Martino Cervo, Libero 24/1/2010, 24 gennaio 2010
IL MISTERO BOFFO DI UNA FAIDA TUTTA VATICANA
Certi uomini di chiesa hanno tempi lunghi e mezzi contorti. Quel che segue è la ricostruzione di probabili cause e conseguenze possibili dell’articolo pubblicato ieri dal Foglio, nell’ultima colonna a destra. La paternità (come da tradizione, il pezzo non è firmato) è attribuibile senza grossi dubbi a Paolo Rodari, apprezzato vaticanista recentemente assunto da Giuliano Ferrara dopo una permanenza al Riformista. La tesi, esplosiva al netto delle caute perifrasi, è questa: l’8 gennaio il cardinal Ruini, ex presidente della Cei, nell’udienza con Benedetto XVI avrebbe rivelato al Papa il ruolo di Gian Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano, nell’affare Boffo. L’ormai ex direttore di Avvenire era stato messo in prima pagina dal Giornale il 28 agosto 2009, per l’ormai noto caso di condanna per molestie. Nonostante la pubblicazione di una ”velina” poi rivelatasi falsa per ammissione dello stesso Vittorio Feltri e contenente allusioni alla presunta omosessualità di Boffo, il giornale dei vescovi dopo qualche giorno aveva accettato le dimissioni del suo direttore, oggi sostituito da Marco Tarquinio.
Già a settembre, nel quadro di uno scontro di potere tra segreteria di Stato e Conferenza episcopale, era stata avanzata l’ipotesi di un ruolo di Vian: il vaticanista Sandro Magister, penna dell’Espresso, scrisse che un articolo apparso sul Giornale a firma Diana Alfieri sul caso Boffo covava in realtà l’ispirazione diretta del direttore dell’Osservatore.
A mesi di distanza e con un Boffo silente ma certo che la questione non sia del tutto chiusa, la bomba riesplode, ancora su un quotidiano: stavolta il Foglio. A metà mattina, ieri, Ruini ha preso le distanze con inusuale immediatezza dal contenuto dell’articolo: «Smentisco nel modo più categorico ogni indiscrezione o illazione relativa all’udienza che il Santo Padre mi ha accordato l’8 gennaio scorso». A essere maligni, non smentisce però la veridicità dell’assunto relativo al ruolo di Vian. A questo punto, si entra in un regno popo-
lato di qualche fatto e di molte ipotesi. L’articolo del Foglio dà nuovo fiato alle tesi di chi ha visto nel Giornale l’esecutore non necessariamente consapevole, anzi di una manovra politicoecclesiastica volta a colpire Boffo, e in Boffo il trait d’union tra Ruini e il suo successore Bagnasco. Alfieri entrambi di una forte presenza della chiesa nell’agone pubblico, a cominciare dai temi etici e della difesa laica dei «principi non negoziabili» enunciati da Ratzinger. Il nome che chi sostiene queste tesi associa al piano anti-Boffo e anti-Ruini è quel-
lo di Gian Maria Vian, nel ruolo di artefice e di esecutore di volontà esterne al Vaticano. L’articolo del Foglio cela dietro una non complicatissima perifrasi il nome di Lucetta Scaraffia, storica, compagna di Ernesto Galli della Loggia in rapporti di grande consuetudine con lo stesso direttore del quotidiano della Santa Sede.
I legami di Vian con lei e con l’ambiente non propriamente ultracattolico del Corriere della
Sera (che lo intervista molto spesso, anche nelle altre pubblicazioni del gruppo) avrebbero rafforzato l’ostilità di quello che banalmente si potrebbe etichettare come il ”partito ruiniano”. Qualche fatto c’è: la pubblicazione dell’articolo di Bernard Henry Levy a proposito di Pio XII, avvenuta sull’Osservatore riproponendo pari pari il pezzo uscito sul Corriere, ha suscitato scalpore. Le firme, apparse sempre sul
quotidiano espressione della Santa Sede, degli assistenti di Lucetta Scaraffia ed Ernesto Galli della Loggia (rispettivamente Giulia Galeotti e Andrea Possieri), sono state un altro segnale mal recepito. La grande consonanza di idee, temi, cenni culturali, riscontrabili tra Paolo Mieli e l’Osservatore romano hanno fatto il resto. L’alleanza tra il giornalone laico e il quotidiano ”del papa” viene vista come espressione del tentativo di plasmare se non una chiesa almeno l’espressione mediatica di un cattolicesimo remissivo, meno presente sui nodi etici della contemporaneità. Sarebbe questa corrente ad aver portato all’assalto a Boffo, dalle colonne di un quotidiano in ottimi rapporti con Ruini e sostenitore di una chiesa ”da battaglia”.