Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  gennaio 24 Domenica calendario

L’UMILT DI BB. BORROMEO DI FATTO, BEATRICE PER CASO

Humilitas, c’è scritto nel blasone di famiglia, che risale al Trecento ed è originaria di San Miniato al Tedesco, nei pressi di Firenze, come amava ricordare anche Gadda: stirpe non di guerrieri ma di abili banchieri e commercianti, nel 1400 le filiali della banca di famiglia ”Borromeo Giovanni & Compagni” avevano filiali anche a Bruges e a Londra. Humilitas, nonostante un cardinale, Federigo, poi immortalato nei Promessi Sposi, e un santo, il San Carlone, più amato dai milanesi, e ancora le rocche di famiglia (Arona e Angera), i castelli (Peschiera Borromeo) e le isole (Borromee).
Humilitas vuole che la più piccola delle figlie di Don Carlo Ferdinando Borromeo Arese Taverna, Beatrice, oggi faccia la praticante giornalista a Il Fatto, dopo un’avventura televisiva con il suo mentore Santoro, ad Annozero. La prima ad arrivare e l’ultima ad andare via, recita la vulgata di redazione nel romano rione Prati, nessuna spocchia ed anzi molta voglia di imparare dai maestri, in questo caso Marco Travaglio, Antonio Padellaro, Peter Gomez ed altri. Semmai, un orgoglio di famiglia, questo rappresentato dall’unicorno, altro simbolo araldico dei Borromeo, si palesa nella smentita e nella diffida, a volte anche nella querela e nella denuncia facili, non appena si speculi, specie da parte di testate rivali e da altri media antipatici, sulla sua vita privata (adesso ci sarebbero in ballo le cene con Santoro), sulla scarsa professionalità della contessina, che contessina non è, per sua stessa ammissione, non essendo il padre, don Carlo Ferdinando, coniugato alla madre, Donna Paola Marzotto, figlia di Umberto e soprattutto di Marta.
Padre di destra con tre grandi passioni – l’isolino Borromeo (il più piccolo dell’arcipelago di famiglia), il caicco ancorato in Turchia e le terre avite in Lomellina, al confine con i feudi di un’altra mitica contessa «rossa», Giulia Maria Crespi – mamma di sinistra: così recita l’agiografia di famiglia. Famiglia allargata, ma molto ben allargata: don Carlo Ferdinando mette al mondo, a ritmi alternati tra Paola Marzotto e la modella tedesca Marion Zota, un maschio e quattro ragazze, di cui tre andranno ad impalmare alcuni tra i migliori partiti europei: Lavinia ha sposato il vicepresidente Fiat John Elkann; Isabella il petroliere romano Ugo Brachetti Peretti. La stessa Beatrice – per gli amici Bea – ha una liaison molto amata dai lettori di gossip, con il rampollo di Carolina di Monaco, Pierre Casiraghi. Proprio sull’affaire Casiraghi arrivano le critiche più prevedibili: come conciliare l’impegno civile, il praticantato a mille euro al mese, con le estati a bordo del Pacha III, il motoscafo storico dei Grimaldi?
Dalle parti del Principato sono peraltro tutti molto entusiasti di questa fidanzata quasi ufficiale: e non tanto per l’arrivo di qualche quarto di nobiltà (che non c’è, sottolinea difensiva la stessa BB), quanto piuttosto per la serietà e la normalità del personaggio, che nonostante il lignaggio la beltà e le rendite studia (alla Bocconi, scienze giuridiche), si mantiene da sola da anni – prima sfilata per Chanel, a quindici anni, pagata 300 mila lire – non si droga, non sbevazza e non è presenzialista: un mix molto interessante di mondanità e morigeratezza civile con effetti benefici sul rampollo Pierre, considerato in precedenza parecchio scapestrato, insieme alla banda di garçons terribiles formata dal fratello Andrea, dalla sorella Charlotte e dai rispettivi ricchissimi fidanzati esotici e nullafacenti Tatiana Santo Domingo e Alex Dellal, che imperversano tra Londra e Parigi.
