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 2010  gennaio 30 Sabato calendario

L’IMMIGRATO VIEN DALL’ARIA

Non sempre il clandestino arriva per mare. Nella maggior parte dei casi, atterra comodamente all’aeroporto passando i controlli di frontiera. Infatti, al contrario di quello che si è portati a credere a furia di vedere in tv sbarchi di immigrati sulle coste italiane, il grosso dell’immigra - zione clandestina utilizza canali legali, attraverso un regolare visto rilasciato dalle sedi delle ambasciate e degli uffici consolari italiani sparsi nel mondo. Il problema è particolarmente sentito nei paesi dell’Africa Subsahariana (Sudan, Ghana, Eritrea, Costa d’Avorio, Burkina Faso, etc.) da dove hanno origine molti flussi migratori. Quel che diverge sono le procedure adottate da paese a paese, che hanno diversi gradi di severità nel rilascio dei visti, soprattutto per quanto riguarda le verifiche dei ricongiungimenti familiari. In tema di immigrazione la legislazione italiana è la meno rigida sotto vari punti di vista. Ad esempio, in Germania i visti per lavoro subordinato vengono concessi solo se non si trovano lavoratori disponibili tedeschi o appartenenti ad un altro Stato dell’Unione europea. Inoltre per favorire l’integrazione, gli immigrati sono obbligati a seguire corsi di lingua e cultura tedesca. In caso contrario si perde il lavoro e la possibilità di ottenere la cittadinanza. In Italia, la legge Bossi-Fini ha più che altro contribuito a regolarizzare gli immigrati illegali già presenti nel paese. La legge poi, secondo i documenti interni del ministero degli Esteri che il Fatto Quotidiano ha potuto consultare, viene interpretata in vari modi, rendendo di fatto possibile l’in - gresso di clandestini. Tra le cause: scarsità dei controlli, carenza di personale nelle ambasciate e mancanza di coordinamento tra i vari soggetti che si occupano di immigrazione (ministero dell’Interno in primis). In Ghana, ad esempio, circa il 20 per cento di chi richiede il visto dichiara di aver smarrito il passaporto con cui era stato richiesto il nulla osta (documento senza il quale non si può ottenere il visto e che viene rilasciato dagli sportelli unici per l’im - migrazione, gestiti dal ministero dell’Interno). In questi casi, è altissimo il rischio che si tratti di falsi o di scambi di persona. Anche per i ricongiungimenti familiari le differenze tra Italia ed Europa sono notevoli. Nel 2008 la Germania ha rifiutato il 60 per cento delle richieste di ricongiungimento familiare (a causa del diniego a sottoporsi all’esa - me del Dna). Inoltre anche parenti devono dimostrare di conoscere il tedesco. In Italia, dove la legge in vigore tutela per prima cosa il nucleo familiare, può avvenire che sia il tribunale (cui fa ricorso chi vede respingersi la richiesta) ad obbligare le ambasciate al rilascio dei visti. E ciò, si badi bene, anche in presenza di documenti falsi o di esame del Dna negativo. Questo perché in Italia la patria potestà su minori viene concessa anche a persone diverse dai genitori legittimi, di fatto permettendo ricongiungimenti familiari ”allar gati” (128 mila nel 2008 e 113 mila nel 2009). Con conseguenze facilmente intuibili in termini di flussi migratori. In vari paesi europei inoltre viene richiesta una foto recente rispetto a quella del passaporto (specie se si tratta di minori) e vengono prese le impronte digitali, sempre per minimizzare il rischio di scambi di persona. Secondo i dati del ministero degli Esteri, il numero di visti è in costante aumento. Si è passati dagli 854 mila del 2002 a poco più di un milione e 500 mila del 2008. Solo il 2009, a causa della crisi generalizzata, ha fatto registrare una leggera flessione: poco più di un milione e 400 mila. ”Come si può rilevare, dal 2002 l’incre - mento è stato notevole – spie - gano dalla Farnesina – e ha accompagnato il processo di internazionalizzazione del paese. La diminuzione dello scorso anno è dovuta essenzialmente alla crisi economica. Sono infatti calate le richieste di visti di corto soggiorno Schengen (soprattutto turismo ed affari), mentre sono rimasti stabili quelli di lungo soggiorno nazionali (come lavoro e ricongiungimento familiare ) ”. Altro capitolo è quello relativo ai visti concessi per lavoro subordinato. I dati sono in controtendenza e mostrano una crescita, nonostante la crisi. I visti per lavoro s u b o rd i n a t o sono stati 137.284 nel 2008 e 140.346 nel 2009. Anche qui è stato trovato un escamotage da parte degli immigrati, particolarmente attenti a individuare i Paesi con la legislazione più ”morbida”. Il meccanismo è questo. Cittadini extracomunitari già residenti in Italia (perché sposati a italiani o perché in possesso della cittadinanza) ”as - sumono” come collaboratori domestici loro conoscenti o familiari del paese di origine, che con questo pretesto possono così richiedere il visto e raggiungerli. Vista la natura fittizia del rapporto di lavoro, dovrebbero quindi essere rimpatriati. Ma una volta arrivati in Italia, ormai è fatta. Dal ministero degli Esteri segnalano che spesso la responsabilità è degli sportelli per l’im - migrazione del ministero dell’Interno che concedono i nulla osta. A quel punto gli uffici delle ambasciate non possono fare altro che prenderne atto. Le statistiche dell’area Schengen (di cui fanno parte 28 paesi, anche non aderenti all’Unione) mostrano un aumento delle richieste di visto da parte di gruppi artistici e folcloristici. Anche in questo caso, il ”rischio migratorio” colle - gato è molto alto. E a quali uffici arrivano il maggior numero di richieste? Francia e, naturalmente, Italia.