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 2010  gennaio 27 Mercoledì calendario

APPLE ALZA IL VELO SUL TABLET - I

tecnici di Apple allestiscono sotto la pioggia battente di San Francisco il palco dello Yerba Buena Center. L’attesa per la presentazione di domani (oggi per chi legge) della "tavoletta dei miracoli", come è stata soprannominata qui, sta raggiungendo l’acme. E il «gossip» sul lavorosegretissimo che il fondatore di Steve Jobs e i suoi hanno fatto negli ultimi tre anni sono diventate un fiume in piena. Secondo indiscrezioni, il tablet di Apple costerà 999 dollari, 499 con l’abbonamento a Verizon, l’operatore di telefonia americano non compatibile con le reti europee. Per questo motivo il tablet uscirà negli Usa a marzo e in Europa solo a luglio, con una seconda versione dotata di connettività Umts/3G. Una conferma indiretta arriverebbe da Verizon stessa, che ha annunciato proprio per domani il suo evento aziendale annuale, riservato agli annunci più importanti. Negli Usa iPhone è venduto sinora in esclusiva da At&T.
Il tablet, (che si chiamerà iSlate o iPad), sarà un apparecchio dotato di interfaccia touch innovativa e di una struttura tuttoschermo da 10,1 pollici, prodotta su misura in Asia per Apple. Durante la presentazione dei risultati finanziari di due giorni fa Steve Jobs ha dichiarato che il 2010 sarà «un anno molto importante per i prodotti di Apple », a partire dal lancio del 27 «su cui tutti noi ad Apple contiamo moltissimo».
Il prodotto è stato finora avvolto nella segretezza più assoluta; Apple non ha mai neanche confermato di lavorare su un tablet. Eppure, il lavoro è stato fatto e molto bene secondo la società di analisi Flurry: a Cupertino (sede di Apple) sono da pochi giorni in test i primi 50 tablet. Funzionano con una versione avanzata del sistema operativo degli iPhone e sono visibili tramite i sensori collegati ad Internet di Flurry a causa delle particolari "impronte digitali" che lasciano in rete navigando nei siti web e scaricando applicazioni dal negozio digitale di Apple stessa. In particolare, i tecnici che testano i 50 apparecchi avrebbero scaricato in tutto circa 200 applicazioni, in prevalenza giochi. Ma Apple starebbe lavorando alacremente anche alla realizzazione dei "contenuti" specifici del tablet. In particolare, quelli editoriali. A Cupertino, poche decine di chilometri da San Francisco, si è acquartierato un team del New York Times: l’obiettivo è mettere insieme in tempi rapidi una versione per il tablet dell’applicazione di lettura del quotidiano già disponibile per iPhone e iPod touch. Secondo il Los Angeles Times, questa è una pratica con sviluppatori esterni che Apple ha seguito in passato anche per il lancio dello stesso iPhone. Proprio il modello di business che segue la possibilità di leggere giornali, riviste e libri sul tablet di Apple ha creato nei giorni scorsi molte curiosità e indiscrezioni. L’evento di San Francisco, al quale parteciperà in esclusiva anche il Sole 24 Ore, è letto come l’avvio di una nuova era per l’editoria in transizione verso il mondo digitale e soprattutto come un attacco ad Amazon e al suo "Kindle", il lettore di libri in bianco e nero, incapace di prestazioni multimediali più evolute. Apple avrebbe stretto accordi con vari editori, fra cui HarperCollins, per rilasciare libri, riviste e giornali con libertà di prezzo per l’editore (su Kindle è invece Amazon a stabilirlo) e con una divisione del prezzo di copertina dei prodotti venduti al 30/70 a vantaggio degli editori, anziché il 50/50 di Amazon. In passato questa strategia di ripartizione del fatturato ha funzionato più che bene per Apple. Soprattutto, ha fatto crescere un forte ecosistema di sviluppatori nel settore delle applicazioni per