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 2010  gennaio 30 Sabato calendario

IL TEMPISMO (TROPPO PERFETTO) DEL MANAGER BENETTON

Gerolamo Caccia Dominioni si prepara a lasciare Ponzano Veneto: il suo mandato triennale da amministratore delegato, iniziato il primo giugno del 2007, non verrà rinnovato all’assemblea di primavera, il prossimo 22 aprile, che vede in scadenza l’intero consiglio di Benetton Grouop. Una scelta del manager esponente di una blasonata famiglia milanese e già ai vertici di Warner Music, secondo la versione che circola negli ambienti finanziari, non è chiaro quanto condizionata dal peso che i Benetton esercitano ancora nell’azienda che vede il fondatore Luciano ancora operativo e in forte ascesa il "leader" della seconda generazione, Alessandro. L’addio di Gerolamo Caccia, detto «Gero», si sta consumando in silenzio e non ha niente a che vedere con la brusca uscita di Silvano Cassano, il suo predecessore, che ha lasciato in aperta polemica con la dinastia di Ponzano. Ma la volontà di recidere i rapporti ha trovato una conferma, almeno indiretta, nella vendita sul mercato, mercoledì scorso 28 gennaio, del suo pacchetto azionario. Secondo quanto comunicato via internal dealing, l’amministratore delegato uscente ha ceduto 50 mila azioni al prezzo unitario di 6,25 euro per un controvalore di 312 mila euro circa. Il timing non poteva essere migliore, il titolo era in netto rialzo mercoledì (+3% con fiammate anche del 4%) dopo la diffusione dei dati preliminari del 2009, con un utile netto indicato a 120 milioni contro i 105 attesi dagli analisti, sia pure in calo dal record dei 155 milioni (raggiunto dallo stessa «Gero») nel 2008. Gli azionisti sono già al lavoro sulla successione, compito che richiederà il suo tempo e che, tra l’altro, si assomma ad altre possibili sistemazioni all’interno della galassia dei Benetton, se è vero che è in uscita anche l’amministratore delegato di Aeroporti di Roma, Guido Angelini. L’unica cosa certa è che a sostituire Caccia Dominioni nel gruppo dell’abbigliamento non sarà il quasi-insostituibile capo di Autogrill, Gianmario Tondato.
Il «cartello» dei banchieri prepara la piattaforma per governatori e authority
(g.r.) Tre ore d’incontro a porte chiuse, avvolti nel riserbo più totale. Per i leader delle 30 maggiori banche mondiali il Forum di Davos è servito ieri anche per cercare di mettere a punto una linea comune da opporre ai drastici vincoli e tagli di attività annunciati dall’amministrazione Obama e da una serie di governi europei. C’erano tutti i big: da Brian Moynihan di Bank of America a Josef Ackerman di Deutsche Bank, da Oswald Gruebel di Ubs a Robert Diamond di Barclays, da Brady Dougan di Crédit Suisse a Stephen Green di Hsbc. Proposte precise, a quanto sembra, non ne sono ancora emerse. Il primo obiettivo è quello di preparare una cornice di idee che possano servire a raggiungere un punto di mediazione fra il "cartello" dei banchieri privati e la posizione dei governi. Il documento sarà sottoposto già oggi all’attenzione sia di Barney Frank, il presidente della commissione per i servizi finanziari del Congresso che si trova anch’egli a Davos in questi giorni, sia ai banchieri centrali e ai capi delle authority finanziarie presenti al Forum.
Milano e Madrid e il gioco dei concambi per Telecom-Telefonica
(c.ci.) Non è certo la prima volta che a Piazza Affari ragionano su una fusione tra Telecom e Telefonica. Solo che adesso, oltre a scambiarsi opinioni, gli operatori hanno anche iniziato a prendere posizione. Gli scambi su Telecom si sono moltiplicati: nell’ultima settimana è passato di mano il 5% del capitale del gruppo telefonico, di cui l’1,5% nella sola seduta di ieri. E il titolo ha preso a volare sfiorando il livello di 1,1 euro, dopo essere rimasto inchiodato per oltre un anno attorno a quota 1 euro. Ma non è solo questo ad aver fatto scattare il campanello d’allarme. La rapida ascesa di Telecom in Borsa fa infatti il paio con l’improvviso calo di Telefonica a Madrid, dove nell’ultima settimana il titolo ha perso quasi un euro secco chiudendo ieri 17,3 euro. E a Piazza Affari hanno iniziato a circolare sospetti che non sia semplice speculazione, ma movimenti per allineare i valori delle azioni dei due «promessi sposi» a quello di un concambio accettabile da entrambe le parti. Per il mercato sarebbe di 1 a 10. Non sarebbe tuttavia Telecom a salire fino a 1,7 euro bensì Telefonica a scendere.
Pa. Pic.