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 2010  gennaio 30 Sabato calendario

VENTURA ANCHE LA FORTUNA HA L’ORLO

Dai grandi marchi del made in Italy al business del cambio taglia, cerniere e rammendi. L’imprevedibile parabola di Sabino Ventura, 45 anni, categoria milanese-bocconiano-manager del lusso dimostra non solo che per chi, in tempo di crisi, ha fiuto e voglia di rischiare trova nuove nicchie di mercato ma, soprattutto, come stanno cambiando gli stili di vita anche dei benestanti. Questa curiosa storia inizia in Costa Azzurra, maggio 2008. «Ero in una pausa di riflessione della mia vita», dice il manager. Nel 1991, una settimana dopo la laurea in economia e commercio alla Bocconi, Ventura aveva iniziato a lavorare da Diego Della Valle, l’imprenditore marchigiano che ha costruito un impero sulle calzature di lusso. «Studente in Bocconi organizzavo manifestazioni cultural-sportive. Chiesi a Della Valle di sponsorizzare una gara di triathlon, lui mi offrì anche un posto». Ventura per 12 anni lavora da Della Valle («Diego è un genio; con Ralph Lauren è il numero uno al mondo nel marketing») fino a diventare direttore commerciale del gruppo Tod’s per l’Europa. Nel 2003 lascia e insieme a Guglielmo Tabacchi (Safilo) acquista il 50% dell’azienda d’abbigliamento fondata da Alberto Aspesi. «Ero direttore generale e mi occupavo dello sviluppo negozi, Aspesi della parte creativa». Avventura finita all’inizio del 2008 quando Ventura e Tabacchi vendono le loro quote al Fondo investitori associati. Concorrenza di gruppi come Zara, crisi del lusso: che fare? E’ in quel periodo che il giovane manager, a casa di comuni amici in Costa Azzurra, incontra una talentosa signora torinese, la stilista e modellista Consuelo Cano. «Appena mi parlò di "Orlo espresso", i laboratori di riparazioni sartoriali che aveva aperto da anni con successo a Torino e in Piemonte, mi si è accesa una lampadina in testa», dice Ventura. «Anche a Milano, città più modaiola e consumista di Torino, la gente spendeva sempre di meno per l’abbigliamento. Inoltre, le donne lavorano e hanno poco tempo e quasi tutti matrimoni si sfasciano. Chi cambia una cerniera rotta al professionista tornato single o alla donna in carriera?». Molto più che riparazioni. Sostiene Ventura: «Tutti noi che abbiamo lavorato nel settore abbiamo visto sui tavoli degli stilisti il remake di vecchi modelli. Ma, per qualità di tessuti e di taglio, spesso ciò che giace dimenticato negli armadi è meglio di un capo nuovo. Basta rivitalizzarlo con i consigli di una brava modellista». Grazie alla super esperienza di Consuelo Cano («Lei è il vero motore di questa impresa») Ventura, nel luglio 2008, apre un negozio test a Milano, in viale Piave, zona alto-borghese, vicino a un supermarket assai frequentato. Lo chiama «Celestina», come sua nonna che faceva la sarta e con il designer Emanuele Magenta punta sull’effetto nostalgia anche per l’arredamento, molto anni Cinquanta. Signore con pantaloni Armani e Dior che non s’allacciano più, causa cuscinetti sui fianchi; ragazzi che riscoprono le giacche tweed dei nonni e persino una sciura che chiede d’allargare la cuccia firmata del suo amato cagnolino: il negozio -nella Milano del crack finanziario- diventa un indirizzo ultra cool. E, così, all’inizio del 2009 nasce «Celestina-Orlo espresso», la società al 50% di Consuelo Cano e Sabino Ventura che in un anno orribile per il tessile-abbigliamento (meno 16% di fatturato) ha aperto 17 negozi in proprietà (12 a Milano, 3 a Firenze, 1 a Ravenna e 1 a Cesena) più 4 in franchising. Prezzi onesti e lavori accurati («Non alla cinese!»). Risultato: solo nei negozi di Milano 3 mila riparazioni fatte nel 2008, ben 65 mila nel 2009. Prossime tappe della scommessa «Celestina» il lancio di lavanderie tradizionali, un grande laboratorio e nuovi negozi anche nell’hinterland. «Siamo un cortisone anticrisi», sorride Ventura. Reazioni dei suoi ex boss? «Aspesi mi ha detto che è una cosa socialmente valida. Della Valle? Meglio non riferire».