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 2010  gennaio 24 Domenica calendario

UN MONUMENTO AL GENIO DI LEONARDO

L’Istituto e Museo di Storia della Scienza (Museo Galileo) ha promosso una ricerca sulla fusione del Monumento Sforza di Leonardo (con il coordinamento scientifico di Andrea Bernardoni) avvalendosi del contributo di Opera Laboratori Fiorentini. Le simulazioni digitali delle fusioni sono state realizzate da Stefano Mascetti, Matteo Corrado, Alessandro Incognito della XC Engineering, Cantù. I calcoli strutturali sono opera di Andrea Borsi (Arketipo, San Giovanni Valdarno). Le simulazioni tridimensionali delle macchine del cantiere, dei forni e delle operazioni di assemblaggioe movimentazione della forma sono state realizzate da Riccardo Braga e Fabio Corica del Laboratorio Multimediale del Museo Galileo.
Sulla complessa vicenda della progettazione del Monumento Sforza da parte di Leonardo è utile consultare il volume di Andrea Bernardoni,
Leonardo e il monumento equestrea Francesco Sforza.Storia di un’opera mai realizzata, Giunti, 2007. Abbiamo chiesto a Paolo Galluzzi, direttore del Museo Galileo, di illustrare le caratteristiche tecniche dell’impresa • di Paolo Galluzzi
I risultati di una complessa ricerca interdisciplinare appena conclusasi, smentiscono la diffusa convinzione che uno dei più ambiziosi progetti di Leonardo – la fusione del gigantesco monumento equestre per Francesco Sforza, commissionatogli da Ludovico il Moro – non sarebbe stata materialmente realizzabile.
Si tratta, com’è noto di una delle sfide più ambiziose affrontate da Leonardo: per le dimensioni gigantesche del cavallo, per la complessità del metodo di fusione, per il cospicuo investimento necessario, per la ricerca di soluzioni fortemente innovative e, non ultimo, per l’esito drammatico dell’impresa con la distruzione del modello da parte dei balestrieri dell’esercito francese nel settembre del 1499.
La vasta documentazione che è pervenuta mostra la prolungata applicazione di Leonardo in questa impresa, che attraversa l’intera durata del suo primo soggiorno milanese (18 anni, dal 1482 al 1499). Essa evidenzia inoltre il suo sforzo di ideare soluzioni capaci di suscitare stupefazione per ardimentoe per mancanza di precedenti. Esprime bene questa tensione il tentativo iniziale, poi abbandonato, di concepire il cavallo in posizione rampante, escogitando soluzioni ingegnose per garantire la stabilità di una struttura dal peso enorme che avrebbe avuto due soli punti d’appoggio.
Il metodo col quale Leonardo affronta questa sfida è,d’altra parte,caratteristico del suo originalissimo modo di concepire il rapporto tra progettazione e fase realizzativa. Rimangono infatti precise evidenze del suo approccio globale al progetto. Studia con cura le proporzioni degli arti di numerosi esemplari equini; esamina con grande scrupolo i modelli della statuaria antica; si impegna in un’analisi approfondita dell’anatomia del cavallo, con particolare attenzione alla relazione tra postura e tensione dei diversi muscoli; sviluppa originali indagini fisiognomiche, attestate da stupendi disegni, al fine di conferire all’animale quell’espressione di dignità e maestosità che conviene al cavallo da parata di un Principe.
A questo impegno di ricerca, documentato da molteplici note e disegni di straordinaria suggestione, va aggiunta la minuziosa ricerca sugli innumerevoli dettagli tecnici che la complessa operazione imponeva di mettere perfettamente a punto: dalla tecnica di fusione indiretta a cera persa, ai dispositivi meccanici per movimentare la pesantissima forma; dalla progettazione di macchine imponenti per rovesciarla o ribaltarla nella fossa di fusione, all’ideazione di sistemi innovativi per produrre in tempi rapidi grandissime quantità di bronzo, per favorirne la distribuzione veloce e omogenea nell’intercapedine tra forma e controforma e per monitorarne il completo riempimento.
Il metodo di fusione indiretta a cera persa, praticato nell’antichità greca,che Leonardo intendeva resuscitare, si fondava su una sequenza di operazioni coordinate. Dopo aver eseguito il modello in creta del cavallo, ne veniva presa l’impronta mediante una serie di tasselli, che, assemblati, formavano la matrice negativa del nucleo di fusione. Alla matrice veniva poi applicato uno spessore di cera pari a quello che si voleva conferire al bronzo. Riempito il nucleo di fusione con materiale refrattario, si applicavano sulla sua superficie distanziatori metallici dello stesso spessore della cera, per garantire che il nucleo rimanesse separato dalla matrice. Veniva realizzata infine, con terra refrattaria, la controforma, irrobustita da un’armatura in ferro. Questo metodo consentiva di salvare il modellato originale e di ottenere fusioni di spessore minore (più leggere ed economiche) e più omogenee.
