Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  gennaio 28 Giovedì calendario

«NON C’E’ PROVA DEI RISCHI PER GLI UOMINI»

Caro direttore, di tanto in tanto riemergono nel dibattito politico italiano i famigerati Ogm. Di cui però si discute piuttosto nel modo che illustrava bene Totò. Cioè, «a prescindere». In particolare, dai fatti. Non è mia intenzione ribadire puntigliosamente alcuni dati oggettivi di cui regolarmente non tengono conto i denigratori di una tecnologia agricola che è sicura e conveniente, e che può convivere benissimo con le coltivazioni tradizionali e con quelle cosiddette biologiche. I fatti più veritieri sugli Ogm sono largamente accessibili a chiunque non sia accecato da furore antiscientifico e antimoderno o da interessi economici e politici. Chi volesse conoscerli può leggere per esempio il libro di Dario Bressanini, «Ogm tra leggenda e realtà» (Zanichelli, Bologna, 2009). Libro che non è stato scritto da un dipendente di Monsanto, ma da un docente universitario di chimica. Il ruolo dei docenti universitari nel dibattito pubblico e nelle scelte politiche su questioni di natura tecnico-scientifica. Ecco il punto su cui vorrei svolgere una pacata riflessione. In quanto anch’io sono docente universitario e ogni anno insegno a oltre trecento studenti che, alla fine del corso, valuto per quello che hanno appreso. Una parte di questi studia medicina e una parte biotecnologie. Ora, la mia università mi paga uno stipendio per insegnare quello che è stato dimostrato scientificamente valido e che non solo in Italia ma in tutto il mondo democratico e sviluppato si pensa servirà per affrontare e risolvere meglio diversi problemi. Premesso che non faccio ricerche né insegno materie per cui posso avere un interesse personale a parlare bene degli Ogm, tuttavia agli studenti spiego, fornendo i dati, che non ci sono prove che gli Ogm siano pericolosi per la salute e l’ambiente. E che ci sono, invece, abbondanti prove del contrario. Ricordo loro che un’ingente superficie del pianeta è ormai coltivata a Ogm, senza che ci siano state conseguenze negative, bensì solo vantaggi documentabili. Spiego, inoltre, che la Costituzione dice che non si può vietare un’attività economica se non ci sono prove che mette a rischio persone o cose. E se non è contraria alla moralità pubblica. Questo criterio, cioè la libertà d’impresa, è stato peraltro uno dei motori del progresso economico in occidente. Insegnare a degli studenti, in merito agli Ogm, cose che vengono avversate ideologicamente o politicamente, anche con grande enfasi mediatica, è un’esperienza particolare. Gli studenti chiedono come mai, se le cose stanno come io dico e soprattutto come pretendo che mi riportino all’esame, altrimenti non lo passano, i ministri del governo italiano e quasi tutti gli opinion maker, che scrivono sui giornali e vanno in tv, possono affermare il contrario. E avverto che a qualcuno non va giù, soprattutto se si è fatto una sua idea dell’argomento, di dovermi riportare i fatti e non le sue opinioni personali. L’esperienza appena descritta a proposito degli Ogm non è qualcosa di eccezionale per chi fa ricerca e insegna in Italia. Da noi si pagano (poco rispetto agli altri Paesi occidentali) migliaia di persone per fare studi internazionalmente competitivi, e insegnare ciò che è scientificamente valido. E ciò allo scopo di sviluppare capacità utili per promuovere lo sviluppo economico e sociale. Ma poi chi governa ignora, quasi regolarmente, i risultati e le indicazioni di questa attività. Anzi, non raramente decide in direzione opposta.
Giulio Corbellini, docente di storia della medicina