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 2010  gennaio 24 Domenica calendario

IN DISCOTECA CON TYSON, TRA COATTI E MIMETICHE

Viterbo. Set semirurale, prateria della Tuscia: a sinistra zona industriale, a destra case coloniche, trattori e greggi. Strada provinciale Tuscanese, km 4,500, ore 23. Dieci metri prima c’è un deposito di escavatori a nolo, dieci metri dopo il capannone di Luigi Sciatella: «Selezione sementi fertilizzanti, antiparassitari e mangimi cereali». In mezzo il «Festival». Tra un paio d’ore da uno degli ingressi riservati del «Festival», la discoteca più famosa del Viterbese, in qualità di «special guest» comparirà l’ex campione del mondo dei pesi massimi, «Big Head Mike», Michael Gerard Tyson, nato a Brownsville quarantacinque anni fa, oppure, se preferite chiamarlo con il suo nuovo nome musulmano, Malik Abdul Aziz, il boxeur che durante la carriera ha guadagnato e buttato al vento 300 milioni di dollari.
Apparirà, se a qualche politico locale non verrà in mente di mandare avanti la buon costume. L’arrivo di Tyson è un casus, se sarà festa o guerra si vedrà. «L’arte è nobile, l’artista un po’ meno», scrive un quotidiano locale. Anna Maghi, presidente di «Erinna», associazione contro la violenza e i maltrattamenti sulla donna, per rimuovere il peccato ha bocciato l’operazione come una diavoleria, mentre Daniela Bizzarri, consigliere per le pari parità della Provincia, è fuori dalla grazia di Dio: «Tyson sarà stato un campione, ma perché invitare un uomo condannato per violenza sessuale in un territorio dove gli stupri sono in costante aumento?». A Mike nessuno l’ha detto, ma un’ombra grava su di lui: tutti pensano che uno così potrebbe anche cambiare, ma soltanto in peggio. Qui, al km 4,500 della Tuscanese, agli occhi di molti si è trasformato di colpo in un fuorilegge.
Lo scandalo è nell’aria, eppure la politica si conferma un «ultramondo» e la distanza dai vivi e i suoi tempi di reazione sono da rivedere. Lo testimoniano le locandine affisse all’ingresso della discoteca: sabato 16, «La notte di Cupido», «special guest» del party dell’amore un non meglio identificato Jack; sabato 8 marzo «Festa della donna», «special guest» Rocco Siffredi.
Per trascinarlo sulla Tuscanese quattro giorni fa hanno contattato Mike Lammler, il suo agente europeo. Meglio di Don King, l’ex agente. Lammler è una vera e propria slot machine. Per non far fare nulla al suo assistito, ha chiesto 40 mila dollari e quelli del «Festival» non hanno fatto una piega e l’affare è andato in porto. Stanotte Mike replicherà il suo far niente in una discoteca di Lugano.
Ore 24. Fuori c’è molto gelo e molta fila, tutto esaurito da giorni. Arrivano da Viterbo, da Roma, dal litorale, dai Castelli romani, dalla Maremma, dall’Umbria. C’è un mucchio di gente e molti nasi da ring. Per bucare la nebbia che avvolge la boxe, al «Festival» devono essersi dati appuntamento tutti i pugili d’Italia, dalla terza serie fino ai professionisti. «Viterbo? una città morta, di sonno e di noia - dice uno della fila - e di chiacchiere e di insegne commerciali, multisale che non aprono e banche che non chiuderanno mai. Dopo le banche c’è il vuoto, un bel sapore di niente. Per tirarla su ci vorrebbe almeno un Tyson a settimana».
Ore 1. Reduce da uno studio televisivo romano Mike entra da una porta secondaria, con lui la moglie e intorno sette bodyguard. Occhio sporgente e voce suadente, con un brivido di ammirazione uno degli organizzatori va fuori giri: «Signori... Mike Tyson, il campione del mondo dei pesi massimi».
Mike non è più un pugile da troppo tempo, da quando quel giorno a Las Vegas mangiò l’orecchio di Holyfield. Ma Mike è un magnete. Ha sempre un paio di porzioni di collo, lo sguardo fisso, il cranio lucido, la catena d’argento, la sua storia. Forse qualche chilo in più, ma alla fine sta che è una bellezza.
Lo scortano in un privèe, si siede, gli portano un drink. Da questo momento il «pueblo» sorvegliato dalla sicurezza comincia a scattare foto. Protetto dai sette neri rinforzati dai buttafuori locali, a ritmo di house Tyson comincia a ciondolare la testa e lo farà per circa 45 minuti. Per un ipocondriaco che contava i virus anche quando era in cella di isolamento una prova di forza molto dura.
Dialoghi surreali: «Ahò, me fai ”no scatto mentre je scatto?». Pathos e bandane, delirio e coatti in tuta mimetica, la battaglia è brutale. C’è un tipo che per uno scatto sfocato farebbe fuori la mamma. Ambiente strano e reazioni strane: se gli sfili portafoglio non ti fanno niente, se gli rubi la postazione ti fanno a pezzi.
Ore 2. Mike scompare, con lui la moglie e i sette neri. «Tranquilli, se non fate casino torna». Non torna, ma cambia niente. Qui continuano a prendere a scatti l’aria.
Elio Pirari