Varie, 27 gennaio 2010
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Matei Doina
• Ploiesti (Romania) 31 maggio 1985. Prostituta, il 26 aprile 2007, stazione Termini della metropolitana di Roma, colpiì in un occhio con un ombrello la 23enne Vanessa Russo (vedi RUSSO Vanessa), che morì dopo due giorni d’agonia. Arrestata il 29 aprile insieme a una connazionale minorenne, è stata condannata a 16 anni per omicidio preterintenzionale, pena confermata in Cassazione • «’Io non la volevo uccidere, mi dispiace, è stato un incidente. Era una ragazza come me con tutta la vita davanti” [...] madre di due figli piccoli rimasti a Ploiesti, vicino a Bucarest [...] ”Avevamo preso la metropolitana per andare a fare una passeggiata in centro - racconta - io e Tina (la sua amica minorenne n.d.r.) abbiamo trovato un posto a sedere e mentre ci alzavamo alla fermata di Termini ho urtato inavvertitamente quella ragazza bionda. Lei si è girata come una furia e mi ha detto: che c... spingi. Siamo uscite e, sulla banchina, mi è venuta di nuovo addosso. Mi ha insultata e mi ha schiaffeggiata” Sono i momenti cruciali, quelli che precedono l’omicidio e la tensione sale rapidamente. [...] ”Quella ragazza ha fatto per darmi un’altra sberla. Mentre veniva avanti, a testa bassa, io ho allungato, d’istinto la mano che reggeva l’ombrello per allontanarla e purtroppo l’ho colpita all’occhio con la punta. Ma non la volevo ferirla. Lì per lì non me ne sono neanche accorta”. [...] una passeggera ha raccontato una scena completamente diversa. Nessuno ha visto gli schiaffi ma la testimone ha descritto un movimento fulmineo di Doina, l’ombrello che saettava dal basso verso l’alto, con forza e precisione, diretto al viso. [...] ”Subito dopo, siamo uscite dalla metropolitana, volevamo solo scappare. Ma non sapevamo ancora che quella ragazza fosse grave. Verso le 18 siamo tornate alla pensione e, alle 23, ci siamo vestite e siamo andate a mangiare qualcosa in una panineria. Verso le 4 siamo tornate in albergo. Io ho due figli piccoli da mantenere, mi prostituisco per mandare i soldi a casa, non tengo nulla per me [...] Il giorno dopo abbiamo saputo che quella ragazza era morta . Ho pensato di costituirmi ma lì per lì non ne ho avuto il coraggio. Ho deciso di andare nelle Marche dove mia madre vive a Civitanova e lavora in una clinica, ha anche il permesso di soggiorno”. La donna confermerà tutto: è stata lei a convincere il suo amico Ramon Marcelo Tinaglia a ospitare le due ragazze in un casolare di contrada Cisterna, dove i militari sono arrivati [...] grazie alle indicazioni di un peruviano. [...]» (Massimo Lugli, ”la Repubblica” 1/5/2007) • «[...] Doina non si è mai sposata. Arriva in Italia [...] con un permesso di soggiorno turistico. Scaduto quello, ne ottiene un altro per motivi di salute, da maggio 2005 a maggio 2006: è incinta. All’inizio la rumena lavora al ”New York”, un night club di Tolentino. Nelle Marche c’è già la mamma, dipendente di una ditta di pulizie. La donna lavora in un ospedale e abita a Civitanova Marche, davanti al commissariato: forse è per questo che Doina, per nascondersi, sceglie un’altra casa. Quando il locale chiude, la rumena finisce sulla strada. Una vita più dura, ma anche più redditizia. Sassuolo, Tivoli, di nuovo Sassuolo, poi ancora Tivoli. Nei periodi in cui è senza permesso di soggiorno, viene più volte fermata e rinchiusa nel Ctp di Ponte Galeria. [...] A gennaio 2007 la Romania entra nella Ue e la clandestinità di Doina finisce. una cittadina europea, non rischia più di essere cacciata. La sua vita diventa più tranquilla, ma soltanto fino a [...] quando Doina e l’amica prendono il metrò per andare a guardare le vetrine nel centro di Roma» (Lavinia di Gianvito, ”Corriere della Sera” 1/5/2007).