe mai potuto produrre in un arco di tempo così breve.
Diciamo la verità. Persino quelli più convinti che il fumo fa male, anche quello passivo, e che bisogna liberarsene, non si aspettavano un effetto così grandioso e immediato. Anche perché nel frattempo il numero dei fumatori non è molto diminuito, anzi la cattiva notizia è che negli ultimi tempi è tornato ad aumentare: nel 2009 si è balzati a 13 milioni di fumatori dagli 11 del 2008, e i nuovi sono soprattutto giovani, in particolare donne.
Fino a prima delle leggi, le compagnie del tabacco potevano confondere le idee sugli enormi danni dei loro prodotti, ma ora la verità può essere chiara a tutti: bisogna farla conoscere anche alle nuove generazioni, partendo dalle scuole.
Roberto Satolli