Alberto Piccinini, il manifesto 22/01/2010, 22 gennaio 2010
CORSIVI
Da bambino collezionavo figurine di Pelè, di Eusebio, di Cubillas, di Gerd Mueller, ma i miei veri idoli erano haitiani come Chardin Delices (delle Aigle Noir), Guy St Vil e Joseph Obas (del Racing Haitian Club), Jacques Calixte (Don Bosco). Sono queste le divinità del calcio che ho visto giocare dal vivo quando avevo in tasca i soldi per entrare allo stadio. Avrei voluto stringere loro la mano, toccarli. Sono loro che mi hanno ispirato, che hanno nutrito il mio grande sogno di diventare un campione! Loro, non le immagini dei calciatori che vedevo alla tv. (...) Se mi dispiace di essere haitiano? Dicono che se fossi andato via da Haiti avrei potuto guadagnare milioni. La mia risposta è un «no» categorico. Non ho nessun rimpianto. Non ho scelto di essere haitiano. (...) Il gioco della vita che giochiamo su questa terra è crudele. Siamo seduti attorno a un tavolo, e il mazziere, l’Uomo del cielo, dà le carte. Spesso sta a noi decidere in che modo giocarle. In migliaia abbiamo avuto l’idea di abbandonare la terra natia. In molti sono andati via e non torneranno più (...) Io penso sempre alla strada opposta: voglio tornare ad Haiti! (Emmanuel Sanon, il centrocampista haitiano che segnò nella Coppa del Mondo 1974 un gol a Italia e Argentina, è morto nel 2008 a Miami).