Angelo Carotenuto, la Repubblica 26/01/2010, 26 gennaio 2010
Salvador Cabañas, attaccante trentenne dell’América di Città del Messico e della nazionale paraguaiana, è stato colpito da un proiettile in testa nella notte tra domenica 24 e lunedì 25 gennaio
Salvador Cabañas, attaccante trentenne dell’América di Città del Messico e della nazionale paraguaiana, è stato colpito da un proiettile in testa nella notte tra domenica 24 e lunedì 25 gennaio. Il giocatore era andato con la moglie Maria Alonso al Bar-Bar, il locale più famoso di Città del Messico, per consolarsi dopo la sconfitta della sua squadra per 2-0. Verso le cinque del mattino è entrato in bagno, poi si è sentito uno sparo. Il proiettile gli è entrato nel cranio senza uscire. Per il procuratore di giustizia Miguel Angel Mancera non si è trattato di una rapina: «Procediamo per tentato omicidio». Cabañas giocava in Messico ormai da quattro anni, per due volte era stato capocannoniere della Coppa Libertadores (la Champions sudamericana), nel 2007 aveva vinto il Pallone d’oro dell’America Latina e in meno di 300 partite in campionato aveva realizzato 150 gol. Questo è solo l’ultimo episodio di violenza nei confronti di calciatori sudamericani. Nel 1994 in un bar di Medellin era stato ucciso, sempre a colpi di pistola, il difensore Andres Escobar, 27 anni, colpevole di aver causato l’eliminazione della nazionale colombiana dai Mondiali con un suo autogol. Nel 1995 è stato il turno di Arley Rodriguez e Omar Canas. Una sparatoria fra bande in una discoteca di Belo Horizonte ammazzò il brasiliano Dutre. Nel 2004 in Bolivia inseguirono l’auto del portiere Leo Fernandez e gli spararono tre colpi di pistola. A novembre in un sobborgo di Buenos Aires l’ex nazionale argentino Caceres rischiò la vita in una tentata rapina.