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 2010  gennaio 23 Sabato calendario

ECCO IL RIGASSIFICATORE DI ROVIGO CHE PRONTO A PARTIRE CON IL GAS DEL QATAR

L’impianto si vede perfettamente dalla riva, anche nei giorni di foschia, che da queste parti non mancano. E’ difficile infatti nascondere all’orizzonte un rigassificatore di queste dimensioni: lungo 180 metri, largo 88 e alto 47 metri, per metà sotto il livello del mare. ”Eppure la società costruttrice e politici regionali ci avevano assicurato che dalla riva non si sarebbe visto nulla”, commentano da queste parti. Ma questa è soltanto una delle promesse non mantenute dalla Adriatic Lng, la società proprietaria dell’impianto di rigassificazione, unico al mondo di questa stazza posizionato off shore, a largo di Porto Levante (Rovigo). Soci della Adriatic Lng sono l’italiana Edison (10 per cento), la seconda società a più alta capitalizzazione al mondo Exxon- Mobil (45 per cento) e la Qatar Petroleum (45 per cento). VISTA PARCO. Il rigassificatore è stato posizionato ”con vista” sul Parco del Delta, patrimonio dell’Unesco, molto frequentato da turisti e con allevamenti di mitili. Una zona splendida che il governatore del Veneto Giancarlo Galan invita a visitare, paragonandola alla Camargue francese. Qui è presente la più vasta estensione di zona umida protetta d’Italia, con circa un migliaio di specie diverse. E’ la più importante zona ornitologica italiana, fra le più conosciute d’E u ro p a . Peccato che la provincia di Rovigo sia disseminata di 28 impianti energetici. L’ultimo arrivato è il r igassificatore. ”Si tratta di una potenziale bomba a pochi chilometri dalla costa: se fuoriesce del gas, a contatto con l’aria si trasforma in grisou, facilmente infiammabile, in caso di esplosione le conseguenze sarebbero drammatiche – spiega Vanni Destro, a capo del Coordinamento comitati per la difesa salute e ambiente del Polesine – Inoltre si tratta di un rigassificatore sperimentale, unico al mondo. Negli Stati Uniti per questioni legate a sicurezza e antiterrorismo, non vengono costruiti in acqua. Perché farne uno nel delicato ecosistema del Delta del Po?”. Tutto inizia circa 15 anni fa, quando il primo progetto di impianto presentato da Edison era destinato ad alimentare la vicina centrale di Polesine Camerini, che funzionava a olio combustibile, altamente inquinante. Ferma dal 2005, è stata al centro del recente processo d’appello, che ha visto imputati (e poi assolti) i vertici dell’Enel. Ma la società ha dovuto comunque pagare risarcimenti sostanziosi alle parti civili. Ora la parola è alla Cassazione. CARBONE O GAS. I lavori di riconversione a carbone stanno attendendo la Conferenza di servizi, che si terrà quasi sicuramente dopo le elezioni. L’impianto ha già ricevuto la Valutazione di impatto ambientale e l’ok dei ministri all’Ambiente e ai Beni culturali (manca ancora quello allo Sviluppo economico). Questa è la centrale, proprietaria l’Enel, a cui si riferiva il senatore del Pd Luciano Violante poche settimane fa nelle dichiarazioni sull’ope - rato della magistratura del capoluogo veneto. Violante ha invitato il ministro della Giustizia Angelino Alfano a inviare gli ispettori del ministero. Che mercoledì si sono materializzati in Procura a Rovigo. Una situazione sempre più complicata in Polesine, dove si contrappongono i lavoratori della centrale (circa 300, che con la conversione raddoppierebbero) contro i comitati e ambientalisti. Naufragato il progetto originario del rigassificatore, la Edison ha pensato di costruirlo autonomo e collegarlo alla rete nazionale di distribuzione del gas attraverso l’hub di Minerbio (Bologna), dopo un percorso Una rara immagine del rigassificatore di Rovigo fotografato da una barca ECONOMIA tortuoso di circa 100 chilometr i. All’inizio erano tutti contrari: le forze politiche locali, ambientalisti, pescatori, comitati di cittadini, sindacati, Ente Parco, provincia e consiglieri regionali della zona (raccolte 50.000 firme contro). ”Berlusconi e Bersani, sono invece sempre stati entrambi favorevoli”, ricordano i comitati. E persino gli industriali che nella vicina isola di Albarella avevano investito per lo sviluppo turistico di qualità (e che in alcuni casi finanziavano anche i comitati), erano contrari. In meno di dieci anni hanno cambiato idea quasi tutti. Meno che i cittadini e ambientalisti che convivono con il rigassificatore sotto casa. LA PRIMA NAVE. E’ iniziato l’iter amministrativo che ha visto denunce, ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato da ambo le parti, fino a ottobre scorso quando c’è stata la seconda inaugurazione. Presenti tutti, da Silvio Berlusconi all’emiro del Qatar in giù. A marzo è atteso l’arrivo della prima nave e l’inizio vero e proprio delle attività. Solo allora si potranno valutare direttamente le conseguenze: la società ha garantito che l’abbassamento della temperatura dell’acqua sarà di 5 gradi per alcuni chilometri quadrati. I comitati sostengono che saranno ben sette, riportando alcuni studi fatti negli Stati Uniti. Nelle operazioni di rigassificazione verranno infatti utilizzati quotidianamente 620 milioni di litri di acqua, che poi verrà ributtata in mare. ”In pericolo c’è il 25 per cento della fauna e della flora marine, con grave danno per mitilicoltura e pesca”, prosegue Destro, che cura il blog ambientepolesine. blog-attivo.com . Una questione che preoccupa le cooperative di pescatori, visto anche l’area di interdizione alla navigazione e alla pesca è di 43 chilometri quadri intorno all’impian - to. ”Il gas naturale è da tempo riconosciuto come il più pulito tra i combustibili fossili, la sua combustione produce soprattutto vapore acqueo e anidride carbonica in quantità limitata, senza praticamente alcun altro residuo, né polveri, fuliggine o metalli pesanti”, si difende la Adriatic Lng. L’impianto di Rovigo ha una capacità di rigassificazione di 8 miliardi di metri cubi l’anno, corrispondente a circa il 10 per cento del consumo nazionale. Le mega navi gasiere trasportano il gas liquefatto a 162 gradi dal Qatar, che poi viene riportato allo stadio gassoso dalla struttura di Rovigo. E inserito nella rete nazionale. Altra promessa non mantenuta: le assunzioni. ”L’azienda aveva garantito quasi 200 assunzioni tra quelle dirette e indirette di persone del posto – dice Destro – a quanto ci risulta c’è un solo polesano assunto, mentre l’azienda di trasporti su nave è da fuori provincia”. E nemmeno per la costruzione sono state favorite le imprese locali: l’impianto è stato costruito in Spagna (trasportato via mare), durante l’installazione hanno lavorato francesi, americani, inglesi e svedesi, mentre i serbatoi sono stati costruiti in Corea del Sud. Il vantaggio delle strutture come quella di Rovigo risiede nella flessibilità e potenzialmente si può dirottare un carico verso i mercati ove il gas ha le quotazioni più elevate. Ed è proprio questo il pericolo che i comitati del Polesine lamentano: ”A noi rimangono solo i problemi ambientali e i pericoli, mentre gli altri consumano e altri ancora fanno profitti”.