LEONETTA BENTIVOGLIO, La Repubblica 28/1/2010, 28 gennaio 2010
ELOGIO DEI BAMBOCCIONI
Sono trentenni fluidi, che vagano nei rapporti affettivi con l´anodina lievità di pesci catturati nelle trasparenze di un acquario, gli eroi di Verso la dolcezza (Einaudi Stile libero, pagg. 152, euro 15, 50), ultimo libro del francese François Bégaudeau, già noto per il best-seller La classe, da cui è stato tratto il celebre film del 2008 premiato a Cannes con la Palma d´oro. In questo stravagante feuilleton anti-romantico tutti i personaggi, a cominciare dal protagonista Jules, praticano un sesso effimero e pigro, nonché sfigato, pasticciato, impersonale, esilarante, goffo e talvolta deprimente. Comunque lontanissimo dai sentimenti. Usato come blando canale di comunicazione, coinvolge partner intercambiabili e ha un opportuno margine di casualità. Può farsi consumare in piedi alla svelta, con la ragazza del migliore amico e i corpi appiccicati alla piastrelle del bagno durante un veglione di Capodanno. O diventare un progetto esposto alla vicina di casa con un discorso che suona così: siccome è sempre meglio tornare a dormire nel proprio letto dopo aver fatto l´amore, e visto che gli spostamenti metropolitani tolgono energia, l´ideale è congiungersi tra dirimpettai. Quest´attrazione per un sesso che sbandiera il precariato può anche presentarsi in forma di giochetti sul divano guardando una partita alla tivù, e se a lui sfuggono parole d´amore bizantine saranno dimenticate «appena gli si è ammosciato».
Ex cantante del gruppo punk-rock Zabriskie Point ed ex insegnante (La classe narra una sua claustrofobica esperienza in una scuola di ragazzi "difficili"), lo scrittore Bégaudeau, con questa sua giostra di incontri disconnessi sospinta da individui affacciati sopra un nulla privo di inquietudini, è approdato al suo quinto romanzo: riflesso di uno scenario generazionale raggelante, il libro in Francia ha fatto molto discutere.
François Bégaudeau, il protagonista di Verso la dolcezza è il suo alter-ego?
«Sì e no. Jules è un uomo della mia età, vive a Parigi come me e fa il mio tipo di vita. Di mestiere è giornalista sportivo e io so cos´è una redazione, visto che collaboro a riviste come critico letterario e cinematografico. Inoltre adoro il rugby, di cui Jules è esperto. Insomma, quel che gli accade potrebbe benissimo succedere a me, però ogni situazione del libro è inventata».
Jules è immerso in un persistente «bordello affettivo». Lo è anche lei?
«Jules fa una vita da eterno studente e anch´io mi comporto come quando avevo vent´anni. Ora ne ho trentotto e non c´è niente che io intenda modificare».
Il problema è generazionale? Oggi in Italia si parla spesso di trentenni "bamboccioni".
«In Francia li si definisce gli adultescentes, termine che implica un giudizio negativo ed evoca stadi di regressione. Io però non sono regredito né sento alcuna nostalgia dell´infanzia. Mi piace essere così: perché cambiare?»
Non pensa che i figli di chi ha attraversato il ”68 abbiano spesso un´impossibilità "genetica" di piantare radici affettive?
« un tema abusato da giornalisti e sociologi, che trattano la volontà dei trentenni di evitare progetti familiari come una grave patologia o un handicap. Invece secondo me è una scelta di libertà e di gioia. Prima si reprimeva tutto perché così imponeva la società, mentre oggi si è all´ascolto dei propri desideri. Finalmente molte ragazze vogliono sperimentare vari partner sessuali prima di sposarne uno».
Crede che il fenomeno riguardi in particolare le donne?
«No, riguarda tutti, ma nelle donne acquista più evidenza perché a loro è stato imposto troppo a lungo di pensare solo al marito e ai figli. giusto e sano godere della propria curiosità sessuale: ho molte amiche che hanno realizzato la loro indipendenza in questo campo con appagamento».
Non c´è troppo narcisismo in un culto del piacere senza investimenti?
«Esiste un narcisismo buono e uno cattivo. Per millenni si è chiesto agli esseri umani di non pensare mai a se stessi: di lavorare per patria, Chiesa e famiglia e di lottare per nobili cause collettive. Peccaminosa ogni ricerca della felicità. Obbligatorio agire in funzione degli altri. Basta! il momento di praticare un buon narcisismo. I miei maestri di pensiero sono Nietzsche e Gilles Deleuze, che hanno messo il desiderio al centro della loro vita».
Spesso la realizzazione dei propri desideri non tiene conto della sofferenza altrui.
«Chiaro che non bisogna nuocere al prossimo: sarebbe narcisismo cattivo. Ma vivere per godere non è incompatibile con l´essere altruisti: i desideri vanno esauditi nel rispetto degli altri».
Perché Verso la dolcezza mescola gli episodi delle varie coppie in un affastellarsi temporale di episodi?
«Volevo costruire un ordine non cronologico, ma di atmosfere. Nella prima parte racconto blocchi e problemi, mentre nella seconda i capitoli diventano sempre più soleggiati e scorrono verso la dolcezza. E trionfa nel finale l´intesa tra Flup e Jeanne, toccati da un magico e duraturo colpo di fulmine. Di solito nelle storie d´amore le fini sono tristissime, mentre io ho voluto affermare che il vero amore esiste, almeno di tanto in tanto».
Ottimismo contraddetto dallo stile del romanzo, che scorre in un vuoto totale di emozioni: i personaggi non hanno senso del futuro, in una paralisi interiore collettiva.
«Bando ai moralismi: ho solo mostrato come oggi stanno le cose. Ci sono innumerevoli persone con situazioni sessuali e sentimentali frustranti e c´è qualcuno che riesce a raggiungere la felicità. L´esistenza corre tra fallimenti e conquiste».
Lei che ha insegnato in scuole parigine piene di immigrati, cosa pensa dell´ipotesi di porre un tetto al numero di bambini stranieri nelle classi?
«Non è un problema scolastico, ma di vita sociale. In città come Parigi o Milano gli immigrati affollano le zone povere, mentre dovrebbero vivere ovunque. Il centro di Parigi è pieno di appartamenti vuoti che il Comune dovrebbe dare agli stranieri, il che determinerebbe un equilibrio anche nelle scuole. Se i figli degli immigrati sono distribuiti in modo uniforme ce ne saranno pochi in ogni classe e s´integreranno in modo rapido e indolore».
Quest´utopia ignora gli interessi che governano il mercato delle abitazioni.
«Se non si regolano i prezzi delle case i nostri problemi saranno sempre più insostenibili. Ormai quasi ogni dibattito televisivo in Francia parla dell´Islam, tema al centro degli interessi di tutti perché chiunque ne ha paura. Intanto gli stranieri si moltiplicano a oltranza. Per questo ci vuole una soluzione radicale».