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 2010  gennaio 22 Venerdì calendario

LE CENTO REGOLE DELLO SCROCCONE

 un gioco facile dare del parassita a intere categorie sociali, ma si deve fare molta attenzione a gridare contro il fenomeno, quasi fosse riscontrabile solo a certe latitudini. Nella nostra società la tendenza a sbocconcellare le risorse altrui è sviluppata oltre ogni opposta dichiarazione d’intenti.
Noi parassiti inconsapevoli viviamo, per lo più senza apparenti sensi di colpa, alcune passeggere debolezze, ma ai parassiti professionisti occorrono invece regole e organizzazione. Giuseppe Laganà, nativo calabrese e oggi ricercatore alla Sapienza di Roma, ha compilato con metodo scientifico un «Manuale dello scroccone», in cui teorizza, circostanziandolo con esempi, che il vero scroccone sia innanzitutto quello che cerca sempre il consenso della propria vittima. Non ci assolve, ma ci consola.
Gli scrocconi, in realtà, sono i trionfatori nella catena dell’evoluzione e la biologa Claudia Bordese ha tracciato un elogio del parassitismo nel mondo animale: «In natura gli scrocconi fanno da padrone da sempre, sono le specie più tenaci. Si guardi il pidocchio, parassita per eccellenza: da milioni di anni sopravvive indisturbato ottenendo nutrimento, riparo e mezzo di trasporto dall’essere nel cui pelo si rifugia».
A volte si parassiteggia per moda sociale. Oggi non trova più alcun barlume di giustificazione ideologica il morettiano «Faccio cose vedo gente», motto che rappresentava le «stigmate» del giovane urbano di sinistra degli Anni 70. Persistono, comunque, stuoli di frequentatori sistematici di buffet inaugurali, vernissage capitolini, compleanni vipparoli. Umberto Pizzi ne ha congelato vizi e brutture nei «Cafonal» di Dagospia. A volte il miserevole abuso dello stesso vestito da aprile a settembre ne denuncia lo stato di quasi morti di fame, ma i professionisti dello scrocco cultural-mondano possono raggiungere vette che rasentano la performance da arte concettuale.
Anni fa ebbe investitura ed effimera gloria Rosanna, la signora romana scroccona per missione. Rosanna giocava sul suo aspetto curatissimo, ma anche su una certificata incapacità d’intendere e volere. Si infilava nei più esclusivi saloni di bellezza di Piazza di Spagna, se ne andava senza pagare, ma bellissima e truccatissima si accomodava nei migliori ristoranti e pasteggiava a ostriche e champagne. Lo faceva tutti i giorni, cambiando locale, per il solo gusto di «fregare la ricchezza».
Laganà classifica esempi analoghi che attraversano tutte le classi sociali e tutte le categorie dell’umanità: «Lo scroccone è trasversale, non è detto che sia anche un avaro, può essere anche generoso. Io ho rilevato una grande tendenza allo scrocco sistematico ad esempio nei professori universitari, partendo dalle sigarette che chiedono agli studenti».
Il vero professionista, però, si cela nelle pieghe di ogni nostra frequentazione e ogni ritualità privata: «I parassiti che riescono sempre a passar vacanze e feste comandate nelle case altrui, quelli che scientificamente vanno a cena con persone di poco appetito e si rimpinzano di vivande costosissime, sfruttando il vantaggio che alla fine pagheranno alla romana. Per non parlare dell’arte raffinata di fingere la perdita o il furto del portafogli al momento di pagare il conto».
 vero. Tutti abbiamo un amico o un conoscente che si porta addosso il sospetto di essere sempre lìultimo della coda quando si paga il caffè, ma ancora siamo nel dilettantismo. Daniela gestisce un Web magazine di consigli per viaggiatori e racconta di quando si beccò le ire di molti albergatori per aver pubblicato un elenco di espedienti diabolici da viaggio: «Avevo consigliato di prenotare in hotel sempre delle camere di categoria standard, poi, una volta aperta la valigia, lamentarsi con la direzione con una qualsiasi scusa. Automaticamente si ottiene un upgrade a una stanza di livello superiore, assieme alle più sentite scuse».
Ci sono poi gli irriducibili del parassitismo cellulare: sono quelli che conoscono ogni tecnica per succhiare il credito telefonico altrui. Per la più diabolica, da poco osservata, occorre salvare in memoria un sms, di quelli che ci avvertono quando un utente ha chiamato mentre non eravamo raggiungibili. Basta cambiare data e orario e chiunque lo riceverà si sentirà in dovere di richiamarci, evitando di pagare noi la telefonata. In Rete, infine, i consigli di blando parassitismo equo e solidale sono numerosissimi: si va dal giro per grandi magazzini e supermercati per fare incetta di campioncini di cosmetici, profumi o assaggini vari.
Chi ha faccia tosta può anche gironzolare attorno al bancone del bar in ora di massimo affollamento. Con un bicchiere usato, preso da un tavolino da sgomberare, può procedere a ingozzarsi delle pizzette e altre delizie dell’happy hour. Certamente è elevato il rischio, in questo caso, di essere scambiati per banali morti di fame.
Al ristorante
«Mi piace, ma mica lo faccio per fame. Mi sento forte solo quando posso fregare la ricchezza. Mio padre ha lavorato tutta la vita come uno schiavo, alla fine solo 500 euro di pensione. Basta ho detto, da oggi io non pago più nessuno!». Rossana, per lunghi mesi nel 2006, è stata l’incubo dei ristoratori di Roma. Elegantissima, si presentava nei locali da sola: poi ordinava il meglio del menù, senza lesinare sulla quantità.
Il conto
Alla fine sempre la stessa scena. La donna diceva di aver dimenticato il portafoglio, i titolari chiamavano la polizia. Decine di denunce, ma senza esito. Rossana, infatti, proprio per il suo comportamento ossessivo, era stata dichiarata incapace di intendere e di volere.
La fama
Scoperta da quotidiani e televisioni, Rossana ha avuto qualche settimana di gloria. Pagata cara: dopo averla vista sullo schermo, i ristoratori la riconoscono. E non le servono più nulla.
Gianluca Nicoletti