Gianluca Di Feo, L’espresso 28/1/10, 29 gennaio 2010
QUELL’ITALIA COMPLICE DELL’OLOCAUSTO
(riassunto) -
Le retate di ebrei da parte delle forze dell’ordine italiane nelle città del Nord, dal novembre 1943 alla fine della guerra, ricostruite nel libro di Liliana Picciotto "L’alba ci colse come un tradimento". Al momento dell’armistizio nel territorio della Repubblica sociale erano rimasti intrappolati 32-33 mila ebrei: poco meno di un terzo venne ucciso dai nazisti. Già dal 3 novembre 1943 i reparti speciali delle Ss vennero affiancati da agenti delle questure: insieme agirono a Firenze, Genova, Bologna, Siena, Montecatini. Da dicembre tutte le operazioni passarono nelle mani dei poliziotti italiani, che ripulirono subito il ghetto di Venezia e quello di Mantova. Per gran parte del 1944 furono solo le forze dell’ordine italiane ad alimentare la macchina dello sterminio nell’Italia centro-settentrionale.
Il campo di Fossoli, a pochi chilometri da Carpi (Modena), baracche erecinti cotruiti per custodire i prigionieri di guerra inglesi. Da Fossoli il primo convoglio per Auschwitz partì il 22 febbraio 1944 con circa 640 persone: 153 firono selezionate per le fabbriche, il resto finì nelle camere a gas. Da Fossoli in nove mesi partirono 12 treni, 2.844 persone in tutto, solo un decimo è sopravvissuto: tra i pochi Primo Levi.
In Italia c’erano altri due campi, quello di Bolzano e quello di San Sabba, nelle province che erano state annesse al Reich (Trentino Alto Adge, Friuli Venezia Giulia, parte del Veneto e Istria). Solo da Bolzano presero la via dei lager altre 4.500 persone.