Giuseppe Scaraffia, Il Sole-24 Ore 24/1/2010;, 24 gennaio 2010
QUATTRO PASSI NELLA DOLCE VITA
Dopo ogni guerra, la consapevolezza della brevitàe della fragilità della vita umana ha scatenato nei superstiti una voglia incontenibile di riprendersi gli anni perduti, godendoseli pienamente. Alla strage nelle trincee della Prima guerra mondiale era succeduta l’euforiadegli anni folli.Nella seconda parte del "secolo breve", la fine del conflitto aveva prodotto un’effervescenza che aveva avuto il suo apice in quella che aveva preso il nome dal film scandalo di Federico Fellini, La dolce vita . Il suo teatro era quello stesso del film, la Roma di via Veneto, ma anche quella del centro storicoe delle rovine romane. Una città che ridiventava gustosamente paesanaa Trastevere per poi irrigidirsi nei profili novecenteschi dell’Eur e spingersi fino alle spiagge di Fregene. Nato per raccontare quell’effervescenza, La dolce vita la
influenzò a sua volta, creando un mito che ancora oggi sopravvive lungo un percorso che è possibile ripercorrere piacevolmente.
Due le guide indispensabili per questo viaggio nel passato, le memorie di un lucido testimone (Giovanni Russo, Con Flaianoe Fellini a Via Veneto , Rubettino, pagg. 208,
14,00) e una preziosa ricostruzione storico-fotografica (Aurelio Magistà,
Dolce vita Gossip, Bruno Mondadori, pagg. 256, 35,00). Pur facendo parte di quel piccolo universo, Fellini si schermiva: «Il mio film mette il termometro a un mondo malato».Ma l’unico male di quel mondo era una straripante voglia di vivere. Per la prima volta dopo molti anni l’Italia usciva dal suo provincialismo. Classi e gruppi sociali si mescolavano nel vortice delle notti brave. Intellettuali, attori, aristocratici davano vita a una festa ininterrotta, destinata a protrarsi per molti anni. Ad alimentare quella leggenda furonoi giornalisti, che esaltavano sui rotocalchie sui quotidiani l’epopea della Dolce Vita, ma soprattutto i paparazzi, così chiamati dal cognome del fotografo del film di Fellini, Paparazzo. La loro onnipresenza era al tempo stesso lusinghiera e irritante per le star che amavano essere celebrate, ma detestavano vedere rivelati le loro debolezze e i loro amori segreti. Una rissa con un fotografo era all’ordine del giorno, come anche la complicità che si stabiliva tra le due categorie. Umberto Pizzi racconta che Mastroianni, quando al mattino se lo trovava di sentinella davanti al portone di casa, prima inveiva contro di lui, poi gli chiedeva un passaggio in moto •
Al caffè Doney con Elizabeth Taylor - Via Veneto Memorabili sbornie ed esibizionismo - Recenti restauri hanno riportato via Veneto ai fasti di quegli anni. Il caffè Doney e il Café de Paris vedevano scorrere fiumi di whisky. I camerieri servivano impassibili gli interpreti dei peplum girati nella Hollywood sul Tevere, che si presentavano in tunica e sandali.
L’apice arrivava,scriveva Oriana Fallaci,verso le due di notte, quando gli intellettuali erano già andati a letto e arrivavano le star del cinema. Rossellini in Ferrari, Raf Vallone in Jaguar, Anthony Quinn in Mercedes. Dagli sportelli lucenti scendevano dive destinatea memorabili sbornie come Anita Ekbergo Elizabeth Taylor. «Io ho inventato una via Veneto inesistente... che si è trasformata, ha fatto uno sforzo violento per adeguarsi all’immagine che ne avevo dato nel film», dichiarava Fellini, che ogni mattina aprivai giornali col batticuore, chiedendosi cosa avesse fatto la sera prima via Veneto per essere all’altezza della sua leggenda. Le aspiranti attrici, per farsi notare, entravano nei caffè a cavallo o in camicia da notte.
Una si esibì con un albero di natale illuminato in testa. Inutilmente • Dall’acqua spunta Anita - Fontana di Trevi Il simbolo di un’epoca - Il bagno notturno nella fontana era già stato praticato negli anni Venti in America, ma quello di Anita Ekberg fu ammirato da una folla elegante, le comparse della dolce vita reale, che seguivano capricciosamente le riprese del film. Il 19 aprile 1959, quando la bionda, soprannominata dai romani Ghiaccio Bollente, era entrata in acqua, la temperatura era di 8 gradi. Il regista, in impermeabilee cappello, la dirigeva con l’altoparlante. La concentrazione fu interrotta per qualche minuto dal passaggio di una carrozza carica di marinai americani che lanciarono urla selvagge verso quella sirena. Non era una scena facile e l’attrice era interamente fradicia quando Fellini si dichiarò soddisfatto. «Speriamo che non si prenda una bronchitee non mi fermi il film», brontolò, mentre la troupe si dava da fare per asciugare la bagnante. Intanto i nottambuli cercavano di cogliere qualche scorcio della sua generosa scollatura.
Il risultato di quell’avventura fu un taglio al piede che costrinse la dinamica attrice a farsi l’antitetanica • Spaghetti e tanti ricordi - Trastevere Lo scandalo del Rugantino - Nel ristorante Rugantino di via Lungaretta 54 si possono ancora gustare gli spaghetti che venivano apprezzati da tante personalità di quell’effervescente stagione. Qui nel novembre 1958 aveva festeggiato il suo compleanno la deliziosa, spregiudicata Olghina di Robilant.
Quella sera ai centoquarantadue invitati si era unito un folto gruppo di imbucati. Prima la protagonista era stata Anita Ekberg, che si era lanciata in un folle rock and roll a piedi nudi. Poi l’atmosfera si era surriscaldata e molti dei presenti, capitanati da una degli intrusi, la pittrice Novella Parigini, avevano cominciatoa insistere perché una ballerina turca, Aiché Nana, facesse lo streap-tease. Dopo una serie di whisky,un’«euforica frenesia»aveva pervaso Aiché, che aveva cominciato a spogliarsi sulle giacche buttate ai suoi piedi dai presenti.
Un’esibizione limitatasi al seno,ma più che sufficiente per dar vita a un processo per atti osceni.Il risultato fu l’assoluzione per la gioventù dorata e una condanna a due mesi di reclusione per la povera Nana • Tutti a cena da Mastino - Fregene Passeggiate e misteri in riva al mare - Fregene era la Capalbio di quegli anni. La cementificazione non era ancora arrivata e quel mare ancora intatto vicino alla metropoli era uno sfogo ideale per chi lavorava nei giornali e nel cinema. Molti registi e intellettuali possedevanoo affittavano una villa e Moravia si era fatto costruire una casa in stile ultramoderno vicino alla spiaggia. La sera tutti si ritrovavano per cenare da «Mastino», dove ancora oggi si possono ascoltare aneddoti di quegli anni e gustare i semplici menu di allora: spaghetti e pesce fresco. Lì i latin lover portavano le attrici, per poi spingerle a una romantica passeggiata in riva al mare.
Lì Fellini girò la scena finale in cui Mastroianni e i suoi compagni di orgia, usciti dalla villa, vedono un enorme, orribile pesce arenato sulla sabbia di Fregene.
Difficile non vedere in quella scena un’allusione a uno dei più noti scandali del momento: la misteriosa morte di una "mondana", Wilma Montesi, strangolata, dopo un’orgia, da un misterioso assassino sulla spiaggia di Torvaianica.