LUIGI BIGNAMI, Repubblica 27/1/2010, 27 gennaio 2010
NEANDERTHAL, PAUS IL PRIMO OMINIDE DELLA PIANURA PADANA
Era una giornata durante la quale il fiume Po si stava ritirando, dopo una piena causata da un acquazzone, nella primavera dell´anno scorso. Il giornalista Fulvio Stumpo stava percorrendo un tratto di fiume in prossimità di Cremona quando è stato colpito dalla presenza di un osso che sporgeva da una scarpata argillosa. Lo ha raccolto e lo ha portato al Museo Naturalistico di San Daniele Po, vicino Cremona. «Ci siamo subito resi conto della particolare morfologia del reperto, che richiamava quella di un osso frontale di un Neanderthal», spiega Simone Ravara, direttore del Museo. Dopo una serie di esami, realizzati da un gruppo di ricercatori di varie università italiane, si è giunti alla conclusione che esso appartiene ai nostri "cugini" estinti. la prima volta che si scopre un fossile di Neanderthal in Pianura Padana. Fino ad ora infatti, i ritrovamenti principali di fossili neandertaliani sono avvenuti in Italia centro-meridionale, soprattutto nel Lazio, in Campania e in Puglia e in poche altre aree della Penisola, ma mai in un´area totalmente pianeggiante come la vasta pianura padana. Come da tradizione gli è stato dato un nome: Pàus, la contrazione di Padus, nella derivazione del sostantivo Po.
«L´osso, che mostra di essere stato trasportato da una corrente fluviale, è fortemente levigato sugli spigoli tranne che su alcune regioni fratturate da non molto, come se avesse subito il recente distacco dalla rimanenza cranica», spiega il paleontologo Davide Persico dell´Università degli Studi di Parma e tra i primi ricercatori ad esaminare il reperto. Al momento non si è ancora potuto analizzarlo a fondo in quanto ha subito una serie di passaggi burocratici. Spiega Persico: «Per adesso possiamo dire che Pàus visse nel Pleistocene in Pianura Padana, in un periodo al momento ancora indefinito tra 250.000 e 28.000 anni fa». Esso era contornato da un´associazione faunistica molto ampia che comprendeva mammuth, orsi delle caverne, bisonti, alci e cervi giganti, che Pàus, molto probabilmente, cacciava e di cui si nutriva. Parti di questi animali sono stati più volte scoperti lungo il Po. «Questo ci lasciava presagire che se il Neanderthal fosse vissuto insieme a quegli animali prima o poi qualche reperto sarebbe stato scoperto», continua Ravara.
Certamente dunque, il ritrovamento di Pàus va annoverato tra le più importanti scoperte paleoantropologiche della Pianura Padana. «Purtroppo però qualche informazione è andata persa a causa della raccolta affrettata. Questo fossile avrebbe potuto raccontare molto di più in quanto era stato osservato in una rara posizione stratigrafica all´interno di una parete argillosa, una condizione straordinaria, non utile per definire la sua età, ma comunque capace di garantire l´individuazione di tempi e modalità di deposito, nonché la possibile provenienza del reperto», spiega Persico.
Ora Pàus inizierà una lunga trafila di esami che da un lato serviranno per datare il Neanderthal a cui apparteneva quel lobo e dall´altro per cercare nuovi indizi sulla storia che li ha portati non solo ad abitare antri e ricoveri naturali, ma anche la pianura più aperta. Forse tutto ciò permetterà anche di aggiungere qualche tassello in grado di spiegare la scomparsa, ancora in gran parte misteriosa, di una specie che ci fu molto vicina.