Beppe Severgnini, Corriere della Sera 25/01/2010, 25 gennaio 2010
«SPAM» IL 95% DEI MESSAGGI EMAIL. DA CARNE IN SCATOLA A OSSESSIONE
Spam, fino a qualche anno fa, era solo il nome di una popolare carne in scatola americana (prodotta in Minnesota, in commercio dal 1937). I Monty Python, comici inglesi irresistibili, la resero celebre nel 1970: un povero avventore veniva assalito dalla cameriera, che gli proponeva un menu solo a base di Spam («Spam, Spam, Spam, Spam, Spam, Spam, baked beans, Spam, Spam, Spam and Spam»). Viene di qui il significato moderno. Spam: la robaccia che finisce nelle nostra posta elettronica.
Eppure, pensate: secondo Enisa (European Network and Information Security Agency) solo il 4,4% delle email spedite finisce effettivamente nelle nostre caselle. Il 95,6% non viene recapitato perché giudicato spam. Se consideriamo la spazzatura che troviamo comunque tra la «posta in arrivo», la morale è chiara, la vicenda antipatica e il futuro preoccupante. L’Italia è 10ª nella classifica dai Paesi «spammati». Quindi, c’è chi sta peggio di noi. Ma non bisogna abbassare la guardia, né rassegnarsi. Poiché la posta elettronica è ormai uno strumento indispensabile, come salvarla dagli infestanti industriali (società specializzate che spediscono milioni di messaggi), professionali (uffici-stampa che non conoscono il mestiere) e sociali (conoscenti che mettono l’intero indirizzario in cc)? Qualcuno ha proposto di far pagare le email. Basterebbe un piccolo costo per scoraggiare i molestatori. Controindicazione: la posta elettronica gratuita è ormai una consuetudine e un volano economico, soprattutto per le nuove generazioni. Se qualcuno – governi, società concessionarie – riuscisse a mettere il cartellino del prezzo sulle email, buonanotte.
Per ridurre drasticamente la spam’ farla scomparire temo sia utopistico’ meglio perseguire gli spammatori. Sebbene spesso usino informazioni personali fasulle per stabilire accounts presso i providers, si possono rintracciare. E punire. Cosa aspettano, i regolatori della Rete? Iana (Internet Assigned Numbers Authority), Icann (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), Ietf (Internet Engineering Task Force), Isoc (Internet Society) e Rirs (Regional Internet Registries) hanno i mezzi per salvare l’email. Oggi è un patrimonio dell’umanità, e va difeso come tale.
Beppe Severgnini