Christine von Garnier, Le Temps, Svizzera, Internazionale 4/2/2010, 4 febbraio 2010
MERCENARI MODERNI
(riassunto) -
Washington ha bisogno di stranieri perché senza di loro i suoi impegni militari non sono sostenibili. Dall’inizio della guerra al terrorismo lanciata da George W. Bush sono stati reclutati un milione di stranieri in Iraq e 1,5 in Afghanistan. Per la maggior parte sono ugandesi e keniani: parlano inglese, sono mediamente istruiti e spesso sono ex militari in pensione. Ufficialmente non combattono ma lavorano come guardie del corpo, autisti, meccanici, cuochi e responsabili amministrativi.
Dall’invasione dell’Iraq, nel 2003, il dipartimento della difesa statunitense avrebbe pagato cento miliardi di dollari alle società di reclutamento di questi moderni mercenari. Nel giugno del 2009 in Iraq c’erano 11.580 dipendenti armati (molti dei quali provenienti dall’Africa centrale) e 54.768 non armati, su un totale di 193mila persone impegnate ad assicurare la sicurezza. Gli uguandesi che lavorano in Iraq raccontano di essere detestati dalla popolazione locale, ma spiegano che questo lavoro gli consente di migliorare le condizioni di vita delle loro famiglie. Alcuni, dopo qualche anno di lavoro all’estero, tornano a casa e creano le loro società di reclutamento. Altri, che dopo essere ritornati faticano a reinserirsi, finiscono per dedicarsi ad attività illecite. Il presidente uguandese Yoweri Museveni, che aveva sostenuto fin dall’inizio l’invasione statunitense in Iraq, si dichiara comunque soddisfatto. Secondo l’ex ministro del Lavoro Mwesigwa Rutukana (oggi ministro della Pubblica istruzione) queste attività fruttano al paese novanta milioni di dollari l’anno, mentre il principale prodotto di esportazione, il caffè, ne produce settanta.