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 2010  gennaio 28 Giovedì calendario

DA RIFARE LE BUSTE PAGA DI TUTTA PIAZZA AFFARI

La Borsa italiana diventa fuorilegge. Il tetto alle retribuzioni dei manager (equiparato agli stipendi dei parlamentari), approvato ieri dal Senato con un emendamento sostenuto dal Governo, imporrebbe nei fatti di falcidiare gli attuali compensi delle società quotate che, con limitate eccezioni sono notevolmente più elevati di quel limite. Per non parlare dei 50 "superamministratori" di Piazza Affari l’elenco è stato pubblicato da Il Sole 24 Ore di ieri - che nel 2008 hanno guadagnato tra i 2,5 e gli 8,3 milioni.
Se una misura del genere fosse confermata probabilmente spingerebbe la gran parte delle maggiori società italiana ad uscire dal listino oppure, più facilmente, a trasferire all’estero la propria sede sociale. Una misura del genere non è prevista in alcun altro paese dell’Ocse. Oltre a contrastare – nel divieto di attribuire stock option con le attuali disposizioni di legge nel settore del credito. In Usa, lo scorso anno, è stato posto un tetto di 500mila dollari ai manager ma limitatamente alle società che hanno fatto ricorso agli aiuti pubblici per salvarsi. Ed anche quella misura è stata accompagnata da un coro di critiche.
Con ben altri auspici era iniziata, a Palazzo Madama,l’avventura dell’emendamento governativo sulle retribuzioni. La esplicita finalità era quella di allineare la legislazione nazionale agli indirizzi sui compensi ai manager oggetto di una recente raccomandazione della comunità europea (n.2009/385). Fornendo alla Consob una base giuridica per intervenire in materia ed anticipando le misure di autoregolamentazione che il codice di Piazza Affari si appresta ad introdurre.
Sul piano pratico la novità principale in arrivo riguardava l’ampia trasparenza sulle buste paga dei manager di seconda fascia delle società quotate in Borsa. Sono i «dirigenti con responsabilità strategiche ». Oggi i compensi di questi dirigenti vengono pubblicati solo in aggregato. Ma in futuro - stabilisce l’emendamento governativo - le società dovranno fornire anche per loro le medesime informazioni "personalizzate" che attualmente vengono pubblicate per i componenti degli organi sociali (Cda e collegio dei sindaci).
Altra novità importante è l’impegno per le società quotate a rendere pubblica una relazione sulle remunerazioni dei manager in anticipo, per l’anno successivo, indicando i criteri su cui si basa la busta paga, il compenso fisso e la parte variabile, i bonus, le stock option eccetera. Inoltre dovrà essere stabilito il «coinvolgimento dell’assemblea dei soci nell’approvazione della politica di remunerazione ». quello che gli anglosassoni chiamano «say on pay», un diritto dei soci, anche dei piccoli azionisti, di pronunciarsi sulle politiche retributive, che non si sostituirà però alle competenze dei consigli di amministrazione, di sorveglianza o di gestione nel decidere gli stipendi dei top manager.
Nei mesi scorsi, in tema di retribuzioni, era già intervenuta la Banca d’Italia richiamando in una comunicazione dell’ottobre scorso ( «sistemi di remunerazione e incentivazione») le disposizioni di corporate governance per gli istituti di credito emanate nel 2008, aggiornate con gli indirizzi del G20 e del Financial Stability Board (Fsb).Mentre l’intervento legislativo di questi giorni ed il confronto in atto tra la Consob ed il comitato per l’autoregolamentazione di Borsa si propongono di disciplinare corrette relazioni tra manager ed azionisti, le disposizioni di Via Nazionale hanno per finalità la sana e prudente gestione cioè si propongono di evitare che compensi eccessivi mettano a repentaglio la stabilità delle banche. Anche l’Isvap (il regulator assicurativo) sta per emanare regole simili sulle quali ha già svolto una pubblica consultazione. Ne saranno interessati non soltanto manager e dirigenti assicurativi ma- questa è la peculiarità- anche gli agenti. E, su questo punto, le norme potrebbero confliggere con altre disposizioni. Soprattutto quelle antitrust (le "lenzuolate" dell’ex ministro Pierluigi Bersani) che negli anni scorsi hanno spinto le compagnie a disputarsi gli agenti migliori. Anche attraverso la leva delle retribuzioni.