Per verificare, sulla base dei dati e delle soluzioni tecniche registrate nei suoi mano-scritti, se il progetto concepito da Leonardo sarebbe stato concretamente realizzabile, l’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze (Museo Galileo) ha promosso un progetto interdisciplinare di ricerca, coordinato da Andrea Bernardoni, col determinante contributo della XC Engineering di Cantù, un’azienda specializzata nelle simulazioni virtuali delle grandi fusioni. Per la prima volta,l’avanzatissimo software di simulazione Flow 3D, adottato dalle maggiori fonderie del mondo, è stato utilizzato in un progetto storico-scientifico, peraltro di enorme complessità. La simulazione della fusione è stata realizzata immettendo nel software i dati contenuti nei manoscritti di Leonardo (Codice di Madrid II, Windsor Collection, Codice Atlantico, eccetera) relativamente alle due soluzioni che vi sono documentate (la forma collocata nella fossa di fusione in posizione ribaltata, oppure orizzontale).
Sappiamo dai documenti che Ludovico Sforza aveva accantonato 160.000 libbre di rame (c. 47 tonnellate) per la fusione del monumento. Considerata un’altezza di 7,20 metri per il solo cavallo. (sulla base della testimonianza di Pacioli), tenuto conto del pesante basamento in bronzo ( per garantire la stabilità del monumento), che le zampe portanti sarebbero state piene, che al rame si sarebbe dovuto aggiungere circa il 10% di stagno, e ipotizzando, infine, uno spessore medio della fusione di 5 cm., il software di simulazione ha consentito di stabilire in oltre 70 tonnellate il quantitativo di bronzo necessario per la fusione. Sulla base della testimonianza di Vannoccio Biringuccio, che, nel suo celebre trattato sull’arte fusoria (Venezia 1540), fornisce informazioni sul progetto leonardiano, si è infine ipotizzato l’impiego coordinato di tre forni di alimentazione. Ulteriori indagini hanno permesso di stabilire che la distribuzione delle masse nella postura del cavallo concepita da Leonardo non avrebbe compromesso l’equilibrio del monumento. Rispettando una sua precisa indicazione, nella quale suggerisce di aprire i forni quando il metallo cessa di bollire, la temperatura di fusioneèstata infinefissatain c. 1.100?.
Stabiliti questi parametri, entrambe le soluzioni che Leonardo menziona nei propri studi sono state sottoposte a simulazione. Attraverso complesse e lunghissime operazioni di calcolo è stato così generato uno straordinario archivio di spettacolari immagini tridimensionali, che documenta in maniera estremamente realistica, passo per passo, le dinamiche dei due processi di fusione, fornendo un’enorme quantità di dati di estremo interesse anche a fini di ricerca.
Apprendiamo così che il riempimento della forma interrata avrebbe richiesto 123 secondi per il metodo "a pioggia," utilizzato per la fusione orizzontale, e 165 per quello "a sorgente," impiegato nella disposizione verticale ribaltata. Possiamo inoltre verificare il perfetto funzionamento della complessa articolazione dei tre gruppi dei canali incrociati di alimentazione della colata, del diametro di 3,5 cm. (stabilito sulla base dei dati rilevati su sculture bronzee – l’Incredulità di San Tommaso del Verrocchio e la gigantesca protome equina Carafa di età ellenistica – entrambe note a Leonardo). Restiamo infine ammirati dal perfetto funzionamento della geniale soluzione escogitata per stabilire con precisione il momento dell’avvenuto riempimento della forma nella fusione verticale, collocando nei canali di sfiato sensori pirotecnici che esplodevano quando il bronzo fuso giungeva al livello desiderato.
Le risposte fornite dal software di simulazione indicano che la fusione verticale e quella orizzontale sarebbero risultate entrambe praticabili con successo. Viene così smentita ”e su basi rigorosamente scientifiche – la convinzione diffusa che il progetto di Leonardo fosse materialmente irrealizzabile. Sulla base di quell’errata convinzione sono state eseguite a New York due repliche identiche del cavallo di Leonardo, attraverso processi che prescindono completamente dalle precise indicazioni registrate nei manoscritti vinciani.
I dati e le immagini prodotti dall’innovativa ricerca interdisciplinare hanno generato un archivio multimediale di straordinaria suggestione e spettacolarità, oltre che di enorme importanza per la comprensione di aspetti fondamentali dell’attività di Leonardo e, più in generale, dell’integrazione programmatica tra arte, scienza e tecniche nel Rinascimento.
I risultati di questa ricerca saranno presentati in una mostra eccezionale, destinata a illustrare al grande pubblico la straordinaria portata del progetto leonardiano del Monumento Sforza. Vi verranno esposti in anteprima i metodi e i risultati della fusione virtuale, assieme ai formidabili modelli funzionanti delle innovative macchine progettate da Leonardo per il cantiere di fusione, per la movimentazione della forma e per il suo ribaltamento nella fossa. Questo suggestivo complesso di simulazioni multimediali e di dispositivi funzionanti verrà impreziosito dall’eccezionale esposizione della spettacolare serie dei numerosi disegni autografi, che documentano l’impegno quasi ventennale di Leonardo in questa impresa di smisurata ambizione.
L’impatto di questa esposizione – per la quale è difficile immaginare una programmazione più appropriata dell’Expo milanese del 2015 – risulterà ancora più incisivo se si procederà contestualmente alla realizzazione della fusione del monumento Sforza, a cantiere aperto, in modo da coinvolgere il pubblico più vasto e i media del mondo intero: una straordinaria macchina del tempo, che, oltre a restituirci un grandissimo capolavoro mancato, consentirebbe di far cogliere, in maniera spettacolarmente immersiva, la straordinaria visione sintetica di Leonardo e il suo slancio verso l’innovazione, valori che non hanno perduto affatto né di fascino né di attualità.