Beatrice è invece molto più tranquilla: non disdegna le occasioni mondane, come il Ballo della Rosa che è l’evento clou della stagione monegasca e dove partecipa ormai in veste ufficiale, o il festival del cinema di Venezia, o, memore di quando faceva la modella, le sfilate milanesi. Per il resto però va a lezione e in redazione in jeans e mocassini, trascina Pierre per mostre, per il Salone del mobile di Milano, oppure in bici per il centro di Roma, per la gioia dei paparazzi. Insomma, cose normali, abbastanza distanti dall’esistenza un po’ surreale dei rampolli Casiraghi, e non c’è dubbio che mantenere in relazione i due aspetti, la giornalista impegnata «un filino progressista», come dice la nonna Marta Marzotto, e la socialità internazionale, non è facile.
Certo non arriva al lavoro con la scorta targata Montecarlo, come qualche malalingua sussurra: però ci sono altri cortocircuiti in agguato. Come nel capitolo fidanzati, dove spesso infatti BB si irrigidisce: e non tanto per la mancanza di idraulici e metalmeccanici, cosa che le rimproverano ipocritamente spesso e che per sua stessa ammissione è del tutto casuale. Né per i legami passati con Francesco Carrozzini, fotografo e figlio della zarina di Vogue Italia, nonché fidanzata di Alain Elkann, Franca Sozzani. O con Antonio Versace, figlio di Santo e nipote di Gianni. I malumori nascono piuttosto per la presunta storia passata con il playboy greco Stavros Niarchos, ex anche di Paris Hilton (che le assomiglia parecchio) o peggio ancora con il playboy nostrano (e un po’ agé) Tommaso Buti: su questo nome, chi conosce bene Beatrice sa che cala il silenzio totale e si alza il sopracciglio: meglio parlare di lavoro.
E il lavoro oggi per BB dopo la parentesi santoriana è tutto nella carta stampata, non necessariamente in Italia, perché lei ha il suo piano B, e se i cortocircuiti tra i due mondi, e la pressione dei paparazzi, dovessero diventare troppo sgradevoli, c’è pronta l’ipotesi dell’estero. Intanto si porta avanti scrivendo per Above Magazine, trimestrale superpatinato inventato dalla sua quasi-cognata Charlotte Casiraghi insieme con Stella McCartney, che tratta di «stili di vita sostenibili» e reca il sottotitolo dostoevskiano «la bellezza salverà il mondo», e per il quale BB ha già intervistato Roberto Saviano. Così chi pensava ad un futuro fisso in tv è rimasto deluso.
«La televisione fine a se stessa mi fa schifo» ha più volte dichiarato, e ha mantenuto la promessa, nonostante siano arrivate offerte allettanti, anche da parte di Mediaset. E certo, gli esordi non erano stati semplici, un po’ per l’effetto spiazzante del suo aspetto e del suo nome nella trasmissione più barricadera d’Italia – effetto probabilmente ricercato dallo stesso Santoro, che l’aveva notata dopo un’intervista di Gian Antonio Stella sul primo numero di Style – un po’ per alcune accoglienze gelide come quella di un vecchio gentiluomo come il presidente Cossiga, che aveva detto di «pregare sulla tomba degli zii, i cardinali Carlo e Federico Borromeo, perché salvino dalla stupidità la nipote». «Non parli e faccia la bella statuina» aveva detto il presidente, salvo poi pentirsi e cavallerescamente rinfrancare la povera BB, la quale però si era poi abituata alle telecamere e soprattutto alle critiche, e si era anche appassionata al mestiere. Ad Annozero ha seguito in particolar modo la vicenda Thyssen. Sul Fatto si è occupata della vicenda dei disoccupati di Eutelia. Nel libro scritto insieme a Travaglio Italia Anno Zero (edizioni Chiarelettere) racconta dei precari del 2010. Humilitas, ancora una volta.