Stefano Feltri, il Fatto Quotidiano 27/1/2010;, 27 gennaio 2010
PERICOLOSO COME UN BOND GRECO
Perché tutti vogliono comprare i titoli di Stato della Grecia, che è sull’orlo del fallimento? La stampa internazionale ieri ha celebrato l’esito del collocamento di 8 miliardi di euro da parte della Grecia come il segnale che i mercati finanziari hanno ricominciato a fidarsi di Atene e che il crac di uno Stato sovrano dentro la zona dell’euro è stato evitato. La domanda degli investitori è stata di 25 miliardi, la Borsa ha festeggiato (ma ieri è tornata a scendere sotto la soglia psicologica di 2.100 punti). Il pericolo che la Grecia dichiari l’insolvenza – perché non può rimborsare o prorogare i suoi debiti – sembrerebbe quindi evitato. PESSIMISMI. Chi lavora sui titoli di debito statali, però, è meno ottimista e avanza un’altra spiegazione. Nel bollettino della Banca centrale europea di gennaio si vede che M3 ha smesso di crescere, ma resta su livelli senza precedenti. M3 è l’aggregato che misura quanto denaro c’è in circolazione nella zona euro (tra banconote, depositi bancari a breve ecc.) ed è a 9.340 miliardi di euro. Prima della crisi, nel 2007, era soltanto 8.645. Tradotto: visto che la Bce impone un costo del denaro basso, all’uno per cento, ci sono moltissimi soldi disponibili a buon mercato e gli investitori possono permettersi di collocarne una parte anche in investimenti a rischio come i bond greci che offrono un rendimento allettante, oltre il 6 per cento. Basta includere un po’ di titoli di Stato nel proprio portafoglio investimenti per assicurarsi un rendimento buono a un rischio tollerabile. Non è una questione di fiducia nella capacità del governo greco di ripianare un debito pubblico superiore a quello italiano (120 per cento) e di smetterla di mascherare i veri risultati della finanza pubblica. ”Non accetteremo mai più numeri sui conti pubblici che non corrispondano alla realtà”, ha detto nei giorni scorsi il presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet. La spiegazione dell’improvviso interesse per i titoli greci è che il mercato offre poche opportunità di investimento davvero redditizie e quindi conviene puntare su titoli di Stato come quelli di Atene che pagano sei volte di più che, per esempio, i Bot italiani. ”Se dovesse cambiare il clima e tornasse la sfiducia, inizierebbe però il solito processo di flight to quality, la ricerca della qualità, e gli investitori sposterebbero i propri denari su investimenti più sicuri anche se meno re mu n e ra t i v i ”, spiega al Fatto un trader. Particolare non irrilevante: anche se i Bond greci non hanno una buona fama, sono pur sempre utilizzabili come collaterale (cioè come garanzia per ottenere prestiti) nelle operazioni con la Bce. Quindi, oltre a essere redditizi, sono utili nella gestione ordinaria delle banche. LA FIDUCIA. Il caso greco sta diventando un termometro della salute del sistema finanziario globale. Il fermento intorno al collocamento del debito di Atene si regge su una premessa: la Grecia non verrà abbandonata al suo destino, l’Europa non la lascerà fallire. Dopo quello che è successo abbandonando la banca d’af fari americana Lehman Brothers alla bancarotta, nell’autunno 2008, nessuno lascerà più collassare un soggetto di primaria importanza come uno Stato sovrano. Sul sito lavoce.info Angelo Baglioni e Massimo Bordignon ricordano che la cosiddetta no-bail out clause ( cl a u s o l a anti-salvataggio) nel Trattato dell’Unione europea non impedisce ai paesi membri dell’Unione di intervenire quando uno di questi è in difficoltà, ”dice solo che non sono tenuti a farlo, che è ben diverso”. Il cordone sanitario intorno alla Grecia, insomma, non è automatico ma neanche vietato, si deciderà sul momento se e come intervenire. Nei mesi scorsi la Bce – che pure non dovrebbe premiare Stati poco attenti alla finanza pubblica – è intervenuta addirittura a sostegno dell’Ungheria, che non è dentro la moneta unica ma ha molti debiti (soprattutto privati) in euro. Un salvataggio statale può avvenire soltanto a debito e non è sicuro che gli Stati che correranno in soccorso di Atene saranno in grado di piazzare i propri titoli con grande facilità in un momento in cui il panico dovesse salire per il crac imminente. E non ci sono certezze che la Bce voglia d av ve - ro gestire questa nuova fase dell’emergenza (in cui saltano, o rischiano di saltare, gli Stati dopo le banche e le imprese). A dicembre ha pubblicato uno studio dal tempismo sospetto: ”Ritiro ed espulsione dalla Unione europea e dall’Unione monetar ia”. Gli investitori che stanno scommettendo sui titoli greci sono avvertiti.