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 2010  gennaio 26 Martedì calendario

L’EUROPA VUOLE CATTURARE IL SOLE

Finalmente anche l’Europa comincia a muoversi sul fronte dell’energia solare catturata oltre l’atmosfera, nello spazio, e trasmessa sulla Terra. Tale prospettiva, assieme a quella della fusione nucleare, è considerata al top degli interessi per disporre di energia pulita e illimitata. Non è un sogno; è solo un problema di ingegneria e di investimenti. Ma la fine del petrolio costringe a trovare alternative prima giudicate fantascientifiche. Come lo era appunto l’energia solare dallo spazio prospettata nel racconto Reason di Isaac Asimov nel 1941. Già nel 1968, però, diventava un brevetto depositato in Usa.
Da allora sono partite le ricerche, in particolare alla Nasa e in alcune società private, che hanno consentito di maturare la tecnologia. E nel 2007 il Pentagono dopo un esame degli sviluppi compiuti concludeva che era giunto il momento di avviare un progetto pilota collaborando con la Nasa per concretizzarlo. Ed ora si è al lavoro. L’anno scorso la Pacific Gas & Electric annunciava un accordo per realizzare entro il 2016 una centrale dimostrativa in orbita da 2000 megawatt. In parallelo il Giappone, dopo otto anni di studi, elaborava il piano di un satellite SPS (Solar Power Satellite) definendolo «priorità nazionale» garantendo un sostegno finanziario di 21 miliardi di dollari per disporre di un impianto entro trent’anni.
Tanto interesse deriva dal fatto che al di fuori dell’atmosfera arriva una quantità ininterrotta di energia pari a 1360 Watt per metro quadrato. Un livello enorme se pensiamo che sulla Terra giungono appena 2-300 Watt al metro quadrato, e spesso anche meno, a causa della notte e del giorno, delle nuvole e delle intemperie. Se si esce dall’atmosfera, dunque, l’energia dell’astro diventa una fonte energetica senza limiti in grado di soddisfare l’intera necessità del pianeta.
Per materializzare l’obiettivo si tratta di portare nello spazio delle superfici di celle solari le quali convertono la radiazione solare in energia elettrica che viene poi trasmessa a terra. A tal fine si sono condotte sperimentazioni sia in Giappone che negli Usa convertendo l’energia in microonde o in un fascio di luce laser.
Ricercatori tedeschi, francesi e britannici del gruppo aerospaziale Eads-Astrium stanno ora conducendo dei test in laboratorio facendo ricorso ad un laser a infrarosso. «Per il momento usiamo bassi livelli di energia – nota Robert Lane, responsabile della ricerca in Astrium – ed abbiamo scelto il laser ad infrarosso perché consente un’efficienza nella conversione in elettricità molto elevata: lo scopo è di arrivare all’80 per cento. La ricerca è condotta assieme all’Università del Surray costruttrice dei convertitori». La stessa scelta è stata compiuta dai giapponesi mentre gli americani privilegiano l’invio attraverso le microonde. Adesso è in corso di elaborazione un progetto da sottoporre all’Agenzia spaziale europea Esa per giungere come americani e nipponici ad un satellite sperimentale da portare nello spazio.
Negli ultimi anni sono stati indagati anche gli aspetti della sicurezza e della salute per mantenere l’intensità del fascio trasmesso entro il limite di non rischio così da evitare problemi agli abitanti delle località interessate, agli animali e agli aerei in volo. L’ideale sarà portare un satellite SPS in orbita geostazionaria a 36 mila chilometri d’altezza dove ci sono i satelliti per telecomunicazioni e da dove si può garantire una generazione costante 24 ore al giorno.
Giovanni Caprara