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 2010  gennaio 24 Domenica calendario

DA PAOLO A SPEER, GLI «ALIMENTATORI» DI FEDE

Il termine «evangelizzazione», ovvero l’attività dei cristiani a suscitare e ad alimentare la fede, non è tra i più antichi, anche se il primo a renderlo cinetico e a dedicargli la vita fu San Paolo, al secolo Saulo di Tarso. Nel mondo contemporaneo si presenta, con tutte le sfumature che ci sono familiari e proferito in un contesto ufficiale, alla Conferenza ecumenica della Chiesa presbiteriana degli Stati Uniti d’America nel 1900: lo utilizza Robert Speer. In ambito cattolico si è esteso notevolmente dopo il Concilio Vaticano II, negli anni ”60 del Novecento. Lo scorso anno il cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi ha ricordato che i genitori rappresentano i primi evangelizzatori dei loro figli, giacché sono anche i primi che possono trasmettere la fede come un dono ricevuto da Dio. E lo stesso Benedetto XVI, in occasione della 43esima giornata mondiale delle comunicazioni sociali, non esitava a individuare nella rete anche uno strumento di evangelizzazione e di amicizia.
Certo, la storia è piena di evangelizzatori. Si possono trovare, per esempio, nelle figure di Carlo e Federico Borromeo, i due arcivescovi milanesi che dopo il Concilio di Trento, tra il XVI e il XVII secolo, si prefiggono di ri cristianizzare la Lombardia, disturbata ancora da mille riflessi paganeggianti. Carlo, il più deciso, colpisce gli spettacoli, i divertimenti; ammonisce senza requie, censura anche gli intrattenimenti carnevaleschi. E che dire di Diego Valades che portò il vangelo agli Indios? La sua Rethorica Christiana (1579) resta il documento di una vocazione formidabile. San Patrizio, il cui vero nome pare sia stato Maewyn Succat, nacque tra il 387 e il 392 a Kilpatrick, in Scozia (secondo alcune fonti sarebbe, invece, del Galles). Evangelizzò come volle papa Celestino: il pontefice gli affidò la missione di estirpare dall’Irlanda il paganesimo e convertire l’intera nazione alla cultura cattolica. Non sono che semplici esempi di una storia millenaria.
La figura di Giovanni Paolo II è vista dai più come quella di un evangelizzatore del mondo attuale, ma non va dimenticato che già nel 1974 con il sinodo dei vescovi sulla «evangelizzazione del mondo contemporaneo» questo termine assunse un ampio valore, sino a diventare «ogni attività mediante la quale il popolo di Dio suscita e nutre la fede viva». In particolare: «La predicazione della parola, la testimonianza della vita e l’amministrazione dei sacramenti».
Evangelizzare ha, insomma, un valore antico e, allo stesso tempo, modernissimo. I primi cristiani testimoniarono il Cristo convertendo intere nazioni e le Chiese dei nostri giorni sono chiamate a ri evangelizzare situazioni e territori che smarriscono lentamente il messaggio di Gesù. Ma è altresì vero che la storia non ha mai dato requie a questo verbo. Il mondo fa da sempre bene il suo mestiere.
Armando Torno