Massimo A. Alberizzi, Corriere della Sera 31/01/2010, 31 gennaio 2010
IL GABON? TRE GRADI DI GIUDIZIO E MAGISTRATI AL SERVIZIO DEL DITTATORE
Tre gradi di giudizio e tantissima corruzione. Funziona così il sistema giudiziario in Gabon, Paese dove, secondo la Banca mondiale, la giustizia funziona meglio che in Italia.
Il rapporto «Doing Business» (che riguarda sostanzialmente alcune categorie del diritto commerciale) e la sua classifica (che vede l’Italia al posto numero 156, dopo Angola, Gabon, Guinea, Sao Tome) sono stati ricordati venerdì nella sua relazione dal primo presidente di Cassazione Vincenzo Carbone.
Il sistema giudiziario dell’ex colonia francese è, nell’ordinamento, assai simile al nostro, con tre gradi di giudizio: tribunale, Corte d’appello e Cassazione. Quest’ultima è divisa in branche specializzate: giudiziaria, amministrativa, dei Conti, Costituzionale e sicurezza dello Stato. La maggior differenza tra Gabon e Italia riguarda la rapidità dei processi: per recuperare un credito occorrono 300 giorni nell’ex colonia francese contro i nostri 1.210.
Ma in Africa la corruzione è sempre in agguato e così in Gabon negli anni ”90 è stata creata una corte speciale per giudicare i crimini connessi alla frode e ai reati di malversazione in cui sono coinvolti funzionari dello Stato o uomini politici. Non solo. Dal 2004 nel Paese esiste una nuova autorità anti corruzione, la Commissione per combattere l’arricchimento illecito. incaricata di compilare un rapporto trimestrale e un compendio finale ogni anno. I documenti sono puntuali, ma il loro contenuto fiacco e poco incisivo.
La Costituzione prevede il diritto a un processo pubblico e il diritto alla difesa, ma non il diritto alla presunzione di innocenza, coma da noi, dove l’onere della prova è a carico di chi accusa.
In Gabon, secondo «Doing Business», risolvere i contenziosi civili è quindi più veloce che da noi ma la corruzione dei giudici del Paese africano è proverbiale ed è rilevata da più parti.
Il Gabon è stato guidato per 41 anni dal dittatore Omar Bongo, un vecchio satrapo protetto dai francesi, che ne hanno coperto le malefatte e le malversazioni, morto l’8 giugno dell’anno scorso. Anche i magistrati erano al suo servizio.
Gli è succeduto il figlio Ali Ben Bongo, che così ha salvato la dinastia, garantendo libertà ai giudici, ma solo su fatti di minore importanza che non coinvolgono la famiglia presidenziale e i suoi amici. Una famiglia per altro assai allargata. Si calcola che Omar Bongo abbia avuto una trentina di figli, ovviamente partoriti da donne diverse: tutte presenti a corte con i loro fratelli, genitori, zii, nipoti, pronipoti e, insomma, parenti vari, pronti, in caso di necessità, a corrompere qualche magistrato. Ma nonostante tutto ciò la Banca mondiale giudica il sistema giudiziario del Gabon più efficiente del nostro.
Massimo A. Alberizzi