Francesco Alberti, Corriere della Sera 24/01/2010, 24 gennaio 2010
DUE MOGLI E LE FIDANZATE. LA (COMPLICATA) VITA ROSA DEL PRIMO CITTADINO
Quando in giugno Alfredo Cazzola, il suo avversario elettorale, gli scaraventò in faccia, in diretta tv, quella frase al curaro («Caro Flavio, tu hai una vita privata complicata, fatta di donne e figli...»), il caro Flavio forse non si rese conto che da quel momento, come una pentola scoperchiata, quelle che da sempre erano state le sue due vite (quotato e competente assessore in tutti i bilanci possibili e immaginabili; disinvolto e spericolato collezionista di storie sentimentali) si sarebbero inevitabilmente fuse. Delbono, in quel torrido giorno di amministrative, reagì rabbiosamente: «Mi fai vomitare, sei un vigliacco – rovesciò sull’ex patron del Motorshow ”, non si tirano in ballo famiglia e figli!». E se ne andò, sorretto dalla convinzione che, una volta approdato a Palazzo d’Accursio – lui, cinquantenne mantovano di Sabbioneta, sulla poltrona che fu di Dozza e Imbeni: il sogno di una vita’ tutto finalmente sarebbe passato.
A cominciare da quell’insistente cicaleccio sui suoi slalom sentimentali. Un percorso di guerra, in effetti: una moglie da cui ha avuto un figlio e si è separato; una seconda avventura coniugale finita male; una convivenza da cui è nato un altro bambino; poi sette anni di Cinzia Cracchi; infine un’ennesima relazione con ipotesi (mai sbocciata) di un terzo matrimonio. Fatti suoi, certo.
Nulla di scandaloso. Poi però era inevitabile, visto che in politica il privato è un optional, e nel caso di un sindaco quasi un’utopia, che su queste peripezie sentimentali si innestasse un insopportabile gracchiare. Nei salotti. Nel gossip dei portici. Nei luoghi della politica. Nelle avventurose nottate dei «biassanott» bolognesi, razza goliardica di cui qui hanno l’esclusiva.
Cra-cra, per mesi. E quando poi è riemerso, sull’onda dei gorghi elettorali, il fantasma di Cinzia, l’impatto è stato addirittura devastante. Non tanto per l’inchiesta della Procura di Bologna, nei confronti della quale il neosindaco si è detto sicuro di poter provare la propria innocenza («Non sono e non sarò mai ricattabile»), quanto per aver riportato sotto una luce a dir poco accecante quel Delbono che Delbono sperava di tenere a cuccia. «Ho commesso una leggerezza – ha ammesso ieri il primo cittadino – confondendo la vita privata con quella professionale». Ed è la prima volta che lo dice. E questo gli rende onore. Ma probabilmente non basterà a quanti, soprattutto donne, molte anche nella sua area politica, pur ritenendolo un bravo amministratore, non gli perdonano il modo in cui ha gestito e demolito il rapporto con Cinzia. «Maschilismo, offesa della dignità della donna: si dovrebbe dimettere» ha gridato ieri dalle colonne de «Il Riformista» Ritanna Armeni. E la prodiana Sandra Zampa, dando voce alla silenziosa contrarietà di Romano Prodi, che di Delbono è sponsor (o perlomeno lo era): «Flavio dovrà farsi perdonare dalla città questa storia...». Che non ha nulla di mefistofelico, per carità. Ma che, nella sua ordinaria banalità, ripropone l’inossidabile cliché dell’uomo di potere convinto di poter fare e disfare, relegando le donne nell’angolo dell’usa e getta. Insopportabile per la sinistra moralista e moraleggiante.
Figurarsi Bologna, dove giorni fa in consiglio comunale il capogruppo del Pdl ha rischiato il linciaggio politico per aver apostrofato un consigliere donna pd con il termine «carina».
E allora, via, tutti a scavare nella «Flavio e Cinzia story». Lei che lavora in Comune. Lui che nel 2000 fa il gran salto in Regione, numero due del potente governatore Errani. Si piacciono a prima vista. Lui ha una donna: la lascia. Lei si è separata da poco dal marito, da cui ha avuto un figlia. Coppia regolare. Alla luce del sole. Non ce la fanno proprio a stare lontani. Lui la porta con sé, sua segretaria personale in Regione (ma c’è anche chi sostiene che sia stata lei ad insistere, e anche piuttosto ruvidamente). Comunque la cosa va in porto. Inseparabili.
Anche all’estero. Passano gli anni. La relazione tiene. Gli intimi di Delbono non credono ai propri occhi, poi si convincono: «Flavio ha messo la testa a posto...». Il tempo di pensarlo e la coppia scoppia. Rumorosamente. Cinzia non ci sta. Si ribella. Assedia il fortino dell’ex. Che prova a calmarla. Poi passa alle maniere forti. Ordine di servizio: trasferita. Giù, giù, in fondo alle scale della gerarchia: a fare la centralinista al Cup. Poi, una mattina di giugno, Cazzola pronuncia quelle parole: «Caro Flavio, eccetera, eccetera...». E l’insopportabile gracchiare diventa un boato.
Francesco Alberti