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 2010  gennaio 31 Domenica calendario

Ha ragione Alberto Mattioli ad opporre a Maurizio Maggiani che è stato Verdi, e più in generale il melodramma, a darci il vero romanzo epico del Risorgimento: al di là delle stesse intenzioni del genio di Busseto, in virtù di una musica capace di diventare popolare e di concedersi all’appropriazione degli illetterati

Ha ragione Alberto Mattioli ad opporre a Maurizio Maggiani che è stato Verdi, e più in generale il melodramma, a darci il vero romanzo epico del Risorgimento: al di là delle stesse intenzioni del genio di Busseto, in virtù di una musica capace di diventare popolare e di concedersi all’appropriazione degli illetterati. Lamentava Maggiani che il travaglio del moto unitario non avesse prodotto un grande romanzo, un epos, nel quale gli italiani potessero specchiarsi e riconoscersi (ma sono occorsi secoli perchè i Greci potessero risconoscersi nell’Iliade senza parteggiare fra Achei e Troiani). Messa così, con una troppo esigente unità di misura, resta poco da dire. Ma esistono significativi tasselli del Risorgimento offerti dallo spirito del tempo e dal talento individuale alle patrie lettere e alla riflessione dei posteri. Non si possono certo trascurare Le confessioni di un italiano. A parte l’energia dello stile, già il titolo proclama la rappresentatività di un romanzo che sembra trarre dall’infelice sorte di Ippolito un valore aggiunto, di giovanile entusiasmo e intrepidezza. Sono molti peraltro gli scrittori che hanno reso la loro onesta testimonianza sul periodo considerato, in specie quelli appartenenti -da Abba a Bandi- all’area garibaldina, «rivoluzionaria», che è la sola a interessare Maggiani. E come dimenticare, sul versante polemico, Roberto Sacchetti che denuncia in Entusiasmi l’abbandono degli insorti milanesi da parte di Carlo Alberto? O il Tarchetti di una Nobile follia che contesta, con le atrocità della Cernaia, il «capolavoro» diplomatico di Cavour? Tanto per dire che non è colpa della restaurazione conservatrice o dell’avvolgente melassa savoiarda se il romanzo epico italiano è stato soffocato in fasce. La verità è che lo spirito soffia dove e come vuole. In fondo Manzoni, che non ha affrontato direttamente nel gran romanzo la storia contemporanea, ha saputo interpretare a suo genio, secondo istanze civili e unitarie, lo spirito del Risorgimento. Alieno dalle fanfare delle armi e dell’utopia, ha dato agli italiani una lingua duttile e moderna. A beneficio degli analfabeti di ieri e di oggi. LIBRI AVVISTATI