Massimo Mucchetti, Corriere della Sera 23/01/2010, 23 gennaio 2010
BENETTON, RILANCIO IN SPAGNA SU ABERTIS - I
Benetton stanno studiando con Mediobanca un nuovo progetto di alleanza con Abertis, la società di Barcellona che controlla grandi reti autostradali in Spagna e Francia, servizi logistici in Catalogna e una serie di aeroporti piccoli e medi in Portogallo, Regno Unito e Sudamerica. Ci avevano già provato nella primavera del 2006, ma il premier Romano Prodi e il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, si erano messi di traverso. E non senza ragioni: la società concessionaria Autostrade per l’Italia aveva stipulato il preliminare con Abertis nell’interregno tra il governo Berlusconi e il governo Prodi così da porre l’ente concedente, l’Anas, davanti al fatto compiuto; la nuova società avrebbe avuto sede a Barcellona, guida operativa spagnola, e i Benetton soci finanziari dopo aver ridotto la loro partecipazione assegnandosi un dividendo extra prima della fusione. Ora l’impostazione sembra diversa.
La prima novità è che nel progetto entrerebbe anche Fiumicino. Si pensa di concentrare Gemina, che controlla Adr-Aeroporti di Roma, in Atlantia e poi di fondere Atlantia con Abertis. La nuova società italo-spagnola avrebbe la più vasta rete di autostrade a pedaggio del mondo e una certa presenza negli aeroporti. Alle quotazioni correnti, Atlantia-Gemina avrebbe un valore di circa 11,5 miliardi, un debito simile e un margine operativo lordo di 2,3 miliardi, mentre Abertis capitalizzerebbe 10,4 miliardi, con un indebitamento di 14,3 e un margine di 2,2.
La seconda novità coinvolge gli assetti azionari. Il grande socio di Abertis, l’ Abc Dragados del costruttore Florentino Perez, venderebbe metà della sua partecipazione, ovvero il 12-13%, a Sintonia dove, accanto ai Benetton, partecipano con piccole quote Goldman Sachs, Mediobanca e Gic, fondo sovrano di Singapore. I soci spagnoli - La Caixa, terza banca della iberica, e Abc ridimensionata - avrebbero così il 20% di Atlantia-Abertis mentre gli italiani oltre il 30%. E il quartier generale dovrebbe rimanere in Italia.
La terza novità potrebbe riguardare Impregilo, prima società di costruzioni italiana dove i Benetton hanno interessi finanziari. Un’alleanza con Dragados sembrerebbe nell’ordine del possibile. Sulla carta, i Benetton avrebbero addirittura interesse a vendere a Dragados, ma in Impregilo sono presenti anche costruttori veri e propri come gli eredi di Marcellino Gavio e il gruppo Ligresti che possono avere altre idee.
L’operazione è evidentemente allo stato nascente. Molto dipende da come si risolverà la trattativa sulle tariffe aeroportuali e dalla credibilità delle assicurazioni sugli investimenti che verranno date al governo dove, non dimentichiamolo, il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, nutre storiche riserve sulla privatizzazione delle autostrade. Ma molto dipende anche da un’altra partita: quella sul destino di Telecom Italia.
L’ex monopolio italiano dei telefoni è controllato al 22% da una holding, la Telco, nella quale figura come primo socio singolo Telefonica, nel cui capitale ha una quota rilevante La Caixa. L’alto prezzo pagato tre anni fa dall’ex monopolio spagnolo per questa quota si giustifica soltanto come premessa di un’acquisizione attraverso uno scambio azionario, senza grandi premi. Nell’attesa, i patti parasociali assegnano a Telefonica diritti di veto tali da inibire qualsiasi iniziativa strategica: dallo scorporo della rete fissa agli investimenti all’estero fino alle operazioni sul capitale. D’altra parte, Telefonica è molto presente in America Latina e a Buenos Aires la cosa ha aperto un conflitto con l’Antitrust che rischia di costringere Telecom a disfarsi della sua quota di Telecom Argentina. Assodato che l’immobilismo danneggia l’impresa, tocca ai soci eccellenti italiani decidere la strada: o sciogliere Telco e poi sostenere il management - questo o un altro - in un aumento di capitale che dia flessibilità strategica all’azienda prima che Telefonica lanci un’Ops, e forse si potrebbero ancora raccogliere consensi, per esempio dai libici; oppure, trattare il trattabile e poi dare il comando a Madrid.
Nel primo caso, i rapporti con la Spagna, che ha molto concesso all’Italia, potrebbero deteriorarsi e Atlantia-Abertis sfumare un’altra volta. Nel secondo caso, il colosso delle autostrade potrebbe avere vita più facile nel quadro di un’integrazione tra i grandi gruppi dei due paesi. Queste sono le apparenze, la sostanza la si vedrà quando le proposte saranno sul tavolo.
Massimo Mucchetti