Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 30/01/2010, 30 gennaio 2010
LO STATO E IL VELO INTEGRALE DIVIETO INUTILE E INOPPORTUNO
Sul burqa e affini si sono sentite le cose più strane e disparate. Nelle democrazie europee il fatto di nascondersi sembra contrastare fortemente con l’esigenza di sicurezza e trasparenza. Da noi una legge del ”74 vieta di coprirsi il viso con maschere, caschi, ecc. Le persone devono essere riconoscibili e identificabili dalle forze dell’ordine con il riscontro di un documento con foto. Francamente non capisco di che cosa si parli sui media quando si tira in ballo l’Islam piuttosto che la dignità della donna, la sua umiliazione, la pari dignità con l’uomo ecc. Vogliamo forse stravolgere i nostri principi, le nostre regole e quel minimo di sicurezza per accontentare i capricci di qualcuno? Se i musulmani vogliono venire a lavorare in Italia mi sembra il minimo che si adeguino a noi e non viceversa. Nessuno vieta loro di indossare quello che vogliono: basta che lo facciano a casa loro o nel loro Paese. E – colmo dei colmi – c’è persino qualcuno che si preoccupa che se viene vietato il burqa le donne possano rimanere segregate in casa. Saranno problemi loro non certo nostri! O no? Siamo arrivati al ridicolo.
Roberto Nuara
roberto_nuara@tin.it
Nelle democrazie le leggi che limitano le libere scelte di un individuo dovrebbero essere fatte soltanto quando un problema di sicurezza diventa quantitativamente rilevante. Siamo davvero sicuri che esista, in Francia e in Italia, una questione del velo integrale? In una corrispondenza da Parigi per il Corriere, Massimo Nava scrive che le donne interamente velate sarebbero in Francia 2000. In Italia, sulla base della mia personale esperienza (a Milano non ne ho vista nemmeno una) siamo probabilmente nell’ordine di poche centinaia. necessario adottare una legge per un fenomeno marginale a cui è possibile fare fronte con le norme sull’ordine pubblico? meglio vietare il velo integrale o fare un decreto che precisi quali siano le circostanze in cui la polizia può chiedere a una donna di toglierlo per essere identificata? Nella sua lunga lettera, che ho dovuto purtroppo abbreviare, lei sostiene, come altri lettori, che il trattamento riservato agli stranieri in molti Paesi arabo-musulmani è molto più restrittivo. Può darsi. Ma la reciprocità si applica soprattutto nelle questioni commerciali, finanziarie e più generalmente economiche, non in materia di diritti umani. Noi abbiamo i nostri criteri, validi per chiunque metta piede in Italia, e dovremmo andarne fieri.
Esiste poi il problema delle ricadute di un eventuale divieto del velo integrale. Avrà l’effetto di rendere le donne musulmane più libere o piuttosto quello d’imprigionarle nelle loro case? Per lei, mi sembra di capire, il quesito è ozioso e irrilevante. Per me, no. Quando adotta una legge, lo Stato deve chiedersi quali possano essere i suoi effetti collaterali. Una studiosa dell’università di Milano, Marilisa D’Amico, ha scritto recentemente che «il velo integrale islamico (...) è indossato dalle donne, non dagli uomini. (...) La preoccupazione, allora, è che esso nasconda una forma di discriminazione delle donne. In ultima analisi, questo è l’aspetto più delicato del divieto, che merita di essere meditato: ovvero che esso si traduca, in concreto, in una forma di emarginazione delle donne islamiche, le quali, se vorranno tener fede alla loro concezione religiosa, saranno costrette ad abbandonare una volta per tutte gli spazi pubblici per essere del tutto relegate nello spazio privato » . Credo che Marilisa D’Amico abbia ragione emi auguro che il ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna tenga conto di queste considerazioni.
Sergio Romano