Lorenzo Soria e Lietta Tornabuoni, La Stampa 24/1/2010, pagina 33, 24 gennaio 2010
ADDIO ALLA SIMMONS, LA PUPA DI BRANDO (2
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Jean Simmons, la radiosa attrice britannica che cantò con Marlon Brando e Frank Sinatra in Bulli e pupe e recitò con Kirk Douglas, Laurence Olivier, Paul Newman, Richard Burton, Spencer Tracy, Cary Grant e Gregory Peck, è morta venerdì nella sua casa di Santa Monica, a Los Angeles. Aveva 80 anni e da tempo era malata di cancro ai polmoni.
«La sua bellezza da lasciarti a bocca aperta ha spesso finito per oscurare il suo talento di attrice», dice lo storico del cinema Alan K. Rode. Interprete di 55 film che vanno dal dramma al noir, dalla commedia romantica al musical alla ricostruzione storica, Simmons venne scoperta in una scuola di danza e a soli 14 anni mise in mostra per la prima volta il suo talento di attrice in una produzione britannica, Give us the Moon. Seguirono alcuni film minori, finché David Lean le affidò il ruolo di Estella in Grandi speranze. A 17 anni, era già un’attrice acclamata e tre anni dopo, grazie a Laurence Olivier che nel 1948 la volle come Ofelia nel suo Amleto, ricevette la sua prima nomination agli Oscar (la seconda venne vent’anni dopo per Lieto fine). Simmons era diventata una stella, oltre che uno degli obiettivi favoriti della stampa rosa.
Nel ”50, accompagnata da Stewart Granger, lasciò Londra per Hollywood, dove i due divennero amici del tycoon Howard Hughes che, oltre a costruire aerei e a collezionare donne, in quei giorni possedeva lo studio Rko. Per loro Hughes organizzò un matrimonio a sorpresa in Arizona ma, quando tornò dalla luna di miele, Simmons ebbe una sorpresa. «Appresi che Hughes mi possedeva, che mi aveva comprato come se fossi un pezzo di carne», ricordò in tempi più recenti. Erano infatti i tempi nei quali gli attori lavoravano a contratto e in esclusiva per un determinato studio: per Simmons seguì una serie di film che lei stessa definì «terribili». Ma nel ”54, liberatasi delle catene di Hughes, eccola in Desirée, con Marlon Brando nella parte di Napoleone. «Ero in tale soggezione che continuavo a dimenticare che cosa dovevo fare e che cosa dovevo dire», raccontò di quell’incontro. L’anno seguente, i due sono di nuovo assieme in Bulli e pupe: Simmons è una virtuosa volontaria dell’Esercito della Salvezza che Brando deve conquistare per una scommessa. «Marlon continuava a pestarmi i piedi - ricordava -. Poi un giorno arrivò Sam Goldwyn e ci disse che non ci sarebbe stato doppiaggio e che avremmo dovuto cantare. Se dovete rovinare il film, meglio la vostra voce che quella di un altro!».
Nel ”60 Stanley Kubrick la volle in Spartacus come compagna di Kirk Douglas, un ruolo che, stando ai pettegolezzi dell’epoca, i due finirono per interpretare anche nella vita reale. Sempre quell’anno, la Simmons divorziò da Granger e sposò Richard Brooks, che l’aveva diretta con Burt Lancaster in Elmar Gentry. Brooks diresse Simmons anche in Lieto fine del ”69, un film nel quale l’attrice recitava la parte di un’alcolizzata. Come Brooks ammise anni dopo, era un modo non troppo sottile per dire alla moglie che anche lei aveva un problema con l’alcool e che era giunto il momento di fare qualcosa. Successe anni dopo, quando Jean decise di ricoverarsi nel centro di disintossicazione fondato da Betty Ford vicino a Palm Springs: «Ringrazio Dio per la signora Ford», commentò uscendone.
Lorenzo Soria
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IL SUO FASCINO STREGO’ HOLLYWOOD -
Bella e morta tra i fiori, scivolava sull’acqua che le gonfiava le vesti: la parte di Ofelia nell’Amleto di Laurence Olivier del 1948 è la ragione per cui Jean Simmons ottantenne restava memorabile. Il suo personaggio migliore, in più di cinquanta film durante una carriera durata oltre mezzo secolo, dal 1943 di Dacci la luna al ”95 di Margherite a dicembre.
Moglie per un decennio di Stewart Granger e di Richard Brooks dal 1961 al ”77, graziosa, bellissimo naso, pacatamente elegante, quasi brava, interprete di commedie di G.B. Shaw ridotte a film (Cesare e Cleopatra, Androclo e il leone) o di musical con Marlon Brando (Bulli e pupe), indossatrice di pepli in ciknemascope (La tunica), era perfetta. Davvero inglese, anche quando viveva a Hollywood: riservata, signorile, cortese, spregiatrice dei modi volgarucci delle americane o del cinema in genere, bevitrice, non esibizionista, laconica, nevrotica, pronta a ritirarsi al momento dovuto.
Ha condotto la sua vita senza scandali privati e senza picchi professionali: tranne Ofelia folle e indimenticata, naturalmente.
Lietta Tornabuoni