Fulvio Bufi, il Giornale 29/01/2010, 29 gennaio 2010
ISCHIA, SCONTRI E PROTESTE. ABBATTUTA LA PRIMA CASA
(riassunto) - La guerra alla speculazione edilizia di Ischia comincia non dagli alberghi, non dalle ville con piscina, non dai ristoranti che sfregiano la costa. Comincia da una casa di settanta metri quadri, un cubo di cemento con il piano terra soltanto. Ci viveva la famiglia Impagliazzo: Luigi, sua moglie e una bambina di quattro anni. una casa abusiva pure quella, una delle seicento che dovranno essere abbattute sull’isola perché non hanno ottenuto il condono. Hanno iniziato da qui, con la polizia mandata in forze e una protesta degli abitanti della zona consumata in una notte di tensione e tafferugli all’alba, con sei denunciati e quattro feriti tra gli agenti. Poi un tentativo di sabotaggio - un paio di camion messi davanti al cancello per impedire l’accesso alla ruspa, e nafta e olio versati lungo la salita che porta alla casa - ma alla fine la resa. Già a metà mattinata rimangono solo Luigi e sua moglie e i loro familiari. Gli anziani genitori dell’uomo abitano di fronte alla casa da abbattere, costruita su un pezzo del terreno agricolo di proprietà degli Impagliazzo. Sono due contadini che stentano a credere che tutta quella polizia stia lì per loro. Ci sono pure i vigili del fuoco e la Croce Rossa. Il vicequestore vicario di Napoli, Giuseppe Bisogno, venuto a gestire la situazione, riesce a far capire agli Impagliazzo che lui e i suoi uomini sono qui per fare eseguire un provvedimento della magistratura e non ci sono vie d’uscite. Ora c’è tempo solo per svuotare l’appartamento in attesa che la segatura assorba olio e nafta e la ruspa possa arrivare fin su. Prima Luigi da solo, poi aiutato dalla moglie e dalla cugina, poi da altri parenti e da qualche amico. Portano via quel che c’è in casa stipandolo in buste di plastica. Buste piene di giocattoli, di piatti e posate, di medicine, di pacchi di pasta e zucchero e caffè. In poche ore la casa diventa uno scheletro, restano solo i muri e su quelli si abbatte la ruspa. Luigi fa una specie di conteggio: «Non avevo un lavoro, ora non ho più una casa e non vedo mia figlia da una settimana perché l’ho mandata da parenti lontano da qui. Che mi resta?». Gli restano quarantamila euro da pagare per le spese di abbattimento. Se avesse presentato una domanda per provvedere in proprio li avrebbe risparmiati, ma l’avvocato non l’ha avvertito.