Maurizio Molinari, La Stampa, Marcello Foa, il Giornale, Federico Rampini, la Repubblica, 21/1/10, 22 gennaio 2010
MASSACHUSETTS AI REPUBBLICANI E SCHEDA BROWN
I democratici americani perdono il Massachusetts, una loro storica roccaforte, e la sconfitta mette a rischio la riforma della Sanità voluta dal presidente Barack Obama. Il repubblicano Scott Brown ha conquistato il seggio senatoriale vacante dopo la morte di Ted Kennedy, che l’aveva tenuto per 47 anni di seguito. Con il 52% dei voti contro il 47 (una differenza di circa centomila suffragi su due milioni) ha battuta la candidata democratica Martha Cloakey.
Per effetto di questo risultato (Brown 41° repubblicano al Senato), il Partito democratico ha perso la maggioranza qualificata di 60 senatori su 100 che gli consentiva di neutralizzare l’ostruzionismo della minoranza repubblicana. La strada per la riforma della Sanità ora è più difficile. Tecnicamente, al presidente Obama basterebbe rimandare senza modifiche la legge, già approvata dal Senato, alla Camera dei rappresentanti per riuscire ad approvarla. Se invece la Camera facesse qualche emendamento, la legge dovrebbe tornare al Senato dove i democratici non possono più contare sul quorum per una rapida approvazione. La seconda ipotesi è la più probabile: il Partito democratico non è compatto, la speaker della Camera, Nancy Pelosi, ha già messo le mai avanti: «Non abbiamo i voti per far passare lo stesso testo votato dal Senato». Obama ne ha preso atto, invitando a «procedere sugli aspetti della riforma che ci uniscono». « un’allusione a una mini-riforma, svuotata degli aspetti più innovativi, per venire incontro ai repubblicani» (Rampini).
Il voto in Massachusetts è una sconfitta anche per Obama. Eletto nel 2008 con il vantaggio più forte di un presidente democratico da più di 30 anni, oggi il suo indice di consenso è precipitato al 48%. Secondo le rilevazioni della Cnn (media dei sondaggi Foz News, Abc/Washington Post, Cbs Gallup) il 42% degli americani esprime un giudizio negativo sul primo anno della sua presidenza. Il voto del 20 gennaio ha anche creato panico tra i democratici in vista delle elezioni di mid-term in programma a novembre. In palio tra dieci mesi ci saranno tutti i 435 seggi della Camera, un terzo (36) dei senatori, e 37 governatori di Stati.
SCOTT BROWN. Nato a Wakefield il 12 settembre 1959. Ha impostato la campagna su temi nazionali, attaccando la riforma sanitaria e l’assistenza universale come un esempio dello "statalismo" di Obama che rovina i conti pubblici e crea le premesse di una stangata fiscale sul ceto medio. Secondo i sondaggi condotti fuori dai seggi ha prevalso sulla democratica Martha Coakley su economia, tasse e sicurezza nazionale. Bell’uomo, definito «un Kennedy di destra», A 22 anni, studente di legge, posò nudo per Cosmopolitan, con una mano al posto della foglia di fico, in qualità di Uomo più sexy d’America (le foto, tirate fuoti in campagna elettorale per screditarlo, alla fine l’avrebbero avvantaggiato). Ottenne una medaglia dell’Us Army pee il volontariato dopo l’11 settembre. Ha una passione per John Cleese di ”Un pesce di nome Wanda”.
Fa parte dell’ala radicale e movimentista, populista, antitasse e anti-Stato chiamata Tea Party. All’interno del partito repubblicano il Tea Party ha i suoi leader prediletti in Sarah Palin, Marco Rubio (star emergente della destra in Florida), Gary Johnson (New Mexico) e adesso Scott Brown. Il segreto del suo successo? Cavalcare il divorzio tra l´America profonda e le élites.