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 2010  gennaio 23 Sabato calendario

«AVREI PREFERITO VENDERE A FERRERO»

«L’ho detto prima e lo ribadisco ora: avrei preferito vendere all’accoppiata Hershey-Ferrero. Ma non c’è mai stataun’offerta concreta». Roger Carr, 62 anni, presidente di Cadbury ha appena portato il gigante del cioccolato britannico nelle braccia di Irene Rosenfeld, ceo di Kraft,
e un po’ sembra dispiacergli. «Cadbury non aveva bisogno di Kraft, ma Kraft aveva bisogno di Cadbury».
Warren Buffett è di avviso diverso?
Parla da azionista deluso dalle performance di Kraft. L’acquisizione di Cadbury in realtà offre una grande opportunità al gruppo americano.
Anche molti suoi azionisti sembrano scettici. Volevano di più?
Ci sono state due reazioni. Quella della gente comune che avverte un senso di perdita e quella degli azionisti che io rappresento. Da loro ho avuto un grande sostegno e sarei davvero sorpreso se non approvassero l’intesa. Il prezzo concordato è del 50% superiore a quello precedente l’avvio del takeover, nelle ultime ore abbiamo guadagnato molto terreno arrivando a 850 pence. Salvo poche eccezioni gli azionisti sono soddisfatti.
Alla fine è stata solo una questione di prezzo. Ma lei ha parlato a lungo di filosofie diverse, dipolitiche aziendali divergenti?
Ho detto fin dall’inizio che questa transazione si muoveva solo attorno al valore che si attribuiva al gruppo. Gli hedge fund sono stati decisivi. Nelle ultime settimane avevano raccolto consistenti pacchetti di titoli. Ha sentito la pressione di chi ha solo interesse a breve? Prima che cominciasse la partita, il capitale di Cadbury era al 28% nelle mani di istituzioni britanniche e al 50% di enti americani. Un’anomalia che si spiega con lo scarso appeal di Cadbury sugli investitori inglesi. Inoltre molti fondi hanno liquidato parte delle proprie posizioni incassando gli utili della valorizzazione del titolo innescata dal takeover. Alla fine gli hedge fund avevano più del 30% del capitale e per loro 800 pence andavano già bene, per gli investitori con obiettivi di più lungo periodo il target era 820 pence. Qualsiasi offerta attorno agli 830, quindi, avrebbe accontentato tutti.
 vero che nella trattativa finale, domenica, lei ha rigettato 830 pence?
Sì, a meno di 850 non avrei venduto. Non intendevo cedere, ero felice di esserne il presidente. Ma il mio lavoro è fare gli interessi degli azionisti e così siamo arrivati a 850 pence ( andando,fra l’altro, oltre il suggerimento degli advisor. Ma la scommessa di Carr si basava sulla certezza che Irene Rosenfeld volesse chiudere, infastidita dalle pressioni, anche del governo inglese, sulla transazione, ndr)
L’esecutivo di Gordon Brown non è affatto convinto che il suo compito fosse solo quello di arricchire gli azionisti?
Il protezionismo è un male. Operiamo in un mercato libero e aperto e la stessa Cadbury, con l’acquisizione dell’americana Adam, è il frutto di questa logica. Ora ne è diventata la vittima, ma solo perché qualcuno ha pagato oggi il prezzo di domani. rischioso interferire con questi principi. Il governo ha sollevato un punto di carattere generale, ma se volesse farne una scelta politica dovrebbe cambiare le regole. Io ho agito e agisco con le norme di oggi che mi obbligano a rendere il miglior servizio ai miei shareholders. Se si vuole tutelare un interesse nazionale più vasto si facciano le leggi e mi adatterò. Io sono un free market capitalist, non un protezionista: Cadbury poteva essere venduta solo di fronte a un’offerta adeguata, non c’erano altri motivi per cederla. L’unica regola,quindi,erano i soldi.
Crede che il governo proseguirà su questa strada?
Il cioccolato cattura l’immagine popolare. Non spetta a me dire che cosa debba o non debba essere protetto, tocca all’esecutivo. Se vogliono mutare le norme lo facciano, ma la retorica non aiuta.
Le ultime notizie dicono che Hershey ( ha tempo fino a lunedì, ndr) non rilancerà. Come si è sentito quando ha appreso che Ferrero rinunciava e che le chance di un rialzo si riducevano molto?
La realtà è che avevo un’offerta sola e che dovevo convincere Kraft a rilanciare contro sé stessa. Sul fronte degli azionisti non ero fortissimo: erano soprattutto statunitensi e quindi più inclini degli inglesi a vendere sul mercato in situazioni di conflitto agevolando gli hedge fund. La concorrenza a Kraft, inoltre, non s’è materializzata. C’erano sussurri, ma nulla di concreto. Ho parlato con Hershey, ma non con Ferrero. Credo che il gruppo italiano fosse genuinamente interessato, ma la voglia del padre (Michele Ferrero, ndr) di infilarsi in una complessa transazione era obiettivamente scarsa, avendo sempre preferito la crescita organica. Se io avessi potuto scegliere, però, avrei puntato sulla combinazione Hershey Ferrero perché avrebbe creato un potente attore nel settore del dolce. Era il mio scenario preferito, ma sono trascorse settimane senza una proposta compiuta. C’erano,evidentemente, valutazioni divergenti all’interno dei due gruppi.
Che cosa guadagna Cadbury da questa operazione?
Guadagnano gli azionisti. Cadbury diverrà la punta più avanzata all’interno di Kraft nel generare utili e nell’imporre un nuovo modello di business. E questa l’opportunità.
Certo,ma per Kraft?
 esattamente questo il punto che ho sempre sostenuto. Kraft aveva bisogno di Cadbury, Cadbury non aveva bisogno di Kraft essendo un’eccellente società indipendente. Avrei voluto continuare a vederla indipendente? Assolutamente sì. Avevo la responsabilità di garantire agli azionisti oggi il prezzo di domani? Assolutamente sì. Era il mio lavoro e l’ho fatto.
Che lezione si trae dalla dinamica di questa operazione?
Una constatazione è che tutte le norme, qui, favoriscono i predatori. Cadbury è caduta per questo. Personalmente credo che si dovrebbe alzare la soglia del 50% degli azionisti per il varo di un takeover (gli shareholder di Cadbury voteranno il 2 febbraio, ndr). Se solo fosse stata al 60% sarebbe stato tutto diverso.
Come dire, Carr non lo dice, lo lascia solo intuire: con regole diverse gli hedge fund ci avrebbero pensato due volte a entrare nel capitale del gruppo inglese cercando un troppo facile ritorno. Ma questa, forse, potrà essere la storia di domani quando Cadbury si chiamerà già Kraft.