Giovanna Gabrielli, Il Fatto Quotidiano 24/1/2010;, 24 gennaio 2010
IL FATTO DI IERI - 24 GENNAIO 1920
IL FATTO DI IERI - 24 GENNAIO 1920 - ”Copritelo di fiori!” Così aveva chiesto da Livorno, il fratello di Modigliani a Moïse Kisling, l’amico pittore che, da Parigi, lo aveva avvertito della morte di Modì, in quel 24 gennaio 1920. Modì se n’era andato poco prima all’Hopital de la Charité, non lontano dalla sua mansarda-atelier, senza acqua né luce, di Rue de la Grande Chaumiere. Sfinito di alcol e tubercolosi e accompagnato da una iniezione pietosa dopo mesi di lento disfacimento che meglio di altro raccontano la sua vita da bohemién e genio maledetto, votato alla perdizione. Mesi passati a dipingere vorticosamente quei suoi ritratti esasperati, dai colli infiniti e dagli occhi senza pupille, alla ricerca di un tributo e di soldi, lui squattrinato perenne, vagabondo tra i locali di Montmartre e Montparnasse, ”ubriaco, scheletrico, lo sguardo smarrito… di umore atroce, l’ingiuria a fior di labbra”, come lo descrive Lascano Tegui, un habitué dei bistrot de l’avant-garde. ”Tra breve sarò solo cenere” aveva detto poco prima della fine agli amici di sempre, Ortiz e Zborowski e a Jeanne Hébuterne, l’ultima compagna che stava per dargli un figlio e che due giorni dopo si butterà, disperata, dal quinto piano della sua casa.