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 2010  gennaio 23 Sabato calendario

INIZIA CON CONTINENTAL NEL 1984 IL «TROPPO GRANDE PER FALLIRE»

Di banche e aziende «too big to fail» («tbtf», cioè troppo grandi per essere lasciate fallire), si discute da oltre un secolo. Già nel 1890 il senatore John Sherman (quello dell’omonima legge Usa) parlava della «ricaduta sull’ordine sociale» dovuta all’«eccessiva concentrazione di ricchezza e di opportunità» di cui godono «vasti conglomerati» industriali e finanziari che «controllano produzione e commercio». Ma è nel 1984, sulla scia della crisi di liquidità della Continental Illinois Bank, che negli Stati Uniti è stata formalizzata la cosiddetta «dottrina tbtf», individuando quelle grandi banche per le quali era necessario che la Federal Deposit Insurance Corporation garantisse il 100% dei depositi della clientela. Da allora il concetto è stato via via elevato, passando dai rischi per i risparmiatori e per la concorrenza sul mercato fino a quelli «sistemici». E sull’onda dell’attuale crisi finanziaria ed economica la «dottrina too big to fail» ha finito per legarsi a quelle banche e imprese che, nell’eventualità di un crac, provocherebbero «effetti devastanti» sul sistema finanziario, sull’economia, sui conti pubblici e sulla stessa «sopravvivenza» economica di un paese. «Ma come si stabilisce quando una banca è "troppo grande"? - si è chiesto, fra gi altri, Richard Herring, docente di finanza alla Wharton School dell’università di Pennsylvania -. Conta la capitalizzazione di Borsa? Il volume di attività? L’ammontare del capitale a rischio? Il grado di leverage? Il livello d’interconnessione con il resto del sistema bancario ed economico?». Conta tutto questo. Ma nessuno è ancora riuscito a indicare (e misurare, semmai sarà possibile) elementi che possano essere largamente condivisi, se non affidandoli alla discrezionalità della politica e dei regolatori. Il mese scorso, davanti al Comitato Finanziario del Congresso, il presidente della Fed Ben Bernanke ha stimato in «più o meno 25» le banche e aziende Usa troppo grandi per fallire. Ma a quel numero non ha voluto far seguire i nomi.
Giancarlo Radice