Franco Venturini-Francesco Battistini, Corriere della Sera 24/01/2010, 24 gennaio 2010
2 Articoli. LE VOCI SUI CONTI DI AHMADINEJAD E LE SPERANZE NEL CAMBIO DI REGIME -E così alcuni tra i massimi dirigenti di Teheran, secondo il quotidiano israeliano Yediot Ahronoth che a sua volta ha raccolto lo scoop da media del Kuwait, disporrebbero di enormi ricchezze nascoste in conti esteri e coperte da quelle diavolerie finanziarie che ben conoscono dittatori ed evasori
2 Articoli. LE VOCI SUI CONTI DI AHMADINEJAD E LE SPERANZE NEL CAMBIO DI REGIME -E così alcuni tra i massimi dirigenti di Teheran, secondo il quotidiano israeliano Yediot Ahronoth che a sua volta ha raccolto lo scoop da media del Kuwait, disporrebbero di enormi ricchezze nascoste in conti esteri e coperte da quelle diavolerie finanziarie che ben conoscono dittatori ed evasori. Diciamolo subito: la fonte della notizia, che si tratti del Kuwait o di Israele, non è precisamente neutra, e la sua credibilità inevitabilmente ne soffre. Possiamo crederci o non crederci, ma il vero punto è comunque un altro. Nelle più alte gerarchie del potere iraniano, attorno al presidente Ahmadinejad e alla guida suprema Khamenei, infuria dal giugno scorso una lotta senza quartiere. La scelta fondamentale sulla risposta da dare alla «mano tesa» di Obama in tema di arricchimento dell’uranio ha inferto un primo scossone agli equilibri preesistenti, trasformando talvolta le colombe in falchi (è il caso di Larijani) mentre qualche falco della prima ora (si dice lo stesso Ahmadinejad) diventava possibilista ma scopriva di non avere la forza politica necessaria per imporre una decisione. E non solo. Le centinaia di migliaia di manifestanti soprattutto giovani che in rappresentanza di una borghesia impoverita e vilipesa hanno sfidato il regime anche a costo della vita, hanno ulteriormente frantumato le gerarchie e aperto varchi a nuove ambizioni. Il Khamenei un tempo intoccabile, per dirne una, ha perso il suo ruolo di arbitro e di volta in volta si vede costretto a schierarsi. Si aggiunga che il pessimo andamento dell’economia non fa che approfondire le ferite, prima ancora che l’Occidenti adotti’ se lo farà davvero’ nuove sanzioni contro Teheran. Si spiega così che oggi molti osservatori anche non obamiani ritengano che un regime change sia più realisticamente ottenibile dall’interno che attraverso un ricorso alla forza il quale, in aggiunta ad altre controindicazioni, avrebbe l’effetto di ricompattare gli iraniani sotto le bandiere del nazionalismo. Ebbene, se questa è l’aria che tira a Teheran (o forse dovremmo dire l’aria che l’Occidente spera che tiri a Teheran), parlare di arricchimenti illeciti al vertice è esattamente come gettare olio sul fuoco. In attesa dell’incendio. Franco Venturini IRAN, I MILIARDI SEGRETI DELLA NOMENKLATURA – «Allah stramaledica gl’inglesi!». E le loro banche. Quando (era giugno) il secondo figliolo della Guida Suprema Ali Khamenei si scagliò contro gli gnomi di Londra e «la loro grande voglia d’impicciarsi negli affari interni dell’ Iran e di boicottare la nostra economia», le piazze fedelissime di Teheran alzarono il pugno e gridarono a comando: giusto, che fossero stramaledetti, quelli della City. Giustissimo. Sacrosanto. Anche perché Mojtaba Khamenei, che a quarant’anni dicono comandi a bacchetta il papà ayatollah e sia dotato d’un certo geniaccio per le finanziarie, d’infuriarsi aveva qualche motivo in più delle folle aizzate: il governo di Gordon Brown, secondo le sanzioni imposte da Onu e Unione europea, aveva appena congelato un miliardo di sterline depositato nelle banche del Regno. Mica pound della Repubblica islamica. Soldi suoi. D’uno che è tanto adorato dai Fondatori della Rivoluzione quanto dalle fondazioni bancarie. Ricchi d’Iran. Ricchi di fede e di qualcosa di più terreno. Sulla stampa kuwaitiana, attraverso i canali dell’opposizione all’estero, arriva un elenco di sessantasei Paperoni di Teheran. Il clan di Khamenei e del presidente, Mahmoud Ahmadinejad. Tutta gente con incarichi pesanti e pesantissime fortune. E’ probabile che la lista dei 66 contenga più di un’esagerazione. Ma è una mezza conferma di voci che in Iran circolano da tempo: criptato in conti intestati a società di comodo, ballerebbe un tesoro da 16 miliardi di dollari. Proventi di mediazioni del grezzo, spesso bloccati dalle sanzioni internazionali. Fonti israeliane sostengono che quei soldi risultano di società statali, legate in realtà a favoriti del regime. La mappa kuwaitiana è dettagliata. Il chiacchierato figlio di Khamenei, genero dello speaker del Parlamento Haddad-Adel, oltre al miliardo di sterline inglesi potrebbe disporre di 2 miliardi 200mila euro in Germania, di 766 milioni di dollari in Qatar e d’una somma sconosciuta in Svizzera. Anche una sua parente, Nazia Khamenei, in questi anni avrebbe messo via parecchio denaro: 7 milioni d’euro in Turchia, 65 in Germania, 122 in Gran Bretagna. Non se la passerebbe male nemmeno Ghulam Hussein Elham, secondo la stampa emiratina: ex portavoce del governo, gran negazionista della Shoah e marito di un’influente giornalista di regime, già ministro della Giustizia e persecutore di Shirin Ebadi, il premio Nobel, il nostro Elham avrebbe accantonato 25 milioni di dollari a Dubai, 13 milioni in Turchia, 17 in Svizzera e 700mila dollari a Beirut. Come lui, il generalissimo Hassan Firuzabadi che comanda le truppe rivoluzionarie: 320 milioni di dollari in Malaysia, 65 negli Emirati, 103 in Kuwait, 17 in Turchia, più spiccioli non conteggiati in Svizzera. Il dossier non risparmia neppure Mahdi Ahmadinejad, il primogenito: 18 milioni d’euro in Belgio, 45 nelle casse elvetiche, 44 nelle banche del Golfo. Sono i conti della casta o è solo una resa dei conti? «Spazzatura», è l’unica parola che una fonte iraniana riserva alle rivelazioni: «C’è in corso una battaglia per delegittimare Ahmadinejad – dice Ruhollah Hosseinian, deputato conservatore’ e vi partecipano anche fedelissimi del presidente». «Vere o no che siano le cifre – spiega una voce dell’opposizione ”, se escono significa che qualcosa c’è. E qualcuno vuole farlo sapere». Francesco Battistini