Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  gennaio 24 Domenica calendario

LA CONDANNA DI CUFFARO

(riassunto) - Totò Cuffaro, l’ex presidente della Regione siciliana, senatore e vicesegretario dell’Udc, il 23 gennaio 2010 nell’aula bunker di Pagliarelli, è stato condannato a sette anni per favoreggiamento, con l’aggravante delineata dall’articolo 7, quella di aver agevolato non solo singoli mafiosi ma tutta l’organizzazione. In primo grado, due anni fa, la sentenza era stata di cinque anni. I magistrati della terza sezione della corte d’appello di Palermo (presidente Giancarlo Trizzino, a latere il relatore Ignazio Pardo e Gaetano La Barbera) hanno accolto le argomentazioni dei procuratori generali Daniela Giglio e Enza Sabatino. La condanna riguarda l’aiuto che Cuffaro diede, insieme a Mimmo Miceli, già assessore al Comune di Palermo, al boss di Brancaccio Giuseppe Guttadauro, per depistare le indagini sulle sue attività illegali. Al processo si sono viste aggravate anche le pene dell’imprenditore sanitario Michele Aiello, che passa da 14 anni a 15 e 6 mesi ed è stato arrestato per pericolo di fuga, e dell’ex maresciallo del Ros dei Carabinieri Giorgio Riolo: per lui otto anni contro i sette del primo grado, per aver fatto rivelazioni sulle ricerce di Bernardo Provenzano. Appena uscito dall’aula, Cuffaro ha dichiarato: «So di non essere mafioso e di non aver mai favorito la mafia. Avverto, da cittadino, la pesantezza di questa sentenza che, però, non modifica il mio percorso politico». Dopo aver ricevuto le visite di solidarietà di Calogero Mannino (fresco di assoluzione definitiva dai 17 anni di processi per mafia) e Saverio Romano, e dopo aver parlato con Casini, Cuffaro ha annunciato: «Prendo atto della sentenza della corte d’appello e lascio ogni incarico di partito. Mi dedicherò con la serenità che la Madonna mi aiuterà ad avere alla mia famiglia e a difendermi nel processo, fiducioso in un esito di giustizia». L’ex presidente della Regione Sicilia dovrà infatti difendersi in un nuovo processo per concorso esterno, che inizierà il 5 febbraio.