ALESSANDRO PENATI, Repubblica 23/1/2010, 23 gennaio 2010
LA RIFORMA FISCALE SI PUO FARE SUBITO
Basta interventi scoordinati su singole tasse o aliquote, per favorire interessi particolari o reperire gettito. Lo reclamava Tremonti nel 1994: il suo Libro Bianco mostrava come la riforma fiscale debba essere organica: ogni intervento su un´imposta incide sulle altre. Inoltre, per essere efficace, rispettato e fatto rispettare, un sistema deve essere semplice: complessità e ideologia facilitano l´elusione e generano sussidi e incentivi perversi, impossibili da valutare e controllare. Il Libro Bianco, dunque, sosteneva che, per ragioni di efficienza, la riforma fiscale va fatta anche a parità di gettito. Anzi, la semplificazione facilita la diminuzione del carico fiscale: condizionarla alla riduzione delle tasse è marketing politico. Infine, la riforma fiscale deve essere coerente con i nuovi compiti trasferiti agli enti locali: è parte essenziale del federalismo.
Molte delle idee e proposte del Libro Bianco rimangono condivisibili.
Irpef. Inutile perseguire un ideale di progressività moltiplicando aliquote e complessità, se poi colpiscono lo 0,1% dei contribuenti. L´evasione si combatte in un altro modo. Anzi, progressività e aliquote elevate la incentivano. La semplicità premia: due aliquote; poche, sostanziali esenzioni/deduzioni per i redditi più bassi, gli anziani e chi ha situazioni familiari di disagio; ed eliminazione di gran parte delle 134 deduzioni, detrazioni, crediti di imposta e agevolazioni che servono solo a sussidiare i vari gruppi di interesse (le decisioni su mutuo, scuola e polizza vita prescindono dal beneficio fiscale, che alla fine affluisce a chi fornisce il servizio). L´aliquota più bassa va fissata in modo da ridurre il carico fiscale sul ceto medio, che genera gran parte del gettito. L´evasione viene combattuta seriamente attraverso l´accesso sistematico "alle informazioni sulle operazioni finanziarie già disponibili presso gli intermediari": tutti i pagamenti lasciano una traccia; basta cercarla.
Iva. Spostare la tassazione dal reddito al consumo incentiva il lavoro, ne riduce il costo e penalizza l´evasione. Per l´Iva ci sono vincoli comunitari. Ma, come per l´Irpef, bisogna semplificare: due aliquote, una bassa per pochi beni di prima necessità; e una per tutto il resto, inferiore all´attuale del 20%, per scoraggiare l´evasione.
Capitale. Si può aumentare la tassazione dei redditi da capitale, ma nell´ambito di una riforma che semplifichi e riduca le imposte sulle imprese. Il reddito da capitale, prima di essere distribuito o accumulato come incremento di valore, è già tassato a livello di impresa. Tassare di più a valle, ma ridurre il carico a monte. E combattere l´elusione, facendo sì che finanza e struttura societaria non siano strumentali a pagare meno tasse.
Immobili. La principale ricchezza degli italiani è tassata poco: ma con una miriade di imposte, concentrate nel momento dell´acquisto. Meglio una sola imposta annuale, basata sul valore di mercato (basta aggiornare regolarmente quelli catastali) che finanzia i Comuni: il valore di un immobile dipende da ubicazione e qualità dei servizi. Eliminando i balzelli sull´acquisto, per facilitare transazioni e mobilità.
Regioni. Hanno maggiori competenze di spesa; devono avere maggiori responsabilità nella raccolta delle tasse. Va bene l´addizionale Irpef; ma ci vorrebbe anche qualche imposta indiretta: tabacco, alcol, una tassa unica sull´auto, una sull´inquinamento. E se non si riesce ad eliminare l´Irap, che almeno la si trasformi in un´addizionale Ires, con base imponibile allargata.
La maggioranza deve impegnarsi a una riforma complessiva del fisco, evitando sparate demagogiche alla ricerca di facili consensi. E l´opposizione deve incalzarla perché la faccia, evitando una demagogia obsoleta. Entrambe devono assumersi la responsabilità dell´inefficienza del sistema: negli ultimi 15 anni si sono equamente ripartite il governo. La riforma fiscale si può fare. Adesso.