iPhone e iPod touch, contribuendo alla trimestrale dei record appena annunciata da Apple: fatturato e utili ai massimi storici, vendite record di Mac (3,36 milioni) e degli altri apparecchi di Apple: 8,7 milioni di iPhone e 21 milioni di iPod. Soprattutto, Apple diventa un’azienda sempre più sbilanciata sui mercati internazionali, con il 58% del fatturato all’estero. In Italia, ha dichiarato durante la presentazione dei risultati il vice di Steve Jobs, Tim Cook, «c’è stata una crescita spettacolare » del mercato Mac: che ha segnato un + 40% in un anno. Antonio Dini • DAL DYNABOOK AL NEWTON LA RINCORSA DELLE «TAVOLETTE» - L’uomo che ha concepito il tablet, è anche il suo assassino. Sempre ammesso che oggi riesca a ripetere una delle sue magie, Steve Jobs potrebbe passare ai posteri non solo come l’ideatore del computer facile da usare (il Mac), della musica portatile (l’iPod) e del telefono tuttofare (l’iPhone),ma anche di una nuova categoria di prodotto che sin qui è stata chiamata tablet, tavoletta. Peccato che sia stato proprio Steve Jobs, nel 1998, un anno dopo esser tornato alla guida della Apple, ad aver sparato in fronte all’unico tablet che c’era sul mercato: il Message Pad 100, meglio noto come Newton.
Tuttavia, esattamente come Jobs non ha ideato per primo il computer col mouse e le finestre, i lettori Mp3 o gli smartphone, altrettanto dicasi per i tablet. Quell’idea balena nel 1968 dentro a un altro cervello: quello di Alan Kay, un ingegnere del Parc, il fecondo laboratorio delle innovazioni fondato dalla Xerox nella Silicon Valley. Kay è uno degli scienziati che ha inventato la programmazione a "oggetti" e l’interfaccia graficaa finestre (diventata prodotto commerciale con il Mac), nonché quello che ha coniato uno dei motti di Steve Jobs: «il miglior modo di predire il futuro, è inventarlo».
E difatti Alan Kay – apparso, ormai settantenne, alla recente fiera dell’elettronica di Las Vegas- è anche colui che ha concepito il primo tablet, nel 1968. Si chiamava Dynabook. In teoria, avrebbe dovuto avere il touchscreen,
essere wireless,rivoluzionare il mondo dell’educazione e costare meno di 500 dollari: un vero e proprio miraggio, con la tecnologia degli anni 60. Una concreta realtà,al giorno d’oggi. La scelta dei tempi, quando si parla di tecnologia, è tutto. Nel 2002, Bill Gates aveva lanciato, con mille fanfare, la sua idea di tablet: di fatto, un pc portatile con un schermo mobile e
touch. Doveva essere l’ultima moda, ma non è successo niente. O meglio. successo che la tecnologia si è evoluta (processori più potenti ed efficienti, comunicazioni senza fili, memorie a stato solido più capienti) al punto che la profezia del Dynabook si è più o meno realizzata con l’avvento dei netbook, i computer ultraportatili che hanno conquistato il mercato nel 2009. O almeno, fino all’avvento di Steve Jobs.
Dopo essere tornato alla Apple nel 2007, Jobs decide in cinque minuti di chiudere la divisione Newton. Il fatto che l’idea originale fosse di John Sculley (il manager che lui stesso aveva assunto e che poi lo lincenziò dalla sua Apple) non deponeva a suo favore. Ma Jobs aveva ragione: per il Newton, i tempi non erano ancora maturi.
Non a caso, Jobs stesso, intorno al 1983, aveva disegnato Bashful, una specie di voluminoso tablet sin troppo simile al Dynabook, salvo poi rimetterlo nel cassetto perché, anche in quel caso, l’idea era troppo avanti nel tempo. Basti pensare alla tecnologia cellulare 3G, che è incorporata nel gadget che sarà presentato oggi dalla Apple: ai tempi del Newton non c’era il wi-fi. Figurarsi il 3G. Non c’era l’iPod. Figurarsi la tecnologia dell’iPhone.
Se il fiuto di Jobs non inganna, c’è il sospetto che, per il decollo del tablet, i tempi siano maturi. Marco Magrini