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 2010  gennaio 29 Venerdì calendario

JOBS CONTRO GATES, LA GUERRA DEI 30 ANNI. OGGI PERO’ IL NEMICO SI CHIAMA GOOGLE

La «tavoletta magica» che Steve Jobs ha presentato l’altro ieri a San Francisco potrebbe anche essere il sigillo della carriera imprenditoriale di questo febbricitante genio delle tecnologie e del design. A parte le precarie condizioni di salute (tumore al pancreas vinto a fatica e recente trapianto di fegato) e l’anagrafe (ha quasi 55 anni, un’età da dinosauri nella Silicon Valley), l’iPad sembra il prodotto conclusivo di una filosofia industriale che ha portato Jobs a rivoluzionare diversi settori produttivi’ dai computer al modo di fruire la musica’ mentre combatteva una sorta di «guerra dei trent’anni» con la Microsoft di Bill Gates.
Una guerra nella quale Jobs ha conosciuto vittorie e sconfitte. Perfino l’esilio, quando è stato sbattuto fuori dalla Apple, la sua creatura, alla fine degli anni ”80. Messo al tappeto da una congiura interna (non ordita dal nemico di Seattle), salvo poi essere richiamato al vertice dell’azienda di Cupertino dieci anni dopo dagli stessi azionisti «golpisti», ormai ridotti alla disperazione. Ma anche una guerra che oggi non ha più senso, visto che Gates ha lasciato la guida di Microsoft da due anni per darsi alla filantropia a tempo pieno. Chi ne esce vincitore? L’uomo che con la Microsoft ha dato gambe e braccia a Internet e ha creato l’azienda più capitalizzata e redditizia del mondo, ma che, più che inventare, ha assemblato creazioni altrui? Il «papà della Rete» che però, da buon monopolista, non si è fatto troppi scrupoli quando c’era da strangolare qualche potenziale concorrente? O il genio solitario e dai modi ruvidi che ha creato prodotti straordinari (appropriandosi a volte anche lui di tecnologie sviluppate da altri), ma che è arrivato al grande successo commerciale solo in anni relativamente recenti?
Fino a dieci anni fa Jobs era il principe malmostoso e incompreso che, pur avendo realizzato col Macintosh il computer più avanzato, raffinato e seducente, era costretto a vivere nell’ombra di un re, Bill Gates, da lui considerato un usurpatore. Ma dal 2001, quando è arrivato sul mercato il primo iPod, le cose sono cambiate. La Apple ha conquistato il 70 per cento del mercato mondiale dei riproduttori di musica nonostante i tentativi di Microsoft di contrastarla con i suoi prodotti. Poi è arrivato lo straordinario successo di iTunes, il negozio virtuale della Apple, mentre Jobs metteva le mani anche nella trasformazione del settore cinematografico, prima col suo mega investimento nei cartoni animati della Pixar, poi diventando il maggior azionista della Disney.
Infine è arrivato l’iPhone, che ha cambiato in tutto il mondo il modo stesso di concepire e usare il telefono «intelligente». L’iPad può ben essere la sfida finale di quest’uomo, nominato un mese fa dalla rivista Fortune imprenditore del decennio che, dopo aver cambiato nella sua carriera almeno quattro settori industriali (musica, «computing», telecomunicazioni mobili e film), ora con la sua nuova tavoletta aspira a trasformare il modo di leggere libri e giornali, di studiare all’università, di guardare la televisione. Che l’operazione gli riesca, che l’iPad si riveli, oltre che un grosso successo commerciale, anche il motore di un’altra rivoluzione culturale, è tutto da vedere: i dubbi sono molti, ma va anche detto che pure l’iPhone all’inizio era stato considerato un prodotto affascinato, avanzatissimo ma di nicchia. Il «boom» è arrivato un anno dopo, man mano che si moltiplicavano le applicazioni offerte sul mercato. Insomma, la stella che oggi brilla di più è quella dell’ex «figlio dei fiori» di San Francisco, ma ormai ha poco senso parlare di guerre vinte o perse con Gates, anche perché nel frattempo il firmamento è stato riempito dalla luce della «supernova» Google con i suoi «giovani leoni» Larry Page e Sergey Brin. Coi quali Jobs si è inizialmente alleato in funzione anti Microsoft. Ma ora sono diventati loro il nemico mortale, man mano che la società di Mountain View ha invaso il campo della Apple fino a mettere sul mercato il Nexus One, l’anti-iPhone.
Spingendo Jobs – che negli ultimi anni ha ricominciato a dialogare, sia pure con poco calore, con Gates’ a pensare l’impensabile: un’alleanza col vecchio nemico per istallare sugli iPhone e sul nuovo iPad, Bing, il motore di ricerca di Microsoft, al posto di quello di Google, utilizzato fino ad oggi.
Massimo Gaggi