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 2010  gennaio 30 Sabato calendario

GLI INCONTRI DI MAGGIO DELLA D’ADDARIO CHE SEDUCONO I PM

Quattro appuntamenti in sequenza. Ecco cosa c’è al centro di una delle inchieste baresi, che Panorama ha collegato ad altre indagini dello stesso ufficio giudiziario arrivando a ipotizzare il grande complotto nei confronti di Silvio Berlusconi. Quattro «strani» incontri a distanza ravvicinata, avvenuti pochi giorni prima della «scossa» politica profetizzata da Massimo D’Alema, sono finiti in un faldone di via Nazariantz in qualità di «elemento da analizzare come possibile dimostrazione di una gestione dello scandalo D’Addario». Nessuno dei protagonisti di questa curiosa staffetta sarebbe al momento ufficialmente indagato, come ha chiarito ieri un comunicato della procura, ma a muoversi per i bar del centro del capoluogo pugliese, alla fine del maggio scorso (lo scoop del Corriere che dà voce alla escort è del 17 giugno 2009), sono proprio un politico, un magistrato, un avvocato, un giornalista e la ”Patrizia nazionale”. Le caratteristiche dei presunti «burattinai», dunque, per i loro incarichi e le professioni che svolgono, ricalcano proprio le figure dell’affresco dipinto dal settimanale Mondadori, che ha ricostruito un «piano organizzato a tavolino per mettere alle corde» il Cavaliere.
Le date sono fondamentali. Il 31 maggio è il giorno della conferenza stampa del premier all’hotel Palace, a due passi da Bari vecchia e di fronte al Bar Borghese, il locale dove vanno i principali attori di questa spy story. La foto della bionda 43enne vicino al premier, di fronte all’ingresso dell’albergo che aveva messo a disposizione la sala convation, è rimbalzata su tutti i giornali: lei in primo piano, bellissima e con la chioma bionda e liscia a incorniciarle il viso, mentre lui è sullo sfondo e non perfettamente messo a fuoco. Quel giorno la vigilanza le aveva impedito di entrare nella hall e, da lì, era esploso il finimondo. Nella speranza di vendicarsi, la escort aveva adocchiato un fotografo e, facendosi accompagnare a casa, gli aveva raccontato tutta la storia delle serate a Palazzo Grazioli. Patrizia voleva punire il premier per averla messa nell’angolo e, stando a quanto raccontato da lei stessa, per non averla aiutata a sbloccare un cantiere abusivo che la donna aveva ereditato dal padre. Questa è la versione ufficiale. Fino ad ora. Una ricostruzione che proseguiva con lo ”scippo” dello scoop a quel fotografo, che il giorno dopo aveva contattato la propria redazione, perché «non si sa come» nel frattempo la D’Addario aveva cambiato avvocato e strategia, decidendo di non rilasciare interviste. Anche se, come si è scoperto solo due settimane più tardi, per il Corriere della Sera il legale della escort farà un’eccezione, dando il via allo scandalo che partendo da Berlusconi passerà per gli assessori di Nichi Vendola e travolgerà il trait d’union, il giovane imprenditore Gianpaolo Tarantini. Secondo alcuni riscontri della procura, invece, a monte ci sarebbero alcune mosse che difficilmente non sono collegate con quanto accaduto dal giorno in cui la prostituta decide di dare il premier in pasto alla stampa di tutto il mondo. Prima di quel 31 maggio, solo pochi giorni prima, ci sarebbero stati quattro incontri ritenuti importanti. Il primo, tra un politico del Pd e un magistrato. Un pm che presumibilmente sapeva della ”bomba D’Addario” grazie ad alcune intercettazioni telefoniche. Da qui, oltre la fuga di notizie che spingerà D’Alema a parlare di «scossa», parte l’organizzazione del secondo caffè, quello preso di fronte alla prefettura dall’esponente del Partito democratico e un avvocato. A quel punto il legale prende appuntamento con la escort e, dopo avere esaminato le foto rubate a Palazzo Grazioli con il cellulare, scatta una seconda riunione al Bar Borghese a cui partecipa anche un giornalista. Poche ore dopo sarà accesa la miccia del grande scandalo che, a questo punto, prende sempre di più i contorni del complotto.