Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  gennaio 24 Domenica calendario

PRADA: CON I VESTITI ESPLORO IL MONDO

Miuccia Prada, la crisi ha colpito il mondo della moda: come ha reagito la sua «maison»?
«Va molto bene. C’è molta energia nuova, quella che nasce nei momenti di crisi. Si costruisce meglio. Se si lavora di più, si è più selettivi e migliora la qualità. Quando le cose vanno bene, invece, si è meno aggressivi».
Lei si sente più creativa?
«La creatività è complessiva e riguarda il prodotto, la pubblicità, la parte commerciale: significa pensare meglio tutto. Vuol dire, per esempio, fare un cappotto con tutto il tempo che serve, andando fino in fondo e cercando di farlo il più bello possibile».
Lei ha cambiato molti dei suoi collaboratori?
«Non particolarmente, ma dovremmo aprirci di più a giovani di Paesi diversi. E’ importante allargare ”il punto di vista”. Il mondo è uno solo: non ci sono più alcuni punti di eccellenza in pochi luoghi, ma ci sono punti di eccellenza sparsi nel mondo. Bisogna pensare in grande e in locale. Ecco perché è sempre più difficile affrontare il mercato, ma è più interessante. I nostri negozi, per esempio, sono circa 180 e vanno molto meglio dei grandi magazzini americani».
Quali sono i Paesi dove Prada va meglio?
«L’Europa e l’Estremo Oriente, come Cina e Corea».
E l’India?
«Non vendiamo in India perché non abbiamo negozi. Ci vogliono dei partner locali, mentre in Cina abbiamo già una quindicina di negozi e anche negli Stati Uniti li abbiamo aumentati».
Come sta cambiando la moda?
«Si è allargata e suscita interesse anche nei Paesi emergenti, perché rappresenta il primo livello accessibile. Mi spiego: non si può comperare subito una casa o un’auto, ma un vestito, e anche di lusso, sì. il primo modo per emanciparsi».
Ma non è troppo cara la moda in un momento di crisi?
« vero che costa, ma questi sono i costi: i nostri non sono prezzi inventati. Le aziende, se sono ben gestite, costano molto. Se c’è ricerca e un personale altamente qualificato, è chiaro che il prezzo è quello che è».
Come riesce a dettare l’indirizzo dello stile?
«Mi interessa il mondo ed io rifletto la mia curiosità nei vestiti».
Qual è la sua filosofia?
«Non è una filosofia, è come sono fatta io. Ma non saprei nemmeno come sono fatta! Ci sono moltissimi aspetti. L’azienda oggi tenta di coniugare il nostro lavoro con campi diversi, come l’arte, l’architettura, il cinema. Così si dà origine a un risultato più complesso e più ricco».
Lei si occupa anche di arte: è una collezionista e ha creato una Fondazione per le Arti Contemporanee. Per lei l’arte è importante?
«Lo è moltissimo, ne rappresenta circa il 50 per cento. anche uno strumento per creare più cose: penso che più strumenti si hanno e più si sta dentro la vita. Il mio non è mecenatismo, è un’esigenza vitale».
Lei conosce molti artisti, a cominciare da Damien Hirst.
«Sì, è un mio amico così come lo sono altri artisti. Fanno parte integrante della mia vita».
E lo sport, come la barca a vela?
« un mondo che appassiona mio marito e anche me. un altro modo di arricchire se stessi e di capire».
Che cosa prova di fronte a catastrofi come quella che di Haiti o dell’Abruzzo?
«Il nostro lavoro è apparentemente lontano dai momenti di sofferenza anche perché la moda serve a rendere la vita più piacevole. Ma questo è anche un motivo per cui, a volte, ho dei rapporti difficili con ciò che faccio. Se uno fa il medico, forse, ottiene molto di più e raggiunge dei risultati più importanti. Ma ognuno ha il suo lavoro e io cerco di fare il mio, quello che mi sono scelta, e al meglio».
Come fa a rinnovarsi sempre, stagione dopo stagione?
«Cerco di seguire tutto, ma ho degli ottimi assistenti. La moda impressiona perché è creativa e sempre più veloce, ma non bisogna dimenticare che dev’essere comperata. Se qualcuno spende dei denari per comprare ciò che hai fatto, significa che sei in sintonia con il mondo, ma non si sa mai prima che cosa voglia la gente. Il nostro è un prodotto che contiene per forza una dose di incertezza».
Perché all’improvviso piace un colore più di un altro?
« difficile dirlo».
Per fare quello che fa lei ci vuole molto carisma?
«No, bisogna saper cogliere e, forse, anticipare un po’ quello che è nell’aria. Ma lo devi sentire dentro te stesso».
Qual è il rischio di mettersi sempre in gioco?
«Per fortuna ci sono anche dei punti fermi, che si sono creati nel corso del tempo: sono uno stile e un modo di essere. Anche la qualità».
Un punto fermo di Prada?
«La nostra pelletteria tradizionale. E poi si sa che le nostre scarpe e i nostri cappotti funzionano».
Alain Elkann