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 2010  gennaio 26 Martedì calendario

ALI IL CHIMICO IMPICCATO

Ali Hassan al-Majid, meglio noto come Ali il Chimico, è stato impiccato a Bagdad all’alba di lunedì 25 gennaio. Cugino e genero dell’ex presidente iracheno Saddam Hussein, si guadagnò il soprannome di "Chimico" per aver ordinato nel 1988 l’attacco con gas nervino contro la cittadina di Halabja, dove morirono migliaia di civili.
Lorenzo Cremonesi: «Subito dopo l’arrivo dei marines a Bagdad, nell’aprile 2003, nei mercati della capitale furono messe in vendita le videocassette trovate negli archivi dei servizi segreti. Impiccagioni, torture, massacri: la popolazione poteva finalmente vedere di persona ciò che per la maggioranza sino ad allora erano state solo verità sussurrate. Tra i filmati più ricercati c’erano quelli degli eccidi dei curdi negli anni Ottanta e degli sciiti subito dopo la guerra del 1991. Uno di questi mostrava il cugino di Saddam Hussein, Ali Hassan al-Majid, mentre istruiva alti responsabili dell’esercito sui bombardamenti chimici contro il villaggio curdo di Halabja nel 1988. La telecamera indugiava sul suo sorriso nel rimirare le foto di oltre 5.000 civili uccisi. Donne, bambini, anziani, tutti indistintamente fagotti nella polvere con il volto sfigurato nell’agonia della morte per asfissia, i polmoni bruciati dai gas».

Nato 67 anni fa nella regione settentrionale del Tikrit, come la maggior parte degli uomini più vicini a Saddam, Ali il Chimico aveva iniziato la sua carriera militare come capo delle unità d’élite nella guerra contro l’Iran. Tra il 1990 e il 1991 fu ministro della Difesa e governatore del Kuwait occupato. Raffigurato dagli americani come il Re di picche nel celebre mazzo di carte dei most wanted del regime iracheno, era stato condannato per genocidio e crimini contro l’umanità. Dato per morto due volte, fu catturato nel nord dell’Iraq il 21 agosto 2003.
Durante i processi aveva ammesso di aver ordinato l’utilizzo di gas contro la popolazione civile: «Nel mio lavoro non ho mai commesso errori».
A Bagdad, poco prima che venisse dato l’annuncio ufficiale della sua impiccagione, tre autobomba sono esplose quasi simultaneamente, colpendo quattro alberghi nel cuore della capitale frequentati anche dai media stranieri. I morti sarebbero 37, i feriti un centinaio.

Marcello Foa: «Ali il Chimico era un aguzzino, della peggior specie. E meritava di essere punito. Ma perché privarlo della vita con un metodo barbaro come l’impiccagione? Sono domande che troveranno poca risonanza tra i media europei e nessuna tra quelli americani. [...] Certo, quando vediamo le immagini di un dissidente cinese giustiziato con un colpo di pistola in testa, o quelle, strazianti, di due lapidati in Iran per aver avuto rapporti extraconiugali, l’Occidente inorridisce e protesta con una sola voce. Giustamente. L’indignazione però non può variare in funzione dell’identità del boia. Siamo tolleranti o addirittura dispiaciuti se il giustiziere appartiene a un Paese che ci è amico, scandalizzati se è un nemico. Così, proprio non va. Perlomeno non va per noi europei».