Giuseppe Masera, Corriere della Sera 24/01/2010, 24 gennaio 2010
TUMORI INFANTILI: IL CASO ITALIANO
Nell’ultimo mese sette bambini abitanti a Milano vengono ricoverati al San Gerardo di Monza. Diagnosi: leucemia linfoblastica acuta (LLA). In più: 3 di loro frequentano la stessa scuola elementare (ma vi si sono trasferiti da poco). Che cosa sta succedendo? C’è da preoccuparsi per questa anomala "epidemia"? Cerchiamo di analizzare questi dati con obbiettività.
La LLA è la forma tumorale più frequente in età pediatrica (colpisce le cellule linfatiche nel midollo osseo ed in altre sedi al di fuori del midollo); è, in termini assoluti, molto rara, e guaribile in oltre l’85% dei casi, in Italia come nei migliori centri del mondo. Presso l’ospedale San Gerardo di Monza esiste un centro di Ematologia pediatrica di eccellenza, leader a livello nazionale e internazionale. Ogni anno si ammalano in Italia di tumore 1.500-1.600 bambini in età 0-14 anni, con un’incidenza di 176 nuovi casi per milione di bambini (1-2% di tutti i tumori diagnosticati ogni anno in Italia). Le leucemie sono il 35% dei tumori pediatrici (550 casi/anno) e la LLA è l’80% di tutte le leucemie (440 casi/anno).
Ma c’è un dato che richiama l’attenzione di chi ha a cuore la salute dei nostri bambini: in Italia l’incidenza dei tumori infantili è in aumento del 2% ogni anno, mentre in Europa l’incremento è dell’1,1% e negli Stati Uniti dello 0,6% (Rapporto Associazione Italiana Registri Tumori, AIRTUM). Morale: in Italia i nostri bambini si ammalano di più rispetto a quelli dei principali Paesi europei, verosimilmente perché l’ambiente che abbiamo creato reca seri problemi alla loro salute, non solo per quanto riguarda i tumori.
Quali sono le cause dei tumori? E’ possibile individuare uno o più fattori "killer", da scovare e possibilmente eliminare? Purtroppo no. I tumori pediatrici, in particolare la LLA, si verificano perché una serie di lesioni al Dna concorre nell’arco di un tempo non breve (per lo più alcuni anni) a creare cellule (del sangue o di altri organi) che iniziano a proliferare in modo non controllato. Questi fattori, che possono agire già durante la vita fetale, sono molteplici e già da alcuni anni ritenuti probabilmente responsabili nel favorire l’insorgenza dei tumori. Ne elenchiamo alcuni: il benzene, i campi elettromagnetici, la radioattività, il radon (gas presente nel sottosuolo), certe infezioni virali. Ma un concetto deve essere ben chiaro: tutti questi fattori fanno aumentare il rischio, ma nessuno di loro può essere ritenuto responsabile, da solo, di quel singolo caso di tumore.
Concludendo: la Asl di Milano ha rapidamente attivato un gruppo di lavoro, coordinato dall’epidemiologo Luigi Bisanti, che procederà alle indagini più rigorose, che non saranno limitate alla scuola di origine, ma anche alle aree di residenza. Augurandoci che questa dolorosa vicenda richiami l’attenzione non solo a Milano ma anche in tutta Italia, perché vengano attivate iniziative concrete di tutela dell’ambiente, per un maggior rispetto della salute di tutti e in particolare dei nostri bambini.
Giuseppe Masera * Clinica Pediatrica dell’Università di Milano-Bicocca, A.O. San Gerardo, Monza