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 2010  gennaio 27 Mercoledì calendario

Darwish Mahmud

• al-Birweh (Israele) 13 marzo 1941, Houston (Stati Uniti) 9 agosto 2008. Poeta • «’Il poeta nazionale della resistenza palestinese”. ”La voce della Palestina occupata”. In realtà gli stavano sempre più strette quelle definizioni, ”cliché legati al passato”, [...] aveva detto [...] dichiarandosi invece ”cantore universale dell’amore e della libertà”. Ma è soprattutto così che sarà ricordato (e pianto) [...] Darwish è stato – e certo rimarrà a lungo’ il poeta più letto nel mondo arabo. Più conosciuto e venduto di molti autori in prosa (un genere relativamente nuovo per la cultura araba ma frequentato per altro dallo stesso Darwish, con otto opere). Il poeta perfino più cantato, sulle musiche di Marcel Khalifeh, Bob Dylan del Medio Oriente. Era nato nel 1941 nella zona di Haifa, a Birwa, sotto mandato inglese. E in una notte di guerra del 1948, quando il villaggio fu distrutto, era fuggito in Libano. Ma poi era tornato con la famiglia nella sua ”terra occupata”, aveva iniziato a scrivere poesie (nel 1960, diciannovenne, il primo libro: Uccelli senza ali), ad avere successo (la poesia Carta d’identità, del 1964, è ancora conosciuta a memoria da milioni di persone), a fare politica (nel Partito comunista d’Israele) finendo spesso in carcere, poi privato del passaporto israeliano. E nel 1971 aveva preso la via dell’esilio: prima in Unione Sovietica, poi al Cairo, a Beirut, Parigi e Tunisi. in quegli anni che aderisce all’Olp, ne dirige pubblicazioni e centri di ricerca, è in stretto contatto con la leadership, Arafat e non solo. Fino all’ingresso nel comitato esecutivo dell’Organizzazione, nel 1987: ”Ma non sono un politico – [...] aveva detto – quando ho saputo della mia elezione ai vertici Olp ho pianto”. Fino alle dimissioni nel 1993: ”Gli accordi di Oslo – aveva spiegato – mi hanno solo dato l’occasione per andarmene”. Poi nel 1995, dopo tanti anni, il ritorno nella sua Palestina, a Ramallah, dove continuava a vivere alternando soggiorni ad Amman e viaggi, molti in Europa. Perché ormai – sempre più stanco e deluso dal Medio Oriente, sempre più sarcastico e amaro sul suo futuro – Darwish era diventato ”poeta universale della libertà e dell’amore”. Amore anche per la sua Palestina, certo. Ma soprattutto per la vita» (Cecilia Zecchinelli, ”Corriere della Sera” 19/8/2008).