Virginia Piccolillo, Corriere della Sera 29/01/2010, 29 gennaio 2010
«FANNO PIU’ BORSEGGI E MENO RAPINE DEGLI ITALIANI»
«Forse Berlusconi si riferiva ai clandestini. Ma contro di loro le misure del suo governo sono state inefficaci. I dati lo dimostrano». Per Marzio Barbagli, docente di sociologia all’Università di Bologna e autore di «Immigrazione e sicurezza», il premier ha sbagliato. Perché? «Ha detto che avere meno "extracomunitari" significa meno forze che vanno a ingrossare la criminalità», spiega il professore. «Ma questa è una frase senza senso. Dal contesto intuisco che intendesse dire "clandestini"».
In tal caso? Barbagli chiarisce subito: «C’è una parte di vero. A patto però che capiamo bene che clandestino vuol dire qualcuno che è entrato senza averne diritto. E non chi, magari, ha un permesso scaduto come capita alle badanti. Però le misure che il suo governo ha varato contro i clandestini sono del tutto inefficaci. E secondo me proprio perché si sono colpiti clandestini e irregolari allo stesso modo senza concentrare le forze».
L’affermazione non è da poco. I provvedimenti fortemente voluti dalla Lega e presentati dal governo come giro di vite contro i clandestini, dunque, non avrebbero funzionato. Ma come si fa a dirlo? Il professore si arma di tabelle: «Non lo dico io. Ma i dati. Inconfutabili. Quelli sulla percentuale degli stranieri che commettono reati rispetto al totale delle persone denunciate. Perché alcuni reati sono più frequenti in quella frazione di immigrati irregolari che delinque piuttosto che tra gli italiani. Ma solo alcuni tipi di reato. Non l’insider trading, né la corruzione, tipiche dei potenti». I reati di strada? «Sì, ma non tutti. Ad esempio solo il 5% dei rapinatori di banche sono immigrati. Mentre lo sono il 68% dei borseggiatori. Però il reato più tipico dei clandestini è lo spaccio e il traffico di droga: per il 92-94% è compiuto da immigrati entrati senza permesso. Proprio quelli che il governo voleva colpire».
Il dato in cui Barbagli legge l’insuccesso delle misure anti-clandestini è proprio relativo a questo tipo di reati: l’indicatore più sensibile per indagare sul fenomeno. un dato ancora inedito. Barbagli lo illustra con l’aiuto di un grafico che finisce all’insù: «La percentuale degli immigrati denunciati per droga non è diminuita. Anzi. Nel 2009, anno in cui è stato introdotto il reato di clandestinità, è la più alta mai registrata: il 34,2%. Contro il 32,4% dell’anno precedente. E contro il 30,2 del 2007».
Ma il provvedimento che ha trasformato la clandestinità in reato è stato varato a luglio. Non è troppo poco tempo per valutarne gli effetti? «Il dato è aggiornato al 31 dicembre. quasi metà anno» spiega il sociologo. «Ma il punto non è questo. che subito dopo i provvedimenti precedenti c’è stato sempre un calo di questa percentuale. Di almeno un paio di punti per la legge Martelli, per la Turco-Napolitano e per la Bossi-Fini. Stavolta invece c’è una salita. E la percentuale era già cresciuta nel luglio 2007 dopo l’altro pacchetto sicurezza di questo governo».
La norma comunitaria, appena stralciata dal governo, che prevedeva permessi ai clandestini che lavorano in nero e si autodenunciano, e pene per i datori di lavoro sarebbe servita? Barbagli scuote le spalle: «Non credo all’inasprimento di pene. Funzionano solo i controlli. Sulle imprese che sfruttano gli immigrati ne vengono fatti pochissimi. Bisognerebbe farne molti di più».
Virginia Piccolillo