Gian Maria De Francesco, il Giornale 29/1/2010, pagina 20, 29 gennaio 2010
TUTTI CONTRO LA FOLLIA DEL SALARY CAP
Nel mondo del calcio avevano già tentato di fissare un tetto agli stipendi. Ma quando quasi tutti i campioni della pedata sono stati attratti dai compensi galattici di Spagna e Inghilterra rafforzandone le compagini, i lprogetto è passato in cavalleria. D’altronde, se il mercato è libero, sono la domanda e l’offerta a regolarsi.
Eppure al paladino dei consumatori diventato senatore Idv, Elio Lannutti, è venuta in testa un’idea meravigliosa: fissare per legge il compenso dei manager delle società quotate equiparandolo a quello dei parlamentari, che formalmente è di 140 mila euro annui, ma che con le indennità varie può superare anche quota 300mila. Neanche il dittatore comunista del Vietnam, Pol Pot, che aveva abolito il denaro, avrebbe potuto pensare una cosa del genere.
L’incredibile è che il subemendamento presentato da Lannutti come proposta di modifica di un emendamento del governo è stato approvato nella tarda serata di mercoledì e dunque inserito nel disegno di legge comunitaria approvato ieri. Nessun trucco e nessun inganno: l’idea di Lannutti è piaciuta al relatore dellal egge, il senatore Pdl Giacomo Santini, già telecronista Rai al seguito dei campioni del ciclismo, il quale ha dato parere favorevole. Anche il ministro Ronchi, non informato del subemendamento che non era presente nel dossier a sua disposizione, ha dato l’ok e così tutta la maggioranza ha approvato.
Il capogruppo del Pdl, Maurizio Gasparri, ha subito dichiarato che «si è trattato di un errore tecnico che ha riguardato un tema molto sentito dai parlamentari che spesso sono messi in croce dalla stampa per i loro compensi mentre i supermanager guadagnano molto di più». Anche il ministro Ronchi ha precisato che «a Montecitorio il governo farà la sua parte». Insomma, alla Camera si correggerà lo sbaglio e tutto tornerà comeprima.
Certo, resta il risentimento degli imprenditori. «Una fesseria totale che va eliminata al più presto», ha chiosato il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, sottolineando che il salary cap «non ha nessun senso, anche perché sono manager di aziende private». «Spero si tratti di un errore perché è una misura da UnioneSovietica», le ha fatto eco l’ad di Fastweb, Stefano Parisi. Mentre l’ad di Telecom, Franco Bernabè, ha ammesso che si tratta di «un sintomo di tipo populistico e anticostituzionale». La colpa, per Bernabè, è della politica «che va dietro agli umori della gente».
Ovvia la scontentezza di Lannutti che ha riciclato il vecchio slogan del «governo che obbedisce a Confindustria». Meno ovvia la pervicacia di Santini: «La Camera capirà che non è un’iniziativa demagogica e che è un’istanza che viene dai cittadini». Pervicacia però comprensibile: chi ama le fatiche dei ciclisti, che macinano chilometri per compensi non eccelsi, non ha mai apprezzato i cachet delle star, tanto del calcio come della Borsa.
Gian Maria De Francesco