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 2010  gennaio 23 Sabato calendario

SGARBI-CELANT ALLA GUERRA DELL’ARTE POVERA

Sgarbi promuove la sua cultura e il suo modo di vedere l’arte. Altri come noi la pensano diversamente. Quello che conta però oggi è muoversi a livello mondiale e non a quello di paesino. L’Arte Povera dopo il futurismo è il solo movimento italiano del ”900 conosciuto e studiato a livello internazionale, in grado quindi di reggere in tempi di globalizzazione»: così Germano Celant, padre e mentore del movimento, replica alle provocazioni lanciate da Sgarbi, neo-curatore del Padiglione Italia della Biennale di Venezia.
L’occasione è la presentazione alla Triennale di Milano del grande progetto sull’Arte Povera, che nell’autunno 2011, in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia coinvolgerà sei città e altrettante istituzioni museali. E se Sgarbi sostiene che quel movimento è ormai una bella donna invecchiata che nessuno si porterebbe a letto, Celant risponde che «i linguaggi cambiano ed evolvono e quelli dell’Arte Povera sono ancora vivi, come mostrano gli artisti di quel movimento che continuano la loro ricerca. Un curatore non esiste senza gli artisti e io devo tutto a quelli con cui ho avviato quest’avventura nel 1967. E noi non molliamo, anzi rilanciamo». In che modo? «Quando nel 2008 Davide Rampello, presidente della Triennale mi ha proposto di fare una mostra sull’Arte Povera, invece di rifiutare come ho sempre fatto dal 1985, anno in cui curai la grande esposizione al Ps1 di New York, ho rilanciato ponendo la condizione di poter disporre o di diversi edifici a Milano o di molteplici sedi in diverse città. Siccome era in corso un dialogo culturale tra Torino e Milano, con l’operazione Mito, Rampello ha iniziato a proporre l’evento alla città che è stata luogo di incontro ed esposizione per molti protagonisti di questa ricerca. La risposta è stata positiva, sia da parte del Comitato Italia 150 che da parte degli assessori alla Cultura della Lombardia e dell’innovazione del Piemonte».
Ma qual è l’importanza dell’Arte Povera è perché ha senso inserirla nelle celebrazioni dell’Unità d’Italia? « importante perché segna una rottura, una frattura con quel che c’era prima, rappresenta la messa in discussione dei linguaggi precedenti. E’ un’arte segnata dalla pluralità, che ha saputo dialogare con gli spazi architettonici diventando essa stesso un linguaggio della contemporaneità». E proprio per rispettare questa pluralità la kermesse del 2011 coinvolgerà luoghi e istituzioni diverse. «Sarà una sorta di mosaico, dove ciascuna architettura vedrà rispettata la propria identità e si terrà conto della specificità di quel territorio. A Napoli ad esempio si cercherà di ripetere la prima mostra del movimento ad Amalfi, a Bologna che è già sede di una fiera del libro d’arte punteremo sulle pubblicazioni e su testi che analizzano quanto è stato fatto in questi anni». Celant non nasconde la volontà «di offrire una rilettura del movimento in grado di metterne anche in risalto ”la potenza”, non nel senso del potere che ha acquisito, ma dell’energia che ha espresso e che è in grado ancora adesso di esprimere».
Sull’esistenza di questa energia Sgarbi probabilmente non sarà d’accordo. «Ma - interviene Eduardo Cicelyn, direttore del Madre di Napoli, una delle sedi della kermesse - : l’Arte Povera è ed è stato un movimento che ha messo e mette in discussione il potere. Per questo non piace a chi, come il neocuratore della Biennale, fa parte del sistema di potere oggi al governo». Non meno drastico Gilberto Zorio, uno degli artisti di punta del movimento: «Io sarei come una bella donna che nessuno più vuole? Sgarbi sa raccontare le barzellette e la sua è una barzelletta. In altri tempi e in altri Paesi gli avrebbero già messo una camicia di forza».
Più soft la reazione di Jannis Kounellis: «Sgarbi è un bravo ragazzo, non c’è bisogno di dargli nessuna risposta. Ma la Biennale è un fatto internazionale, il problema non è la nomina del curatore ma se questo è una persona credibile. Mi sembra che adesso tutto sia diventato una questione ideologica e si dimentica l’aspetto libertario dell’Arte Povera». Poetica è l’opinione di Anselmo: «L’Arte Povera è come una nuvola, fatta dai lavori dei vari artisti. E anche se le belle donne invecchiano, io credo che il nostro lavoro sia ”fresco”. Io mi sento vivo, penso che quel che faccio sia in relazione alla contemporaneità e Sgarbi può dire quello che vuole». A scandalizzare Pier Giovanni Castagnoli, ex-direttore della Gam di Torino più che la nomina di Sgarbi a curatore della Biennale è quella a «vigilante» sulle acquisizioni del Maxxi, il museo delle arti del XXI secolo, che aprirà a Roma a fine maggio. «Non si è mai vista una cosa del genere, tutti i musei hanno già un comitato scientifico e non si capisce cosa c’entri Sgarbi con le arti del XXI secolo».
Rocco Moliterni