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 2010  gennaio 27 Mercoledì calendario

OMAN NEL REGNO DELL’ELEGANZA TRA MARE E DESERTO

Togli a i grattacieli alla Gotham City e gli hotel avveniristici. Togli a Dubai la smania di diventare la Manhattan del Golfo, rimetti ogni cosa com´era nei primi anni Novanta, falla tornare una medina tra le dune e avrai Muscat.
Ecco perché molti dei vecchi affezionati degli Emirati oggi scelgono l´Oman come meta per immersioni, trekking, escursioni nel deserto. Chiamarla Svizzera d´Arabia è riduttivo, perché il sultanato, schiacciato contro il mare da Emirati, Arabia Saudita e Yemen, ha caratteri peculiari che contraddicono qualsiasi luogo comune. Muscat, la capitale, è lunga e invisibile. Una distesa di case basse, distribuite sul lungomare. Il bianco è accecante, né agli abitanti è permesso di usare colori diversi per rifinire le loro dimore. Il rigore con cui il sultano ha amministrato il suo regno di appena tre milioni di abitanti ha dato risultati urbanistici sorprendenti. Muscat, ma anche i centri più piccoli, non hanno una virgola fuori posto. Persino gli indispensabili condizionatori d´aria (d´estate le temperature sfiorano i 60 gradi) devono essere mascherati dentro apposite gabbiette bianche in stile moresco progettate dalla municipalità, le antenne satellitari posizionate al centro delle palazzine (di massimo tre piani), invisibili dalla strada. Come gli immobili, anche le automobili devono essere tenute in ordine (a un veicolo sudicio può essere elevata una contravvenzione). Nella penisola arabica, gli omaniti brillano per eleganza, stile, personalità. Nessuno indossa dishdasha in terital, tutte sono in seta o cotone e di ottima manifattura. Nessuno ha in testa kefiah ordinarie, ma musar di pashmina ricamati in Kashmir e annodati con estro. Le donne sono superbe, raramente col viso coperto, elegantissime nelle loro abeyya di crêpe georgette dalle bordure dorate, la civetteria tutta raccontata dai gioielli, dai tatuaggi, dal trucco. Le Cleopatre di Muscat si danno appuntamento da Kargeen, un caffè di Madinat Qaboos, a fumare la shisha e a gustare la shuwa, un raffinato piatto di carne. I maschi scorrazzano sulla Corniche o davanti al Suq Mutrah, dove è possibile trovare preziosi manufatti beduini, incenso e mirra, resine che abbondano nel paese e costituiscono gli ingredienti base di una prestigiosa maison de parfum, Amouage, di cui il sultano Qaboos bin Said Al Said - il più raffinato e sensibile sovrano delle terre arabe - va fiero. La costosa fragranza Gold è lo Chanel N.5 d´Arabia.
Per chi non ama la vacanza chiassosa, l´Oman è un paradiso (ad ogni evenienza Dubai è a un tiro di schioppo). Un´automobile - per viaggiare in città e visitare le meraviglie naturali, le grotte e le antiche miniere di rame nei wadi striati come stoffe di Missoni, le fortezze risalenti alla dominazione portoghese (1508-1648) - e un comportamento discreto: non c´è bisogno d´altro per entrare nel ritmo pigro della città. La popolazione è schiva, ma da Kergeen c´è anche chi ha voglia di socializzare.
La magione di Omar è formata da sette ville bianche intorno a un grande giardino. Suo padre, originario della verde Salalah, ha sette mogli (da tre è divorziato) e trentanove figli. Dopo il master in economia al Cairo, Omar è tornato ad amministrare le sue proprietà (qui c´è poco petrolio ma molto gas). Il patriarca spiega che gli omaniti sono arabi «diversi» fin dall´epoca in cui il paese era tristemente famoso per la tratta degli schiavi. «Trattenevano e affrancavano i migliori», dice, «che sono diventati parte della nostra razza». Omar dice divertito che l´altra sera, al cinema, si è seduto accanto a un ragazzo che gli somigliava come una goccia d´acqua, «era uno dei miei fratelli, figlio di un´altra madre. Erano anni che non ci vedevamo». Si sono dati appuntamento per una corsa notturna nel deserto. In jeep naturalmente. Per i giovani di Muscat è certamente più emozionante e trasgressivo dell´afterhour in una discoteca alla moda.