Cesare Martinetti, La Stampa 26/1/2010, pagina 33, 26 gennaio 2010
LA SPOCCHIA DI SARKO E LE DEBOLEZZE ITALIANE
Nicolas Sarkozy compie un’altra delle «ruptures» al consolidato galateo diplomatico dei suoi predecessori secondo cui il presidente della République non dava giudizi sulle politiche interne degli altri governi, specie se amici. E invece, ieri sera in tv, Sarkò, forse con il pensiero ancora rivolto ai fatti di Rosarno, che molto hanno impressionato i media francesi, ha detto che la Francia non si troverà «disarmata di fronte a un fenomeno di sbarchi di migranti come ne ha conosciuti l’Italia». Se la Francia non sarà «disarmata» significa che l’Italia lo era. Ecco, la puntura avvelenata che ci arriva dal paese delle cinquanta banlieue considerati territori «perduti» alla legalità repubblicana e dove in ogni weekend si incendiano, per gioco e per rabbia, centinaia di automobili.
Ma l’uscita di Sarkozy va contestualizzata alla circostanza cui i francesi si sono trovati di fronte e alla quale non sono abituati. Su una spiaggia nel sud della Corsica, vicino a Bonifacio, sono sbarcati clandestinamente centoventitré curdi, 81 adulti, gli altri bambini e ragazzini, tra le donne alcune incinte. Tradotti in centri di «ritenzione» i profughi si sono visti subito recapitare un foglio di riaccompagnamento alla frontiera firmato dai prefetti. I giudici della libertà, però (non è solo in Italia che i poteri dello Stato si contraddicono) li hanno rimessi in libertà. Ora - ha garantito ieri sera Sarkozy - saranno curati e assistiti. Coloro che avranno diritto all’asilo, lo avranno; gli altri rispediti a casa.
Il «fenomeno» che tanto ha colpito i francesi potrebbe essere frutto dei respingimenti in mare effettuati da qualche mese dalle autorità italiane e quindi una prova della loro efficacia. L’annuncio di Sarkozy potrebbe anche non avere nulla di polemico ed essere soltanto rivolto a rassicurare i francesi che ancora hanno negli occhi le sconvolgenti immagini di Rosarno. Probabilmente non ci sarà nessuna crisi diplomatica tra i due Paesi. Però sono battute che lasciano l’amaro in bocca agli italiani. Per dover subire quella spocchia parigina di dar sempre lezioni agli altri dimenticando i propri abissi nelle politiche di integrazione. Perché quando si parla di Italia è quasi sempre in chiave caricaturale, buffonesca, drammatica.
Cesare Martinetti